Capitolo 7

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Pov's Niccolò

Erano due settimane che rifiutavo le chiamate di Alessandro e non mi presentavo a lavoro. Adriano e Gabriele avevano provato a capire cosa avessi in quel periodo , mi avevano spronato ad uscire con loro e ad andare a lavoro. Ma era tutto più forte di me , io da sue settimane non vivevo più.
Ero un vegetale che camminava per casa, con costantemente una birra nella mano sinistra ed una sigaretta nella mano destra.

Fissavo il cellulare aspettando una chiamata che non sarebbe mai arrivata .
Nella mia prima settimana di reclusione avevo provato a chiamare colei che occupava i miei pensieri...risultato: 'il numero da lei chiamato è inesistente'.
Aveva cambiato numero ed io non avevo modo di rintracciarla.

Perché volevo rintracciarla? Non lo sapevo bene nemmeno io.
Quell'incontro con la sua amica settimane fa mi aveva destabilizzato, e non poco...una cosa era sapere che Alice fosse tornata , ed un'altra era sapere che lei si drogasse.
Perché lo faceva ? Per colpa mia ? Questi erano i pensieri che mi stavano divorando da giorni.

L'unica cosa che non avrei mai voluto al mondo era sapere che lei stesse cadendo nel baratro... lei meritava una vita piena di luce , ero io quello che ormai aveva imparato a convivere nell'oscurità .
Avevo bisogno di parlare con lei un'ultima volta, avevo bisogno di capire cosa non andasse nella sua vita.

Il campanello bussò per l'ennesima volta...erano giorni che Adriano e Gabriele venivano a trovarmi per tirarmi su, senza però ricevere nessun risultato positivo.
Quando aprii la porta però non mi trovai quei due rompicoglioni, me ne trovai un terzo.
Leo era fuori il mio appartamento, aspettando un cenno da parte mia per entrare ..che io, anche se controvoglia gli diedi.

N: "Vuoi na birra?" dissi senza nemmeno salutarlo
LEO: "Posso farti un bel caffè Niccolò?" mi chiese il mio amico, facendomi dopo qualche secondo annuire

Non bevevo caffè da giorni, non mangiavo da giorni. La mia alimentazione ormai comprendeva solo birre.

N: "Te hanno mandato Adriano e Cocco?" chiesi al mio amico, dato che era l'unica persona che non mi sarei mai aspettato di trovare fuori la mia porta di casa in una situazione del genere..non perché non mi volesse bene, ma perché lui era diverso
LEO: "No"
N: "Allora Alessandro . Vuole che me convinci a tornà a lavoro?"
LEO: "No Niccolò, nessuna sa che sono qui. Sono venuto di mia spontanea volontà" disse mettendo il caffè sul fuoco
LEO: "Siamo tutti preoccupati"
N: "Anche Nassi?" chiesi con un velo di ironia
LEO: "Anche lui Niccolò. I primi giorni era nervoso ma ad oggi anche lui è preoccupato per te. Avevamo deciso di lasciarti un po' di tempo per riflettere, ma credo che tu ti stia solo autodistruggendo"

Le parole di Leo centrarono in pieno il mio stato d'animo. Leo era quella persona che solamente guardandoti riusciva a capire cosa una persona avesse dentro..ed ora, il fatto che lo stesse facendo con me , mi spaventava.

LEO: "Quale è il problema Nì?"
N: "Lo sai Leo, ce stavi pure tu" dissi riferendomi alla famosa sera a Villa borghese
N: "Ho paura che lei sia finita in un mondo che non le appartiene. Ho fatto di tutto in quei mesi per tenerla fuori da tutto questo, e pensare che lei senza la mia protezione ci sia caduta dentro mi fa arrabbiare e stare male"
LEO: "Hai provato semplicemente a chiederle spiegazioni?" mi chiese Leo mentre mi porgeva la tazzina con il caffè dentro

Feci il primo sorso di caffè e subito mi uscirono gli occhi dalle orbite..quel caffè faceva vomitare.

N: "Ma che è"
LEO: "Caffè amaro, hai bisogno di riprenderti" mi spiegò Leo incitandomi a bere tutto il contenuto della tazza..cosa che feci leggermente controvoglia
LEO: "Allora , perché non le parli? Non sei pronto?"
N: "Sarei pronto a tutto pur di capirci qualcosa..ma ha cambiato numero di telefono ed io non so come rintracciarla"

Dopo questa mia affermazione notai che Leo non trattenne le sue emozioni...iniziò a ridere ed io non capii a cosa fosse dovuta quella sua risata.

N: "Te ho detto che non so come rintracciarla e tu ridi?" dissi nervoso dalla sua reazione
LEO: "Niccolò, vuoi vederla veramente ? Sei pronto a rivedere Alice dopo quattro anni? Sei pronto a sapere la verità e magari a toglierti qualche sassolino dalla scarpa ?"
N: "Si" risposi senza pensarci

Ero pronto a rivederla, avevo bisogno di rivederla.
Era inutile negarlo, anche perché nonostante i quattro anni passati, molte volte lei mi ritornava in mente. Nei pomeriggi di noia mi ritrovavo spesso a pensare a lei..mi chiedevo come stesse, cosa stesse facendo..a volte pur non avendola qui con me fisicamente mi incazzavo con lei. Mi innervosivo perché la ferita dell'abbandono era ancora aperta.
Non avevo mai chiesto ad Alice di aspettarmi, anzi le avevo fatto dire da mia madre di andare avanti...ma in quegli anni in carcere la speranza che una volta uscito lei sarebbe stata di nuovo mia era l'unica cosa che mi faceva andare avanti.

LEO: "Allora non c'è nessun problema"
N: "Ma sei sordo o cosa Leo? Ha cambiato numero, come la rintraccio?"
LEO: "A volte penso tu sia proprio stupido Nì" disse lui accingendosi verso la porta pronto ad abbandonare il mio appartamento
LEO: " Sai conosco una persona che per vari mesi ha lavorato come autista di Alice, potrei chiedergli dove abita" disse per poi uscire da casa mia facendomi capire che in queste due settimane ero stato un coglione.

Vorrei soltanto amarti - 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora