Hands

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La porta si chiuse dietro le sue spalle, togliendole ogni visuale con Luke. Guardó la classe, composta circa da una quindicina di ragazzi e ragazza della sua stessa età. Alcune ragazze erano stupite nel vederla con Luke e manifestarono il loro disappunto con smorfie schifate. A Victoria non importava. Era terrorizzata da Robert. Il ragazzo le rivolse un ghigno crudele, prima di mostrarla alla classe

-Sei in ritardo alla tua prima lezione, Harrison?- la derise, accarezzandole il capo. Victoria provó fastidio da quel tocco.

-Non toccarmi- scattó, sentendo le lacrime inumidirle gli occhi.

-Sono il tuo insegnate, tesoro. Esigo rispetto. Sono il professor Adams.- continuó, scandendo ogni parola. -Verrai punita per essere arrivata in ritardo e per avermi mancato di rispetto. Mani sulla cattedra- disse molto lentamente, facendo provare alla mora un senso di giramento di testa.

-Mani sulla cattedra!- urló ancora, facendola scattare. Le piccole mani di Victoria venneró frustate da una corda fatta da uno strano materiale. Ogni colpo che il biondo dava, la faceva piegare dal troppo dolore. Era tutto quasi insopportabile. Dopo una decina di frustate, le fece girare i palmi verso l'alto, struggendole completamente tutte le mani. Avrebbe avuto bisogno di fasciatura e alcol, ma dovette aspettare fino all'ora di pranzo. Le sue mani si gonfiarono e il dolore non cessava. Non prestó attenzione a ció che Robert stava spiegando, troppo concentrata sul dolore alle mani. Quando venne l'ora di pranzo, si catapultó fuori dalla classe, correndo in infermeria. Speró di trovare qualcuno disposto ad aiutarla, considerando che la ragazza non era nelle condizioni per toccare alcunchè. Vi trovó Luke, con un taglio grossolano sulla guancia sinistra. Era superficiale, ma andava disinfettato alla svelta. Appena il biondo vide entrare la ragazza, si alzó in piedi. Vide le sue mani massacrate e i suoi occhi gonfi e rossi.

-Piccola mia- sussurró appena, prendendole entrambe le mani tra le sue. Gliele guardó e decise di agire subito. Le disinfettó ogni taglio, osservando le espressioni di dolore che la poveretta faceva ad ogni tocco. Successivamente gliele fasció e le rivolse un piccolo sorriso, provocandosi un lieve dolore alla guancia.

-Grazie- sussurró flebile la ragazza, guardandosi le fasciature. Il dolore era leggermente diminuito e la vicinanza di Luke l'aveva tranquilizzata un poco. Vide il ragazzo darle le spalle, senza una parola e lo osservó prendere un medesimo pezzo di stoffa, intingedolo nell'alcol. Victoria si affrettó a raggiungerlo e con fatica gli prese il pezzo di stoffa dalle mani.

-Faccio io- borbottó, con voce imbarazzata. Si alzó sulle punte a causa della sua eccessiva bassezza e inizió a pulire il taglio che sfregiava il viso del ragazzo. Dopo un po' lo fece sedere su una sedia e il curarlo fu molto più semplice. Luke fu sorpreso dalle azioni della ragazza. Guardó la sua espressione concentrata mentre gli puliva il taglio, tenendo il suo viso tra le mani. Il suo tocco era leggero, la sua vicinanza gli scaldava il cuore.

-Finito- bisbiglió dopo alcuni minuti Victoria, osservando il cerotto appena applicato. Indietreggio di poco, essendo poi riavvicinata dalle braccia di Luke. Fu lei ad esserne sorpresa quella volta. La fece sedere sulle sue gambe e le fece appoggiare il capo contro il suo petto

-Grazie- le sussurró, carezzandole il capo. Lei si sentiva bene. Era tra le braccia di Luke e tutto sembró sparire. Le loro mani si sfiorarono. Il biondo non osó stringergliele, non voleva far del male a qualcuno di così fragile. L'ennesima consapevolezza lo colpì appieno. Victoria era troppo fragile per lui. Come avrebbe potuto perdonarsi il fatto di farle del male? Non ci sarebbe riuscito. Cercó i suoi occhi. Era così concreta. Era fragile, ma esisteva, era era davvero sulle sue gambe. Si avvicinó alle sue labbra, baciandogliele dolcemente. Ascoltó il leggero schiocco provocato da quel contatto prima di ribaciarla di nuovo.
Amava baciarla, lo faceva sentire bene. Forse si stava veramente innamorando di lei. Accantonó velocemente il pensiero. Cosa ne sapeva lui dell'amore? Esattamente nulla.
Lo infastidì il fatto di essere tanto impazzito per una bambina quale era Victoria. Probabilmente, constató, era semplice attrazione fisica. Cos'era veramente l'amore?
Entrambi, stretti tra loro, se lo domandavano. I loro baci producevano gli unici suoni nella stanza, ma loro volevano urlare. Urlare lettere sconnesse, parole insensate, frasi mal costruite che forse, in futuro, si sarebbero trasformate in semplici ti amo sussurrati alle orecchie.

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-Ashton, Ashton fermati, ti prego- boccheggió la ragazza, con gli occhi pieni di lacrime. Il riccio si giró, guardando Lucy ansimante, con una mano stretta tra i capelli neri. La delusione era ben chiare negl'occhi gonfi di lei, facendo spaventare Ashton.

-Cosa c'è?- domandó duro il ragazzo, guardando con aria di sufficienza la corvina che aveva iniziato a tremare. Il colpo che assestó alla guancia del riccio riuscì a produrre un forte rumore. Ashton sobbalzó, sentendo la rabbia crescergli al petto.

-Sei un bastardo- disse Lucy, passandosi le mani sugl'occhi, asciugandosi le lacrime. -Un fottuto bastardo-
Ashton la guardó stralunato, chiedendosi il perchè di quelle parole.

-Come osi sparare cazzate del genere sul mio conto? Sul nostro conto!- continuó -La Parker è stata il sesso migliore della mia vita- lo imitó, sentendo le lacrime caderle di nuovo copiosamente sulle guance.

-Quando noi abbiamo fatto sesso Ashton? Da quando mi usi solo per vantarti davanti ai tuoi amici? Perchè devi mentirmi così? Perchè cazzo, perchè?- urló senza ritegno, tremando nuovamente. Ashton spalancó gli occhi, fermando le spalle tremanti di Lucy.

-Chi ti ha detto una cosa del genere?- chiese fermo

-Cosa ti interessa Ashton? Hai detto quelle parole per diffamarmi, come osi anche solo cercare di incolpare qualcuno? Sei un bastardo, sei solo un enorme bastardo- Ashton scosse la testa, sentendo crescere all'interno di sè il senso di colpa.

-Lucy io non volevo offendert..-

-Tu sai tutto ció che mi è successo Ashton! Tu sai tutto, ma non te n'è importato! Ti odio! Io ti odio!- urló con tutta l'aria che aveva nei polmoni, prima di cadere a terra. Ashton le diede le spalle, camminando dalla parte opposta. Non si curó della corvina, seduta sul freddo pavimento, a piangere, piangere per lui.

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Fa schifo, domani è lunedì, scusatemi gli errori, vi amo❤️

Flying Angel || Luke HemmingsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora