Capitolo 17

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POV CLARKE
Era già mattina, sentivo la tua testa sul mio petto e le tue braccia che attorcigliavano il mio corpo, ci eravamo addormentate abbracciate, e io era da tempo che non mi svegliavo con un sorriso. Tu dormivi, era meglio lasciarti riposare, così decido di scendere piano piano dal letto per non svegliarti. Erano le 7.30, dovevamo andare a scuola, ma ieri con Ania e Raven avevamo deciso di non andare. Arrivata in cucina trovo Echo:
-Buongiorno- le dico
-Buongiorno Clarke, come sta Lexa? – mi domanda
-Dorme, l'ho lasciata riposare, credo che ne abbia bisogno, ieri faticava a respirare e le faceva male molto la faccia, secondo te dovremmo chiamare un dottore? – le domando
-Beh servirebbe, ma lei sicuramente non vorrà, l'hai sentita ieri- mi risponde
-Posso chiamare mia madre e chiederle un consulto- mi viene quest'idea
-E cosa le dirai quando ti chiederà cosa è successo? – mi fa notare giustamente
-Giusto, a proposito Bellamy? – domando non vedendolo in cucina
-E' andato a prendere la colazione, ha pensato che poteva farvi iniziare la giornata in modo più sereno, invece Raven e Ania sono andate a prendere Lincoln e Octavia- mi informa bussano alla porta
-Se vuoi vado io- mi dice
-Si grazie- le dico, avendo paura di ritrovarmi Finn di nuovo davanti
Aspetto in cucina e dopo pochi minuti Echo arriva in cucina con una guantiera seguita da Bellamy con altre due:
-Ma quanti dolci hai preso? – domando divertita
-Beh considerando due feriti, tu, Raven e mia sorella che siete dei piccoli maialini e considerando Ania me e Echo ho pensato di prendere più dolci possibili, altrimenti voi tre manco ai feriti fate mangiare- dice ridendo
-A proposito di voi due, che ci facevate insieme ieri sera? – domando curiosa
-Ehm.. noi, noi eravamo andati a cena fuori- dice Bellamy tutto nervoso ed Echo affianco tutta rossa
-A beh, i fratelli Blake si stanno dando da fare- dico prendendolo in giro
-Beh oggi non voglio fare battute su di te, ma anche tu non perdi tempo- dice guardando sulle scale e io rido. Sentiamo la porta aprirsi, erano Ravan, Ania con Lincoln e Octavia, quest'ultima subito si precipita su di me abbracciandomi senza nemmeno degnare di un saluto il fratello:
-E meno male che non è tua sorella, altrimenti manco un saluto- dice Bellamy rimarcando su ciò che era appena successo
-Grazie fratellone- dice O abbracciandolo
-Lei come sta? – domanda Lincoln
-Riposa, cosa che dovresti fare anche tu- dice Ania
-Il ragazzo che ha fatto questo dov'è- chiede subito Lincoln alzandosi, viene fermato subito da Bellamy
-Penso che si sia nascosto, non lo vedremo per parecchio tempo, ma anche se fosse ancora qui, con la violenza non si risolve nulla- gli dice Bellamy
-Ha picchiato mia sorella, l'ha quasi uccisa- rimarca Lincoln e io a quelle parole non riesco a trattenere le lacrime
-Io sto bene fratellone- dice con un po' di tosse Lexa dalle scale
-Ma che fai in piedi, aspetta che ti aiuto- mi precipito subito verso di lei aiutandola a scendere dalle scale
-Lascia perdere Finn, abbiamo altre cose di cui occuparci- dice ma Echo la ferma subito
-No, ora tu ti riposi, ciò che dovrai risolvere lo farai dopo- le dice
Lexa la guarda perplessa, noto un certo rapporto tra le due, e non ero l'unica, così decido di intervenire, ma Raven lo fa prima di me:
-Ci potete spiegare cosa succede, ormai siamo una famiglia, anche se non tutti stanno insieme- dice quest'ultima frase guardando Ania
-Echo, decidi tu- dice Lexa
-Ciò che vi stiamo per dire non deve uscire da questa casa, è in gioco la mia futura carriera, e la vita di Lexa, Lincoln e Ania, e anche un po' la mia. Io sono un'agente dell'FBI, sono stata reclutata da piccola, andavo nella stessa scuola di Lexa, lì diventammo amiche, lei sapeva che io ero una poliziotta e mi ha chiesto aiuto con un caso pochi mesi fa, il mio superiore, sa, e mi ha dato quest'opportunità, devo risolvere il caso, vi starete chiedendo quale caso, quello della morte dei genitori di Lexa e Lincoln- dice e noi tutti con gli occhi aperti, non capivamo nulla, ma soprattutto io, Raven, Octavia e Bellamy
-Quindi sei tu il contatto di Lexa- dice Ania
-Si, ieri ho scoperto altre cose- riferisce
-Credo che noi 4 siamo fuori luogo, è un vostro problema familiare- dico io
-No, non andare via, devo spiegarti tante cose, come anche loro a voi, ma tu sei la mia famiglia, lo sei dalla prima volta che ti ho vista- mi dice Lexa tenendomi la mano
-Facciamo così parliamone ognuno di noi con la persona che ritiene importante e poi andiamo avanti con le indagini- dice Lincoln, tutti annuirono
Noi due andammo in camera, visto anche che ti faceva male la schiena e dovevi riposare:
-Che succede? – domando
Tu mi racconti tutto, io incredula, non riuscivo a capire come uno zio, possa uccidere i genitori dei propri nipoti, come può uccidere suo fratello. Immagino Ania come deve sentirsi, al sapere che il padre aveva ucciso i suoi zii, immagino te che hai dovuto tenere nascosto tutto questo anche a Lincoln e Ania, dopo il tuo racconto decido di abbracciarti e di darti un bacio:
-E questo? – domandi non capendo
-Per farti sapere che io ci sono, per farti sapere che anche tu per me sei la mia famiglia, per farti sapere che io da qui non mi muovo- ti dico e tu mi ridai il bacio.
Non ero mai stata così felice in vita mia...

POV RAVEN
Dopo la confessione di Lexa ed Echo, ognuno di noi si riunisce con una persona della famiglia che ritiene importante, io giustamente parlo con Ania, dove mi racconta ciò che sa:
-Uau, quante informazioni, e non solo per noi che non siamo parte della famiglia, ma anche per voi che ne fate parte. Tu come stai? - le chiedo
-Sapere che mio padre abbia pagato 500.000£ per uccidere i miei zii, mi fa gelare il sangue, sono ovviamente arrabbiata, furiosa, ma sono anche delusa, colui che mi ha insegnato praticamente tutto, ha ucciso due delle persone più importanti della mia vita- dici sedendoti sul letto di Clarke
-Sai, i miei genitori, mi hanno abbandonata quando io avevo 5 anni, di loro ricordo pochissimo, però ho un ricordo con mio padre che credo non dimenticherò mai, se vuoi te lo racconto- ti dico
-Certo- rispondi guardandomi
-Un giorno ero molto triste, mia mamma non mi voleva portare a giocare al parco, mi disse che avevamo un giardino grande vicino casa e che potevo andare lì, ma io non volevo, così mi nascosi nell'armadio. Dopo un po' mio padre mi trova e si mette a parlare con me, raccontandomi una storia di uno gnomo a cui dovevo dargli un nome che praticamente quando mi vedeva giù mi avrebbe contattata, allora io ovviamente gli chiesi come contattare questo gnomo e lui mi disse che dovevo scrivere la domanda che volevo fargli su una foglia, andare sotto il mio albero preferito del giardino e lanciarla in aria. Allora io presi un pennarello con una foglia e scrissi sulla foglia "Gnomo vuoi essere mio amico?", presi mio padre e andammo sotto l'eucalipto e lanciammo la foglia, ovviamente chiesi a mio padre quando mi avrebbe risposto lo gnomo e lui disse che gli gnomi rispondevano quando lo ritenevano opportuno e che sarebbe arrivata nel momento in cui io ero triste. Dopo un paio di giorni, dopo l'ennesimo no di mia madre a portarmi al parco, andai sotto la pianta d'eucalipto e mi cadde in testa una foglia, sopra c'era la risposta dello Gnomo dove diceva "Certo che voglio essere tuo amico". Quello è stato uno dei momenti più belli che ho vissuto con mio padre, diciamo anche l'unico. Dopo un po' entrambi, non più solo mia madre erano distanti da me, fino a che un giorno non mi ritrovai fuori una chiesa, mi avevano abbandonato, ma mio padre mi aveva lasciato la foglia, quella foglia la tengo ancora, ma non per ricordare lui o lei, ma per ricordare che ero una bambina felice, e che voglio riesserlo- le dico e lei mi prende la mano
-Secondo me Gnomo veglia ancora su di te- mi dici
-Gnomo si, mio padre no- ti rispondo
-Si- dici all'improvviso e io non capisco
-Si cosa? – cerco di capire
-Ti do una seconda opportunità-
-Davvero? – domando incredula di ciò che stava accadendo
-Si, scema- inizi a ridere
-Non so cosa fare ora, mmm, a ecco- ti bacio la mano
-E questo? – domandi tu
-Beh se devo riguadagnarmi la tua fiducia voglio andare per gradi e poi visto che devo soffrire io, soffrirai anche tu- dico facendo la disinvolta
-Sempre la solita Reyes- ridi
Piano piano le cose stavano tornado al loro posto...



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Spero che questo capitolo vi piaccia, scusate se ieri non ho pubblicato, ma ho avuto tanto da studiare per l'università🤗🤗
Spero che questa storia vi stia piacendo, ho molta voglia di sapere i vostri pareri 🤗🤗

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