7° Emotions aren't that hard to borrow, when "love" is a word you never learned.
Il sole del mattino illuminava le strade di Huntington Beach mentre
tutte le persone iniziavano ad alzarsi dai propri letti per andare a lavoro
ed iniziare la propria giornata.
Quella mattina America si svegliò presto, rendendosi poi conto di aver dormito decisamente troppo poco.
Aveva dormito un'oretta e poi si era svegliata con gli occhi leggermente gonfi.
Quando si alzò dal letto e preparò il caffè a suo padre si sentì piuttosto strana.
Lei era solita svegliarsi sempre tardi al mattino mentre quella volta, era riuscita
a superarsi.
I suoi genitori rimasero sorpresi nel vederla già in piedi e la ringraziarono per
il buon caffè e quelle fette di pane tostato con la nutella.
Dopo un bel po' di tempo, era riuscita a fare colazione con i suoi genitori
e dedicare loro del tempo che prima non riusciva mai a dare.
Dopo la colazione, risalì in camera ed iniziò a prepararsi per una nuova giornata scolastica.
Quella mattina Erin l'aveva chiamata e le aveva chiesto di fare due passi insieme dato
che lei veniva dalla Black Rose e al mattino di solito faceva quella strada sempre da sola.
Zacky si sarebbe svegliato tardi e lei lo sapeva bene.
America accettò con piacere la proposta di Erin ed indossò la sua felpa degli Slipknot seguita
poi da un paio di jeans e le sue converse.
Dopo essersi vestita, si occupò del trucco e, dopo ancora, dei capelli.
Li spazzolò per bene per poi lasciarli totalmente liberi e lisci.
Si spruzzò del profumo alla vaniglia e prese con velocità il suo zaino scendendo al piano
inferiore ed uscendo di casa con più tranquillità dei giorni precedenti.
Seppur il suo pensiero era costantemente rivolto a Brian, quel giorno, aveva deciso
di provare a lasciarsi tutto alle spalle e vivere.
Perché in fondo lei stava iniziando a preoccuparsi.
Si sentiva come se Brian fosse stato capace di demolirla con così poco. Si sentiva abbandonata
e non voleva sentire ragioni.
Lo stomaco aveva ricominciato a farle del male quando aveva pensato giusto un po' a lui.
Era strano il suo modo di farsi mancare una persona che non poteva neanche toccarla.
Ora che aveva iniziato a farsi degli amici, si sentiva così confusa e strana che scambiava
di continuo un sentimento per un altro.
Al di là di tutto però, America attirava facilmente le persone a sé, pur non sapendolo.
Bastava guardarla negli occhi per capire che era una ragazza dal cuore tenue e
molto fragile.
Delle volte faceva persino fatica a parlare per paura di non essere capita.
Non si sentiva mai troppo grande, ma dimostrava di essere quella che era: piccola ed indifesa.
Con gli occhi calcati di matita nera ed eyeliner, si guardò intorno e scorse ben presto la figura
di Erin alla sua sinistra.
Le due ragazze si salutarono con un bacio sulla guancia e si ritrovarono a camminare insieme
verso la V.
Erin le stava raccontando quanto sia stato bello ritornare con Zacky ma che, nonostante tutto, cercherà
di non fidarsi immediatamente di lui.
Lui dovrà cercare di riacquistare la fiducia di lei giorno dopo giorno.
America, felice per lei, continuava ad ascoltare i suoi discorsi e ad incitarla a parlare.
Sapeva che Erin aveva bisogno di sfogarsi con qualcuno e, pur conoscendola da poco, le aveva già offerto
la sua spalla.
Arrivate dinanzi all'istituto scolastico, l'amica si fermò sulla soglia della porta ad aspettare Zacky mentre
America entrò e salutò Jimmy e gli altri come faceva ogni mattina.
Alla prima ora, aveva lezione di storia con Johnny ed insieme al nano si avviò verso l'aula per iniziare la lezione.
Per tutta l'ora, il ragazzo non aveva fatto altro che farla ridere.
Il professor Turner aveva persino chiesto ad America di alzarsi in piedi dinanzi a tutta la classe
per sentire dalla sua alunna la lezione del giorno e mentre lei la stava dicendo al prof Johnny
continuava a borbottare parole a caso per farla confondere.
Dopo un po' America scoppiò a ridere dinanzi a tutti e lei ed il ragazzo furono cacciati dalla classe.
Johnny non la smetteva proprio di ridere.
-Dannazione, non sono mai stata cacciata dall'aula in tutti questi anni di liceo!- Si lamentò America, sbuffando.
-Questo sì che significa fare nuove esperienze!- Continuò a ridere Johnny, beccandosi un'occhiataccia
da parte della bionda che avrebbe voluto incenerirlo.
-Altro che nuove esperienze! Sei proprio un bastardo!-
-A volte dovresti ricordarti che vengo dalla Black Rose e che quindi non sono un Santo.-
-Vieni dalla Black Rose ma non sei cattivo. Quasi stento a crederci che i miei nuovi amici
facciano parte di quel posto.-
-Non abbiamo scelto noi di nascere lì, purtroppo. Ognuno di noi ha delle storie alle spalle che non passano
di certo indifferenti. Ma noi non siamo come quella merda di posto. Forse alcune persone sì ma...noi no.-
-Pensi che riuscirete mai ad uscirne da lì?-
-Beh...a volte penso che non ne usciremo vivi ma...non si sa mai.-
-Brian è morto lì...vero?-
Johnny esitò. Decise di non rispondere alla domanda di America perché non ce l'avrebbe fatta
a raccontarle tutto senza farsi del male.
-Scusami, non volevo sembrare invadente.- Continuò la ragazza, rendendosi conto di aver aperto una delle
tante ferite del ragazzo.
-No, è tutto okay.- Rispose Christ, sorridendole.
Un minuto di silenzio e qualcuno, improvvisamente, sembrò interromperli.
-America!- La ragazza si voltò e si ritrovò dinanzi agli occhi azzurri di Jasper.
-Oh, ciao Jasper!- Esclamò la ragazza, salutando il capitano della squadra e vedendolo avanzare verso di lei.
-Beh se hai da fare ci vediamo dopo. Vado ad infastidire le signore delle pulizie.- Le disse Johnny, sorridendole
ed allontanandosi.
-A dopo, Johnny.- America ricambiò il saluto del ragazzo e lui stesso si ritrovò ormai a pochissimi centimetri
dal viso della giovane.
-Ehi! Ti hanno cacciata dalla classe o cosa?- Le domandò Jasper, mostrandole un sorriso rassicurante
e mozzafiato.
-Mi hanno cacciata dalla classe, già.- Sbuffò America, sentendosi quasi come una perdente nonostante
la situazione l'avesse fatta ridere un sacco.
-Wow! Ed io che pensavo fossi una secchiona!-
-Lo sono infatti, ma devo ringraziare Johnny per questo.-
-Ehm...esci con lui? Andiamo America, fa parte della Black Rose.-
-No, non esco con lui. E' un mio amico e che cosa dovrebbe importarmi se fa parte della Black Rose?-
-Beh, non credo sia una persona affidabile.-
-Al contrario, è una persona buona, Jasper.-
-Come non detto. Allora, te la senti di uscire con me questa sera?-
-Mi stai chiedendo un appuntamento?-
-Proprio così signorina Mcklain. Allora cosa fa, accetta il mio invito questa volta o preferisce
che devo mettermi in ginocchio?-
America ci pensò su. Forse le avrebbe fatto bene uscire un po' con Jasper. In quel modo avrebbe evitato
di restarsene a casa e studiare di continuo e avrebbe cercato di non pensare a ciò che le era
accaduto nell'ultimo periodo.
A volte pensava addirittura di essere diventata pazza quindi prendere un po' d'aria non le avrebbe fatto
del male.
-Mm...dove hai intenzione di portarmi?- Gli domandò la ragazza, con curiosità.
-A cena fuori. Conosco un bel ristorantino elegante che potrebbe fare al caso nostro.-
America era più la tipa da sandwiches ma le avrebbe fatto piacere trascorrere
una serata un po' diversa dal solito.
-Beh...dato che è da un po' che me lo chiedi...d'accordo, ci sto.-
-Grande! Quasi non ci credo che tu abbia accettato!-
-A che ora vieni a prendermi?-
-Alle nove e mezza in punto. Guido con prudenza quindi puoi stare tranquilla.-
-D'accordo. Allora, a stasera.-
-Certo. A stasera, America.- Jasper si avvicinò alla giovane e le lasciò un bacio sulla guancia.
Lei arrossì di colpo e rimase immobile con una mano sulla guancia che le era stata baciata.
Jasper si era voltato e se ne era andato via con quell'aria da spaccone e le mani affondate nelle
tasche del jeans.
E lei non si aspettava una reazione del genere da parte del ragazzo.
In fondo, le aveva fatto piacere ricevere questo tipo di attenzione.
Dopo le prime ore di lezione, America, i ragazzi e Erin si ritrovarono tutti insieme
in sala mensa.
Zacky ringraziò di persona la ragazza per poi occuparsi della sua Erin.
Insieme erano proprio una coppia invidiabile.
-Allora ragazzi, che si fa stasera? Diamo una festa?- Domandò improvvisamente Jimmy con i suoi soliti
modi di fare euforici.
-Mh, magari per questa sera possiamo fare qualcosa di più tranquillo. Sempre se mio padre
non mi costringe a restare in casa.- Rispose Matt, bevendo un sorso di coca.
-Possiamo andare a casa di Johnny, tanto suo padre non c'è più da un po'. Allora nanetto, che ne dici?- Domandò
Zacky al suo amico, abbassandogli la cresta.
-Beh, si potrebbe fare. Noleggiamo un film e beviamo qualcosa insieme.- Mormorò poi Christ.
-Erin, America...voi siete dei nostri?- Domandò poi Matt alle due ragazze.
-Io ci sarò di sicuro.- Disse Erin, con entusiasmo.
Dopotutto, lei faceva parte della Black Rose. Era cresciuta lì e sapeva bene come difendersi.
-Io non posso, mi dispiace.- Continuò America, mangiando i suoi spaghetti.
-Perché no?- Le domandò Zacky, curioso.
-Ho un appuntamento con Jasper.-
-Jasper...vuoi dire...quel Jasper? Il capitano della squadra di football?- Le domandò poi Jimmy.
-Sì, proprio lui. Era da un po' che mi chiedeva di uscire e questa volta ho deciso di accettare.-
-Beh, cerca di fare attenzione. Se hai bisogno di qualcosa, non esitare a chiamarci.- Le disse poi Matt,
esprimendole una certa dolcezza.
-Esatto. Ricordati che puoi chiamarci quando preferisci. Cercherò di non farmi trovare ubriaco.- Ironizzò
ancora Jimmy e tutti scoppiarono a ridere.
America rimase sorpresa dalle parole dei ragazzi ma, allo stesso tempo, felice.
Era finalmente riuscita a trovare chi stava cercando da tempo.
***
Una volta tornata a casa, America salutò i suoi genitori e corse
in camera per scegliere il vestito giusto per la serata.
Quando aprì l'armadio però, restò delusa di constatare che aveva un sacco di vestiti
eleganti che aveva indossato poche volte. Alcuni, non li aveva mai toccati.
Sua madre si preoccupava di comprare sempre quei tipi di vestiti perché pensava
che un giorno avrebbe deciso anche sua figlia di metterli e sfoggiare tutta la sua eleganza.
Prima o poi sarebbe accaduto ma per America era meglio poi che prima.
A lei non importava molto di vestirsi elegantemente o come si vestivano tutte le
ragazze della scuola.
A lei importava di essere sé stessa e non seguire quel branco di pecore che andavano
a scuola solo per farsi notare.
America era sempre stata una ragazza che passava facilmente inosservata perché alla fine si mostrava
come una ragazza della sua età.
Non indossava nulla di eccentrico e non metteva gonne. Preferiva da sempre i pantaloni per una questione
di comodità e delle t-shirt sobrie, non troppo egocentriche.
Però lei non sapeva che anche con poco vi erano delle persone che l'avevano notata da tempo
ma che non avrebbero mai avuto il coraggio di avvicinarsi a lei.
Ma America non aveva mai amato troppo quell'ambiente.
Lei era sempre quella di poche parole, la razionale e la timidina.
Non era poi tutto questo splendore ma solo perché non si valorizzava. Oltretutto, aveva un visino
dolce e a dir poco stupendo che avrebbe fatto impazzire tutti se solo avesse dimostrato
di essere una ragazza facile.
Indecisa sul da farsi, la giovane prese tra le mani una pila di vestiti da sera e li lanciò
tutti sul letto.
Assottigliò gli occhi un paio di volte non riuscendo a scegliere quello giusto. Erano tutti così
formali e lei di quelle cose non ne aveva mai indossate.
Ma poi pensò bene che non poteva di certo presentarsi in un ristorante con le converse e i pantaloni
strappati.
Non sarebbe stato consono all'ambiente e Jasper se ne sarebbe andato a gambe levate.
Sbuffando più volte, America non fece altro che provare tutti i vestiti in una volta per cercare
di scegliere quello giusto, fin quando poi sua madre decise di entrare nella sua camera per vedere cosa stava combinando.
-Tesoro, cos'è tutto questo baccano?- Le domandò la donna, inarcando un sopracciglio nell'osservare tutti i vestiti sul letto.
-Ho un appuntamento e non so cosa mettere!- Esclamò America, disperata mentre aveva indossato l'ultimo
vestito della pila.
-Un appuntamento? Con chi?- Le domandò ancora sua madre quasi non credendo alle parole della propria figlia.
Era così raro che uscisse anche solo di casa per fare quattro passi. Aveva iniziato ad uscire un po' di più
nell'ultimo periodo, ma niente di che.
-Con un ragazzo, con chi sennò?- Ribatté America, guardandosi allo specchio ma facendosi ribrezzo.
-Oh...sapevo che questo giorno sarebbe arrivato!-
-Mamma...ma mi vedi? Questo è l'ultimo vestito elegante che ho provato e mi sta uno schifo...- Sbottò la ragazza,
osservandosi il vestitino nero e argento con uno scollo assassino sulla schiena.
-Io ti trovo bellissima, tesoro.- Le disse poi la donna, avvicinandosi a lei ed accarezzandole i lunghi capelli.
-Non gli piacerò, ne sono sicura.- Continuò America, sbuffando.
-Non dire così. Sei bellissima. Come vorrei prestarti i miei occhi per farti capire quanto
tu sia bella questa sera! Guardati, sembri proprio una donna.- Le sussurrò sua madre mentre lei continuava
a specchiarsi.
-Tu dici che gli piacerò?-
-Ne sono sicura. In caso contrario, ci avrà perso lui, puoi starne certa.-
America si voltò verso sua madre e l'abbracciò felice. Aveva proprio bisogno del suo supporto.
La madre le accarezzava la schiena per tranquillizzarla un po' e lei continuò a stringerla.
-Ti voglio bene tesoro.- Le sussurrò ancora sua madre, continuando ad accarezzarla.
Sciolto l'abbraccio, la donna scese al piano di sotto e la aspettò nel salotto di casa con suo padre.
Il signor Mcklain era un brav'uomo...un po' possessivo ma sempre pronto a capire gli altri.
America si osservò ancora allo specchio e questa volta, convinta, decise di indossare dei tacchi
piuttosto alti.
Passò presto al trucco e si aggiustò per bene i capelli dandogli una bella spazzolata.
Pronta per uscire, qualcosa la bloccò.
Una strana sensazione. Un profumo di birra e sigarette che iniziò ad ustionarle quasi le narici.
-E così hai deciso di uscire con il capitano della squadra di football?-
Quella voce così familiare la fece voltare di scatto verso la finestra, dove vi era seduto Brian con degli
occhi di fuoco.
America sbarrò gli occhi nel vedere il ragazzo seduto proprio lì e con uno sguardo
per nulla invidiabile.
Sembrava quasi infastidito o arrabbiato.
-Da te non me lo sarei mai aspettato.- Continuò il ragazzo con aria di sfida contro la giovane.
-Oh, ti sei deciso allora a tornare. Potevi startene via un altro po'.- Borbottò America, incrociando
le braccia al petto.
Era felice di rivederlo dinanzi ai suoi occhi e sapere che stava bene ma non riusciva a digerire il fatto
che se ne fosse andato in quel modo, facendola oltretutto stare male.
Perché per quanto volesse negarlo che ne era rimasta male...lei sapeva che era così.
-Lo sai che ci avevo pensato? Però poi ti ho vista mentre ti disperavi ed ammetto di essermi un po' dispiaciuto.-
Ribatté Brian, sorridendo in modo beffardo.
-Io non mi sono disperata!- Mentì America, iniziando a diventare lievemente rossa sul viso.
-Beh, se lo dici tu.- Continuò Brian, prendendola in giro.
-Che cosa dovrei dirti? Sei sparito in quel modo ed io mi sono fatta un sacco di complessi
inutili su ciò che avevo detto e che non pensavo!-
-Beh, io ho semplicemente assecondato la tua richiesta. Se proprio lo vuoi sapere avevo deciso
di lasciarti in pace e di sbrigarmela da solo ma non lo avevo fatto per me stesso. Lo avevo fatto per te.-
Brian sussurrò quasi le ultime parole, facendo deglutire America ed avvicinandosi a lei
con la sua solita aria di sfida.
-Ma poi mi sono reso conto del fatto che forse tu non vuoi che io me ne vada...non è così?-
America restò in silenzio senza riuscire a dire una sola parola di troppo.
Cosa voleva lei realmente?
-Beh...adesso puoi anche andartene. Non ho bisogno di te per stare bene.- Continuò America, sentendosi offesa.
-E' per questo motivo che vai dal primo che ti capita?-
-Ma a te cosa importa? Ce l'ho già un padre, Brian!-
-A me non importa, infatti.-
-Allora non avrai problemi a tornartene da dove ne sei venuto.-
-Sono qui solo perché vorrei che tu non uscissi con Jasper, stasera.-
-Che cosa?!-
America batté più volte le palpebre non riuscendo a credere alle parole del ragazzo
che aveva dinanzi a sé.
-Hai sentito bene. Sto solo cercando di proteggerti. Non uscire con lui...-
-Sei forse impazzito? Credi di venire qui ed obbligarmi a fare quello che vuoi?-
-Quel figlio di puttana non ti merita neanche! Dai, resta qui con me stasera...possiamo
parlare un po'.-
-Brian, non posso. Gli avevo detto che ci sarei stata e non posso permettermi di dargli buca.-
-Come se a lui importasse qualcosa di te!-
-Tu che cosa ne sai?-
-Lo so e basta. Dammi retta, America. Quello vuole solo scoparti.- Continuò Brian, quasi ringhiando.
-Non dire stronzate, Brian! Vuoi farmela pagare per quello che ti avevo detto in questo squallido modo?-
-Non lo farei mai. Cazzo, ascoltami per una buona volta.- Disse il ragazzo, cercando di prendere le mani
di America ma riuscendo solo a sfiorarle.
La ragazza fissò per alcuni istanti la scena mentre il suo stomaco continuava a contorcersi e
farsi del male.
Brian si morse il labbro inferiore sentendosi subito in colpa per il gesto che aveva appena espresso.
-Buonanotte, Brian.- Ribatté America, scendendo al piano inferiore dove c'era suo padre ad attenderla.
Brian la seguì senza farselo ripetere due volte.
-Piccola mia...ma sei stupenda...- Disse il signor Mcklain osservando sua figlia.
-Dici sul serio, papà?-
-Sì, a parte il fatto che sembri quasi una prostituta.- Sbottò Brian, sedendosi sul divano ad osservarla.
-Che cosa ti sei permesso di dire?!- Urlò America furiosa contro il ragazzo, ricordandosi solo dopo
del fatto che nessuno poteva né vederlo, né sentirlo tranne che lei.
-Perché stai alzando il tono di voce con tuo padre, America?- Le domandò sua madre, sorpresa almeno
quanto suo padre.
-Oh...cioè...no...non parlavo con te papà.- Balbettò America, sentendosi in difficoltà.
-E con chi?- Le domandò suo padre, strizzando gli occhi.
-Nessuno...cioè, ti ringrazio, papà.- Continuò la ragazza, tremando, mentre Brian se la stava ridendo
come non mai.
In quel momento, America avrebbe tanto voluto prenderlo a sprangate sui denti.
Non la smetteva neanche per un istante di ridere e si stava godendo la situazione.
-Tieni sempre il telefonino acceso e chiamami nel caso di qualsiasi cosa.-
-Certo papà, sta tranquillo.-
-Sì papà, sta tranquillo che se mi scopa sul tavolo ti mando anche una foto!- Sbottò ancora Brian,
imitando la voce della ragazza per continuare a prenderla in giro.
America si voltò nuovamente verso il ragazzo e lo fissò per alcuni istanti, desiderando solo
di volerlo quasi disintegrare.
-Ah...lo hai ancora quello spray al peperoncino che ti regalai, vero?- Le domandò poi suo padre,
confondendola.
-Oh...sì, sì. Stai tranquillo, mica esco con un maniaco!- Disse America, ironicamente.
-Io direi con un presuntuoso tutto muscoli e niente cervello.-
-Ma senti un po' chi parla!- Urlò di nuovo America contro le parole di Brian, senza riuscire a controllarsi.
I suoi genitori sbarrarono gli occhi e la osservarono come se la loro figlia fosse appena diventata
un alieno.
-Ehm...io vado, Jasper dovrebbe essere già arrivato!- America iniziò ad avvicinarsi alla porta, senza
riuscire a dare alcuna spiegazione ai genitori.
-Ma...tesoro...aspetta...-
Facendo finta di non aver ascoltato sua madre, si chiuse la porta alle spalle con la consapevolezza
che Jasper non era ancora andato a prenderla.
-Allora, sei ancora sicura di volere uscire con quel tizio?- Brian passò dalla porta di casa e la fece
spaventare ancora una volta.
-Ti ho già detto di sì! Non ha senso tutto quello che stai facendo!- Lo sgridò America, sentendo la rabbia
crescerle dentro.
-Sì invece che ha senso. Avresti potuto scegliere me in ogni caso.-
-Ma non capisci che questa non è una questione di scelta? Perché ti stai comportando in questo modo?-
-Perché non voglio che lui ti ferisca. Non voglio vederti soffrire.- Le sussurrò Gates, ritrovandosi
a pochi centimetri dalle sue labbra.
-Sei tu che mi stai facendo soffrire comportandoti in questo modo.- Sbottò America, sicura di ciò che aveva
appena detto.
-Non ti permetterò di stare con lui.-
-Peccato che tu non possa fare nulla per impedirmelo.-
-Come tu non puoi fare nulla per fermarmi.- Ribatté Brian mentre il suono del clacson di un'auto
fece sussultare entrambi.
Jasper era arrivato e lei doveva raggiungerlo.
-Ci vediamo quando torno.- Disse America al ragazzo che non si voltò neanche.
Aveva solo sentito qualche apprezzamento che Jasper aveva fatto ad America ed era rimasto
immobile, stringendo le sue mani in pugni.
Forse America non aveva ancora capito che Brian avrebbe fatto di tutto pur di sabotarle
l'appuntamento.
***
Arrivati al ristorante, Jasper da gentiluomo fece sedere prima la sua accompagnatrice
e poi si sedette lui, aggiustandosi la cravatta che aveva al collo.
Lui era davvero vestito di tutto punto.
Camicia bianca e giacca nera. Era davvero elegantissimo.
America quasi si sentì in suggestione a restargli accanto perché non si sentiva
neanche alla sua altezza.
Certo, aveva indossato un vestito costosissimo e formale ma aveva davvero paura
che non fosse abbastanza.
Se non altro, Jasper non aveva fatto altro che complimentarsi con lei.
Quando il cameriere portò i menu al tavolo, America iniziò a sfogliare il suo mentre Jasper
già sapeva cosa ordinare.
La ragazza si sentiva molto bene in compagnia di Jasper ma, ovviamente, quelle sensazioni
non erano destinate a durare a lungo.
Brian apparì nel mezzo della sala e America d'istinto cercò di nascondersi dietro al suo foglio
di menu.
-Oh no...- Sussurrò, nella speranza di nascondersi ma Brian l'aveva già adocchiata da un po'.
-America, cos'hai? Ti senti bene?- Le domandò Jasper, incuriosito dal comportamento della bionda.
La giovane si ricordò che Brian era solo un'anima di passaggio e ritornò composta, posizionando
il menu sul tavolo ben adornato da tovaglie pregiate e candele.
-Ehm...oh sì, sto benissimo.- Rispose la ragazza con finta tranquillità.
-Sicura?-
-Sì, sicurissima.- Mormorò America, osservando Brian sorriderle con fare beffardo e
sedersi sul posto libero proprio tra America e Jasper.
America avrebbe tanto voluto ringhiargli contro di lasciarla in pace ed andarsene ma proprio
non poteva farlo.
Stava sostenendo un qualcosa molto più grande di lei e non sapeva neanche se sarebbe riuscita
ad arrivare a fine giornata con tranquillità.
In quell'istante, non fece altro che odiare Brian con tutta sé stessa.
Era davvero una persona così presuntuosa da riuscire ad irritarla con poco.
-Dovresti uscire fuori di qui finché sei in tempo.- Le sussurrò Gates ma lei fece finta
di non sentirlo e si concentrò sulle parole e le grandi imprese di Jasper come capitano.
Dirigere una squadra di football non era facile ma lui dava sempre il meglio di sé per apparire
e farsi soprattutto amare.
In realtà era un po' annoiata delle argomentazioni del ragazzo ma non voleva assolutamente
darla vinta a Brian.
Così, si finse più incuriosita di quanto lo fosse.
-Tu hai mai avuto un ragazzo?- Le domandò Jasper, curioso, passando subito ad un altro argomento.
-Ehm...sì, certo.- Mentì America pur di non sentirsi una sfigata colossale.
-Anche io...ma non avevo mai avuto una ragazza così carina come te.-
-Oh...così mi fai arrossire, Jasper...-
Brian intanto faceva la linguaccia ad America per poi dirne una delle sue.
-Ma di cosa ti stupisci? Tanto lo dice a tutte.- Borbottò Gates, facendo stringere le mani
in pugni alla giovane che non ne poteva più.
-Quando arrossisci sei ancora più bella.- Continuò Jasper con i suoi trucchetti da ammaliatore.
-Ti ringrazio...- Sussurrò America, mentre stava cercando di restare calma e sperando che la serata finisse in fretta.
-Prego monsieur, il suo vino.- Disse improvvisamente il cameriere, riferendosi a Jasper e riempiendogli
il bicchiere di vino bianco.
-Grazie, François.- Rispose Jasper con fare altezzoso.
Quando però il cameriere si avvicinò ad America per riempirle il bicchiere, Brian glielo fece scivolare
dalle mani con un movimento rapido che la lasciò senza parole.
In quell'istante, America si ricordò del fatto che lui non poteva toccare le persone...ma gli oggetti sì.
America sussultò vergognosa mentre il cameriere cercò di raccogliere i vetri rotti dal pavimento.
-Mi dispiace tantissimo, davvero, non l'ho fatto apposta...- Disse America mortificata mentre avrebbe
preferito scomparire.
-Sta tranquilla America, non è accaduto nulla di grave.- Iniziò Jasper, cercando di rassicurare la ragazza.
-Dio, sono un disastro...- Mormorò ancora la ragazza, rivolgendosi poi a Brian che le aveva fatto un occhiolino
colmo di presunzione.
Stava davvero cercando di farle fare una brutta figura con Jasper?
-Non è successo niente di grave, America. Stai tranquilla.- Continuò a rassicurarla il ragazzo dagli occhi
azzurri, sorridendole.
Dopo un po' di tempo, un altro cameriere si occupò di portare la prima portata a tavola.
Il salmone con il curry era davvero un qualcosa di eccezionale ed America lo stava mangiando con gusto.
Persino il vino le sembrò essere squisito e lei non lo beveva mai.
Brian, tuttavia, non riusciva a sopportare di vedere America stare bene con Jasper.
Non poteva permettere di farla arrivare a fine serata. Lui conosceva bene Jasper, lo aveva visto molte
volte alla V e non gli era mai piaciuto granché.
Adesso, sapere che quella ragazza continuava a ridere alle sue battutacce lo aveva fatto sentire davvero male
e non riusciva a capirne il motivo.
Era come se volesse essere lui al centro di ogni pensiero di America.
Fu proprio per quel motivo che pensò di continuare a sabotare la serata in tutti i modi possibili.
Con un movimento fluido della mano riuscì a capovolgere il candelabro che si trovava sul tavolo dei due e
in meno di un minuto il coperto del tavolo iniziò a prendere fuoco.
America balzò in piedi così come fece anche Jasper e, preoccupata, iniziò a chiamare i camerieri.
Brian se la stava ridendo come non mai ma lei non riusciva proprio più a controllarsi.
I camerieri giunsero subito al tavolo, buttandovi sopra due secchi d'acqua fresca.
I clienti del ristorante stavano pensando di andarsene ma poi il proprietario cercò di rassicurare
tutti e tranquillizzare l'animo di Jasper che stava quasi esplodendo di rabbia.
-Ne vuoi ancora?-Domandò Brian alla bionda, girandole intorno con arroganza.
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Toccami l'anima.
FanfictionAmerica indietreggiò di scatto mentre vide il ragazzo serrare la mascella.In quel momento ebbe l'istinto di allontanarsi il più possibile. Aveva paura che quel ragazzo tanto belloquanto dannato potesse farle del male.-Devi andare via da qui o qualcu...