Il bambino corse tutto felice verso la sala da pranzo, orgoglioso di dimostrare qualcosa ai suoi genitori e ai suoi fratelli maggiori. Aprì la mano e sforzandosi riuscì a creare una fiammella dalle piccole dimensioni. Si muoveva sul suo palmo, producendogli un lieve dolore.
-Sono stato bravo, vero?- domandó felice il bambino, guardando le espressioni stupite dei famigliari. Queste però, variarono velocemente, facendo nascere una pura espressione di terrore.
-Ashton, spegni quella roba- impose cauta la madre, spostando lentamente la sedia. Ashton provò un sentimento di rabbia montargli nel petto. Riusciva a fare una cosa tanto straordinaria e nessuno si complimentava?!
-No- disse sicuro il bambino. I suoi genitori iniziarono a sgridarlo, imponendogli di spegnere ciò che aveva creato.
Ashton non riuscì a controllarsi. Il fuoco esplose, incendiando la casa e i suoi familiari. Lui sopravvisse. E lo portarono lì---
Ashton teneva una fiammella accesa sul palmo della mano. Bruciava. Sentiva il calore del fuoco insediarsi fin sotto alla sua pelle, provocandogli dolore. Dolore fisico e psicologico. Era colpa sua. Si trovava in quella stanzetta fredda, con telecamere di sorveglianza poste ovunque. Si sedette spalle al muro, giochicchiando con alcune fiammelle. "È colpa tua. Loro sono morti per colpa tua"
I sensi di colpa gli annebbiarono la mente, facendolo arrabbiare. Era un mostro. Ashton produsse palle di fiamme, dal diametro di dieci centimetri all'incirca ed inziò a scagliarle contro il muro, lasciando enormi segni di bruciatura su di esso. A grandi falcate, raggiunse l'uscita. Alcune guardie lo guardarono schifati, era un mostro infondo.
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Il corridoio era luminoso. Le pareti erano bianchissime e il sole splendeva fuori dalla finestra. Raggiunse la stanza numero 23 in poco tempo. Entrò intimorita, avvistando subito un ragazzo seduto al centro. Era bellissimo. I capelli erano di un biondo sporco mentre gli occhi erano quasi di color verde acqua. Questo si alzò subito al cospetto di Victoria, a cui rivolse un sorriso sinistro.
-Tu devi essere Victoria- constatò a bassa voce, appena udibile alla ragazza. Lui si avvicinò e senza grazia le afferrò duramente un braccio, facendola quasi gemere dal dolore.
-Io sono Robert- disse a denti stretti, vicino al suo orecchio. La face cadere sulla sedia, le legò entrambi gli arti e si posizionò davanti a lei.
-Dopo questa noiosissima seduta, potremmo divertirci insieme, ne sei felice?- le disse, facendola deglutire. Victoria strizzò gli occhi, vogliosa di piangere. -Prima il dovere e poi il piacere, bambina- Afferrò dalla tasca posteriore un coltellino dalla punta affilata, che mostrava agli occhi spaventati della mora. Fece lentamente saltare ogni bottone della camicetta azzurra che indossava, mettendole ancora più paura, ancora piú voglia di svegliarsi da quell'orribile incubo che stava diventando la sua vita.
La lama fredda si posizionò sul ventre della ragazza, senza tagliarla.
-Vogliamo solo capire se hai ancora i tuoi poteri Vicky, se riuscirai a fermarmi purtroppo sarà un sì, in caso contrario sarai libera.- Sentì la lama tagliarle la pelle, dolorosamente. Poi tutto si fermò. Il tempo sembró fermarsi. Victoria sbattè più volte le palpebre, guardando Robert davanti a lei, completamente immobile. Il ghigno malizioso era invariato, le palpebre non sbattevano. Come era successo, finì. Il ragazzo la guardò con gli occhi sbarrati, fermato ogni suo movimento. Fece cadere il coltellino sul pavimento, producendo un tonfo sordo.
-Eppure ne eravamo così sicuri...- sibilló maligno, alzandosi dalla sua posizione. Guardò il corpo inerme di Victoria, arrabbiato, deluso, preso in giro.
-Piccola puttana- la sua mano enorme colpì il volto giovane della ragazza, facendole provare dolore. La colpí ancora ed ancora, finchè perse sensibilitá su quella stessa zona. Uscì dalla stanza, lasciando Victoria da sola, bisognosa di aiuto. Aspettò, finchè non svenne, senza forze. Un ragazzo la trovò e la salvò, curandole il taglio superficiale sul ventre e mettendole del ghiaccio sul viso. Continuava ad essere salvata Victoria e non le piaceva. Odiava essere in debito con qualcuno. Luke la guardò, osservò il suo viso arrossato, scendendo al collo scolpito, per passare ai suoi fianchi pieni e scoperti. Era una bella ragazza. Una bellezza particolare, di quelle che bisogna osservare bene per carpirne i dettagli. Si strinse il piercing tra i denti, sentendo l'eccitazione invadergli il corpo. Avrebbe tanto voluto farla sua. Assaggiare la curva dei fianchi contro i propri e toccare quella pelle leggermente più scura della sua. La desiderava come avrebbe fatto con qualsiasi altra ragazza. Si alzò dalla poltroncina candida, quella volta non avrebbe aspettato il suo risveglio.
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Victoria sviene sempre ahahha. Mi sto praticamente sfottendo da sola, ma okay. Il capitolo fa schifo, è corto, ma rivela i poteri di due personaggi (spero li abbiate capiti eheh) Mi dileguo belle, spero non ci siano erroriii. Commentate e votate in tante, ci tengo. Vi adoro♥
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Flying Angel || Luke Hemmings
FanfictionErano lì, su quel letto dalle lenzuola candide ad amarsi per la loro prima volta. Le loro labbra si toccavano ed avvertivano il pericolo. Lo avvertivano, era chiaro, ma per una volta non se ne curarono.