-Tra dieci minuti dovete essere nell'atrio.- Disse una voce stanca, alle loro spalle. I volti dei due ragazzi impallidirono immediatamente. -Victoria, alzati e vieni con noi- istruì Calum, cercando di trovare controllo nella sua voce. La ragazza scese dal lettino dell'infermeria e si infiló velocemente le scarpe da ginnastica nere.
-Dove stiamo andando?- chiese finalmente lei.
-Quello che vedrai non sarà sicuramente una cosa bella, bambina, ma ci dovrai fare l'abitudine- sussurrò Ashton. La paura della povera ragazza aumentava e dopotutto, come biasimarla? Era stata scaraventata in un'altra vita e tutto ciò che la circondava le incuoteva timore. Arrivarono in una ampia sala, popolata da poco più di ottanta persone. Queste erano disposte a semicerchio e i tre ragazzi dovettero spintonare per arrivare davanti. In ginocchio sedeva un bellissimo ragazzo con un paio di ali candide, aperte. Victoria rimase incantata dal suo aspetto stupendo, anche se la presenza delle ali la intimoriva non poco. Appena Ashton riconobbe il soggetto al centro gemette frustrato. Calum si voltò dall'altra parte, non volendo guardare la scena. Accadde tutto molto velocemente. Un uomo avanzò verso il ragazzo, con una frusta di cuoio in mano. Questa fu abbattuta sulla schiena del ragazzo che si contorse dal dolore. Le piume delle ali si tinsero di rosso prima di scomparire definitivamente all'interno del suo corpo. Victoria si portò le mani alla bocca, orripilata da tale scena. Venti frustate si abbatterono sul corpo del bellissimo ragazzo che cedette dopo poco.
-Questo è ciò che succede quando qualcuno infrange le regole del nostro istituto.- Disse in tono solenne l'uomo, lasciando l'atrio. Lentamente, tutte le persone abbandonarono la stanza, senza curarsi della salute del biondino. Ashton lo raggiunse a grandi falcate, lasciando Victoria poco dietro. Con l'aiuto di Calum lo tirarono in piedi, portandolo in infermeria.
-Victoria, intingi la garza nell'alcol.- istruì Calum. La ragazza fece ciò che le era stato richiesto con le mani tremanti, ancora scossa da ció che era accaduto. Luke Hemmings gemette fortemente quando il panno entrò in contatto con la sua pelle martoriata. Strinse il lenzuolo sotto di lui, cercando in ogni modo di non urlare dal dolore. La ragazza osservó l'espressione di Luke, guardò come i suoi tratti si trasformavano ad ogni smorfia e la voglia di accarezzargli quel viso pallido crebbe.
-Perchè aveva...un paio di ali?- domandò sussurrando Victoria, torturandosi le mani. Ashton le rivolse un sorriso gentile quanto falso. -Tutti qui abbiamo qualcosa di speciale. Ognuno, anche tu. Luke ha un paio di ali, per esempio- Victoria scosse la testa, sconcertata -Non sono cose normali- sussurrò. -Nulla qui è normale, bambina- sussurró Ashton. Rimasero per il resto del pomeriggio nell'infermeria, cercando di alleviare il dolore di Luke. Victoria fissó quel viso per tutto il tempo, desiderosa di vedere il colore dei suoi occhi. Allo stesso tempo però, la ragazza provava un grande senso di soffocamento. Pensò alla sua famiglia. Sapevano che lei era speciale? Sarebbero venuti a cercarla?
-Non pensare a ciò che esiste fuori di qui. Ti fai solo del male- La ammonì Calum, intuendo i suoi pensieri. Alcune lacrime ribelli lasciarono incontrollate gli occhi di Victoria. Che ne sarebbe stato di lei? Giunse l'ora di cena, ma loro non mangiarono. Giunse il coprifuoco e dovetteró lasciare Luke da solo. A Victoria venne assegnata una camera con un ragazza piuttosto strana. Il volto era pieno di piercing e le braccia ricoperte da tatuaggi. A dispetto del suo aspetto fisico però, si dimostró una ragazza simpatica e alla mano. Si stese nel suo letto, dalle coperte troppo sottili per il freddo della stanza. Si rigirò più volte, nella speranza di addormentarsi, ma non accadde. La sua mente era occupata da troppi pensieri. Il rapimento e il luogo misterioso che la circondava, la schiena martorita del ragazzo e quel ragazzo stesso. Appoggiò i piedi sul freddo pavimento, lasciando la stanza. Camminò per alcuni corridoi, raggiungendo l'infermeria. La luce era fioca e proveniva solamente dalla lampada, posta sul comodino vicino al ragazzo. Luke non stava dormendo e guardò sorpreso la ragazza raggiungere il suo letto. Lei non se ne accorse e gli si sedette di fianco, indecisa se toccare o no quel volto marmoreo che tanto apprezzava. Tese la mano tremante, sfiorandogli uno zigomo.
-Non dovresti essere qui- Victoria sussultò nel sentirlo parlare. Gli guardò gli occhi azzurrissimi spalancati e sentì letteralmente balzargli il cuore nella cassa toracica. -Ti puniranno- disse con un po' più di dolcezza Luke.
-Non riuscivo a dormire- si confidò a testa bassa.
-Sono consapevole del fatto che tutte le ragazze mi desiderano, ma non credi di essere un po' affrettata? Sai, raggiungermi nel mio letto per accontentare i tuoi sogni su di me non è esattamente ciò che ci si aspetta da una bambina- Victoria rimase a dir poco basita dalle sue parole.
-Chi diavolo ti credi di essere?- Disse un po' più ad alta voce la ragazza, con chiara rabbia.
-Il sogno di tutte voi ragazze- disse, sorridendo malizioso. Victoria si sentí colpita e offesa dalle parole di quel ragazzo. Era la reincarnazione della perfezione dopotutto...finchè non apriva bocca.
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Amatemi, ho pubblicato troppo in fretta ahahha. Ho un mal di testa che mi sta uccidendo ed è un miracolo che io riesca a scrivere senza spezzare il telefono. Tralasciando, sono molto felice dei commenti e dei tanti voti che mi sono arrivati per lo scorso capitolo, voi mi stupite ogni giorno di più. Comunque, che ne dite di questo capitolo? Luke si comporta come una testa di cazzo *di Darren* (Passate a leggere Twitter's Girl di @AnnaWandererLove e capite tutto.) e Victoria è piccola e stupida. Okay, non so perchè mi sto dilungando, al prossimo capitolo e ovvimentee...vi adoro.
P.S. giá che ci siete leggete tutte le mille storie di @AnnaWandererLove , meritano davvero. Ciao belle♥
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Flying Angel || Luke Hemmings
FanfictionErano lì, su quel letto dalle lenzuola candide ad amarsi per la loro prima volta. Le loro labbra si toccavano ed avvertivano il pericolo. Lo avvertivano, era chiaro, ma per una volta non se ne curarono.