Le due facce di Sam

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Stagione 2 - Episodio 14

Passò ben cinque giorni in ospedale, per quell'incidente; il dottore aveva parlato di contusione ossea e quando le diede le dimissioni si raccomandò con lei di stare nel più assoluto riposo.

Ovviamente lei non gli diede retta e non appena fu finalmente fuori, con un tutore alla gamba e sotto l'effetto di una buona dose di antidolorifici, si mise in sella alla moto e abbandonò quella città, pronta a tuffarsi di nuovo nel suo lavoro; soprattutto per occupare la mente che in quei cinque giorni aveva nuovamente vagato in momenti del suo passato che voleva dimenticare.

Tra una missione e l'altra, sembrò ristabilirsi e ritrovare quella routine di cui aveva tanto bisogno per sentirsi se stessa; anche se ogni tanto la gamba continuava a darle problemi, forse perché spesso si trovava a trascurarla, presa com'era dal suo lavoro per niente tranquillo. In un paio di settimane, forse anche meno, aveva liberato il mondo da tre spiriti vendicativi e ucciso un vampiro. Quando una voce le arrivò alle orecchie, una voce che la sorprese e le fece pensare che forse aveva bisogno di una pausa.

«Hai sentito di quel locale a Duluth, in Minnesota?» disse un uomo al tavolo di fianco a quello dove lei stava consumando la sua birra.

«Parli di quello della biondina? Dicono ci stanno andando parecchi cacciatori ultimamente.» rispose l'altro e sul viso della ragazza si dipinse un sorriso, mentre una sola parola si delineò nella sua mente "beccata".

Il giorno dopo perciò partì per Duluth, con tutte le intenzioni di accertarsi che si trattasse di lei e magari prendersi un paio di giorni per stare con la sua migliore amica.


Il locale in questione era molto più piccolo del Roadhouse, ma aveva il chiaro tocco della famiglia, soprattutto in fatto di cordialità e calore. Si sedette ad uno dei tavoli in legno e attese che la proprietaria la notasse e si avvicinasse a lei per farla ordinare.

«Come hai fatto a trovarmi?» domandò quando la raggiunse e lei la guardò con un sorriso.

«Le voci girano... È bello rivederti.» aggiunse non riuscendo a trattenere un sospiro, che quasi stupì anche lei.

«Diavolo, sembri distrutta. – commentò la bionda, guardandola con aria preoccupata – Senti questa te la offro io e quando sto per chiudere mi racconti tutto, ok?» disse, poggiando una bottiglia di birra sul tavolo.

Kim rispose con un'altro sorriso, anche se leggermente tirato. Mentre il solito peso sul cuore sembrava ricominciare a farsi sentire, assieme alla consapevolezza che non le avrebbe mai potuto raccontare tutto.

Man mano che la serata passava, gli avventori cominciavano a diminuire e Kim poté avvicinarsi all'amica senza distrarla dal suo lavoro.

«Alla fine hai seguito le orme di tua madre.» disse poggiando un gomito al bancone e sorridendole.

«Già. Non è che non ci abbia provato per un po', ma sai... Il pensiero di quello che è successo a mio padre... Non so come spiegartelo è un peso che non riesco a sopportare e delle volte sembrava deconcentrarmi. La folla al locale me ne fa dimenticare.» si sfogò la ragazza, ritirando alcuni boccali di birra sui tavoli.

«Fidati, so esattamente come ti senti. E in fin dei conti questo è davvero un bel posto, dovresti dire a tua madre che ti sei in qualche modo sistemata.» le suggerì e la bionda scosse la testa, in segno di negazione.

«Non che non voglia, ma... Vorrei dimostrarle che so cavarmela da sola. So già che se le dico di essere agli inizi di questa attività comincia ad assillarmi con consigli e raccomandazioni.»

«Dolcezza, io vado, stammi bene!» fece l'ultimo cliente porgendo i soldi alla ragazza e mettendosi la giacca.

«Buonanotte, grazie.» rispose lei, infilandosi il guadagno in tasca e continuando a pulire il bancone.

La cacciatrice d'ombreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora