Compassione per il diavolo

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Stagione 5 - Episodio 1

«Ragazzi muovetevi!» fu l'ultimo grido di Kimberly, che era rimasta fuori dalla cripta. Dopo un attimo di smarrimento, i due ragazzi si gettarono verso la porta, ma questa si chiuse proprio davanti a loro, separandoli.

«Maledizione!» urlò Kim, lanciandosi contro la spessa porta in legno.

«Kim! – la voce di Dean le arrivava flebile, in tutto il caos che stava accadendo all'interno della cripta – Apri la porta, Kim!»

«Ci sto provando!» urlò lei, ma questa sembrava completamente bloccata; nonostante la luce ormai abbagliante, avesse incominciato a scalfire il legno e a creare raggi che le infastidivano la vista. Stava ancora tentando di scassinare la porta o forzarla, quando il frastuono si trasformò in un rumore bianco, talmente insopportabile che dovette portarsi le mani alle orecchie.

Non seppe con esattezza quanto durò tutto quello, ma fu sicura che a un certo punto la potenza di ciò che stava accadendo all'interno della cripta fu talmente forte da buttare giù la porta e investire anche lei, tanto che con occhi e orecchie serrate si sentì bruciare. Poi d'un tratto ci fu di nuovo l'assoluto silenzio. Aveva ancora gli occhi chiusi e le mani sulle orecchie, quando sentì qualcuno chiamarla.

La voce era ovattata, ma nonostante non la sentisse da ormai otto anni, era alquanto inconfondibile. Aprì gli occhi e si voltò di colpo, togliendosi le mani dai lati della testa, riconoscendo il suo stesso stupore sul volto della donna che l'aveva chiamata.

«Mamma...» riuscì a sussurrare appena, completamente sconvolta di trovarsela davanti.

«Kimberly, cosa...? Come sei arrivata qui?» le domandò la donna, mentre la sua espressione mutò, ora la guardava con commozione, come se fosse felice di rivederla dopo tutto quel tempo. La ragazza però era ancora fin troppo confusa per riuscire ad elaborare il fatto di essere tornata a casa. Anzi in realtà non sapeva nemmeno se era in quella che una volta chiamava casa, non sapeva se sua madre nel frattempo si fosse trasferita o fosse rimasta lì, a Grand Forks, esattamente dove l'aveva abbandonata nove anni prima.

Si guardò attorno, cercando di riconoscere qualcosa della stanza in cui si trovava, era un soggiorno, ma a parte le foto e i pochi soprammobili, che lei e sua madre spostavano sempre da una casa all'altra durante i trasferimenti di quando era bambina, non sembrava riconoscere nulla. Fu la donna a riportarla nuovamente alla realtà, non resistendo più dal vedere la sua unica figlia così cresciuta e matura e non poterla toccare. Kimberly trasalì quando sentì le fredde dita della madre toccarle la guancia.

«Kimberly.» ripetè il suo nome per la terza volta, ancora incredula e questa volta la sua commozione contagiò anche lei. Improvvisamente si sentì come il figliol prodigo che torna a casa dopo anni. Il suo buttarsi tra le braccia della madre fu puramente istintivo e assolutamente incontrollabile; sentì essere ricambiata in quell'abbraccio e comprese di essere stata perdonata di tutto, almeno per il momento.

«Come mai sei qui? Come sei arrivata?» le chiese la madre, mentre ancora la teneva stretta a sé. In un attimo il ricordo di tutto ciò che stava accadendo prima di piombare in quella casa, davanti a sua madre la fece sobbalzare e staccare da lei.

«Dean e Sam! – esclamò, allungando la mano verso le gambe nel tentativo di prendere il cellulare dai jeans e ricordandosi solo in quel momento di non indossare altro che la sua maglietta, e la giacca di Dean – Merda, ho lasciato il telefono al...» non ebbe il tempo di finire la frase che la madre le porse il cordless di casa con un sorriso.

Mormorò un grazie sommesso, poi digitò il numero del telefono di Dean, trovando l'apparecchio irraggiungibile, dopo aver provato anche con quello dell'altro fratello comprese che era inutile e, con ancora un nodo in gola e una certa apprensione, riconsegnò il telefono alla madre.

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⏰ Ultimo aggiornamento: 5 days ago ⏰

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