Quando si è innamorati si è capaci di trasformarsi in uragani.
In vulcani pronti a qualsiasi tipo di eruzione.
Uragani negli occhi di chi da innamorato sente la sensazione
di poter combattere contro il mondo e non sentirselo più sulle spalle.
Non sentirselo più troppo pesante o invicibile.
Ma più leggero...più...combattibile.
Bisogna essere coraggiosi per essere capaci di concedersi per davvero
a qualcuno.
Come chi sorride ed invece vorrebbe solo scoppiare in lacrime.
Come chi non si sente compreso ma sa che un giorno riuscirà a vedere
il sole, nonostante tutto.
Quando si è innamorati, si fanno cose strane.
Si ci racconta, si ci vive.
Delle volte, le persone VERE, quelle SPECIALI, quelle INCOMPRESE, quelle
TORMENTATE, quelle SOLE...sono sempre quelle più difficili da raggiungere.
Quelle che sembrano addirittura essere lontane quando in realtà sono molto più
vicine di quanto immagini.
Basta davvero poco per far nascere un amore.
Delle volte ti innamori e basta.
Non ti chiedi come o il perché. Accade e ti senti intrappolato.
Come se davvero fossi stato rinchiuso in una trappola e stessi solo cercando
di uscire.
Poi ti rendi conto del fatto che tutte le porte di quella gabbia sono chiuse a chiave
e che sei destinato a restare bloccato lì in eterno.
Certi amori non se ne vanno mai. Fanno viaggi interminabili e poi ritornano.
Ritornano sempre lì.
Non si danno una colpa di essersene andati perché sanno di poter ritornare.
Sanno qual è la loro casa.
Perché convincersi di non aver mai amato è come convincersi di poter morire
giorno dopo giorno.
E tutti noi abbiamo bisogno di una casa. Di un rifugio.
Le persone sono fatte per amare. E' la loro natura. E' la sofferenza
di un'istante e la felicità di una vita.
Vissuta o no, non ha importanza quando hai qualcuno che sei riuscito ad amare
fino alla fine.
Ma che cosa succede, quando due anime riescono ad acciuffarsi? Quando non ci sono né
mani che si afferrano e né pelli che si scontrano?
Che cosa succede quando l'unica sensazione reale è quella dettata dalla legge del cuore?
Che strano macchinario che è il cuore, non è così?
Una macchina impazzita che fa tutto ciò che vuole, quando vuole e come vuole.
Non scegli mai di chi innamorarti.
Ti innamori e basta.
E quando c'è di mezzo l'anima...beh, a quel punto, puoi sentirti davvero fottuto.
Fa un po' paura il modo in cui quel macchinario agisce dentro di noi.
Muove quei fili dentro di te facendoti sentire inerme come un burattino.
E' un trambusto continuo.
Vite che scoppiano e cuori che battono più forti del solito.
A volte sarebbe solo un bene non sperarci troppo. Ma gli esseri umani
possono davvero vivere senza amore? E le anime...anche loro fanno grandi viaggi
per poi tornare?
Avreste dovuto vederli bene, quei due ragazzi.
Cicatrizzavano i loro sogni e li mettevano in cassetti andati a male sperando che
un giorno sarebbero potuti avverarsi.
Non erano né morti e né vivi.
Respiravano.
Era forse quella la cosa che li legava ancor di più?
Potevano sentirsi.
Avevano la possibilità di aversi e non si sà del perché avevano continuato
a farlo.
Non si sa del perché avevano continuato a resistere.
America respirava con una forza incredibile, quasi come se aveva bisogno di sentire
sé stessa.
Sentirsi viva e crederci.
Non voleva in alcun modo che la tristezza o la sua troppa sensibilità prendesse
il sopravvento su tutte le emozioni che riusciva a provare.
Quasi non riusciva a credere al fatto che stava ancora piangendo per amore.
Aveva da sempre aspettato quel momento, lo aveva quasi sognato.
Ma mai, mai e poi mai avrebbe pensato che le avrebbe fatto realmente così male.
Doveva semplicemente rassegnarsi.
Sarebbe morta comunque senza l'amore di cui aveva realmente bisogno.
Mai come quella mattina, si sentì la pelle così stretta ed un vuoto nel petto
che se prima sperava di colmare...in quell'istante sapeva di non poter saziare.
Quella mattina si alzò dal letto con gli occhi gonfi come due mongolfiere ed un sorriso
macabro stampato sul viso.
Si alzò e si diresse verso il bagno per farsi una doccia veloce.
Sentiva quell'acqua scivolarle sul viso e farla quasi sentire meglio.
Uscita dalla doccia, si rinchiuse in un accappatoio bianco e tornò nella sua camera per vestirsi
e prepararsi.
Quella mattina si sarebbe spazzolata i capelli, si sarebbe presa più cura di sé stessa ed avrebbe
indossato una delle sue felpe preferite.
Avrebbe riempito i suoi vestiti di profumo alla vaniglia e sarebbe corsa nella camera dei suoi
genitori per guardarsi allo specchio.
Quello specchio che lei aveva in camera...aveva deciso di frantumarlo così come qualcuno aveva
ben pensato di frantumarle il cuore.
Ma lei amava quel qualcuno e non poteva dargli nessuna colpa perché non rinnegava il fatto
di averlo avuto nella sua vita.
Se non ci fosse mai stato, probabilmente, non avrebbe mai conosciuto l'amore.
Non avrebbe mai amato nessuno perché quelli come lui, delle volte, o si amavano troppo o non
si amavano mai.
Si guardò allo specchio e si sorrise.
Era bello quello che vedeva.
La determinazione di una ragazza che non voleva sfuggire all'amore ma, che voleva solo
finire di viverlo come meglio credeva.
La determinazione di una ragazza sopravvissuta ad un amore impossibile che, avrebbe segnato
il suo cuore a vita.
America prese il suo zaino, se lo mise in spalla e corse al piano di sotto a fare colazione.
Sua madre e suo padre stavano per uscire di casa con suo fratello, ma, riuscì a fermarli appena in tempo.
La giovane si lanciò tra le braccia di sua madre per poi lasciare un bacio sulla guancia di suo padre.
-Vi voglio bene.- Sussurrò la ragazza ai suoi genitori che si rivolsero degli sguardi un po' perplessi.
Poi, passò al suo fratellino che la guardava con aria interrogativa.
-Voglio bene anche a te, piccola peste.- Continuò America, stringendo a sé il corpicino fragile
di Brandon che rimase immobile, sorpreso.
-Ti senti bene stamattina?- Le domandò Brandon, inarcando un sopracciglio.
Ma America non rispose e, al contrario, non lo lasciò neanche per un'istante.
Continuò a tenerselo stretto e quando lo lasciò, salutò anche i suoi genitori che, felici, si diressero
verso la propria auto.
La giovane si sedette al solito tavolo ed fece una colazione veloce prima di andare a scuola.
Mangiò del bacon, delle uova, due toast con la marmellata e burro d'arachidi ed infine bevve due o tre
sorsi di latte caldo e cacao.
Pensandoci bene, era da un po' che non metteva qualcosa sotto ai denti e quella colazione era riuscita a rimetterla
in forze.
Quando suonarono al campanello di casa Mcklain, la giovane si catapultò alla porta, aprendola.
Erin sorrise ed America la abbracciò forte.
-Buongiorno amica mia!- Esclamò la giovane, sorridendo contro il mondo.
-B-buongiorno, America.- Rispose Erin, sorpresa, dando delle pacche sulla spalla
alla bionda.
-Mh, oggi è proprio una bella giornata...- Notò America, dando uno sguardo al cielo
e mostrando a tutti i passanti il suo sorriso a trentadue denti.
-America, ti senti bene? Cos'è tutta questa allegria?- Le domandò Erin, sorpresa e felice
di vedere la sua amica sorridere un po'.
-Sì, sto bene, perché?- Ribatté la ragazza, chiudendosi la porta alle spalle.
-No, niente. Era da un po' che non ti vedevo così felice.-
Ma la verità era che America non sprizzava realmente allegria da tutti i pori.
America doveva prepararsi al peggio e lo sapeva fin troppo bene.
-Dai, andiamo a scuola!- Esclamò ancora la giovane, prendendo una mano della sua amica e trascinandola
con sé verso la strada.
Arrivate a scuola, America si lanciò tra le braccia di James e Zacky, stringendoli forte a sé.
-Buongiorno a tutti!- Esclamò mentre continuava a stringere i due che si guardarono complici.
-Whoo, America! Quanta euforia!- Urlò Zacky, sorpreso almeno quanto Jimmy.
-Stringetemi di più, figli di puttana.- Ribatté la giovane, assaporando ogni singolo attimo
del suo abbraccio con i ragazzi.
-America...ma...sicura di sentirti bene?- Le domandò poi James, preoccupato.
-Una meraviglia.- Ammise America, sciogliendo l'abbraccio con i due e sorridendogli.
Poi, la giovane non resistì a lungo.
Vide October attraversare la soglia scolastica e le saltò addosso, stringendola.
Tutti gli studenti della V la osservarono straniti mentre la campanella che segnava l'inizio
delle lezioni cominciò a farsi sentire.
Tutti filarono diritti nelle loro classi e America ne approfittò per osservare a lungo
l'armadietto di Jimmy.
Diede due colpi di pugno all'armadietto e decise di lasciarvi un foglio al suo interno.
America sospirò a pieni polmoni e richiuse l'armadietto, saltellando verso l'aula di tedesco.
Nella vita, accadono sempre cose a cui non facciamo altro che aspettare delle domande.
Chissà se, con il passare del tempo, la vita avrebbe risposto.
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Toccami l'anima.
FanfictionAmerica indietreggiò di scatto mentre vide il ragazzo serrare la mascella.In quel momento ebbe l'istinto di allontanarsi il più possibile. Aveva paura che quel ragazzo tanto belloquanto dannato potesse farle del male.-Devi andare via da qui o qualcu...