Tre anni. Tre anni e sette mesi per la precisione. Questo fu il tempo necessario a convincere mia madre a permettermi di arruolarmi nell'esercito.
Anche senza la sua benedizione io, Ziva Tanaka, mi sarei ovviamente arruolata, ma credevo che uscire per sempre dalla sua vita lasciando le cose in quello stato non fosse la scelta giusta.
Nessuno avrebbe resistito tutto quel tempo alle suppliche di una ragazzina di 15 anni, ma mia madre era diversa, e lo capivo benissimo. Onestamente non credevo nemmeno me lo avrebbe mai permesso, visto ciò che era accaduto a mio padre.Non ci sono tante storie da raccontare sulla morte di mio padre: era semplicemente una delle tante persone che, sentendosi in gabbia nelle mura, decise di entrare nel corpo di ricerca, morendo durante una delle molte spedizioni. Proprio questo era ciò che avevo ereditato da lui: l'idea che quelle non fossero mura poste per proteggerci dai giganti, bensì fossero sbarre per limitare ogni nostra aspettativa di libertà e indipendenza.
In molti non capivano la mia scelta, specialmente perché era da più di 100 anni che non c'era la minima traccia di giganti, ma a me poco importava, non volevo perdere nemmeno un altro minuto lontana da ciò che il futuro aveva in serbo per me. Così, una domenica, dissi addio a mia madre e all'intero distretto di Utopia.Durante il viaggio riflettei molto, specialmente su come sarebbe stato il contatto con delle persone che avevano i miei stessi interessi. D'altronde, a Utopia, nessuno aveva capito mai il mio punto di vista. Della mia età erano in pochi, visto che la maggior parte della popolazione era composta da vecchi decrepiti, e quei pochi che c'erano erano così terrorizzati dall'idea di arruolarsi che avrebbero preferito morire di fame, se costretti.
Ripensando a ciò, ebbi immediatamente una scarica di adrenalina: sentivo fosse davvero arrivato il mio momento per splendere.Una volta arrivata al centro di addestramento, tuttavia, tornai alla realtà. Appena scesa dalla carrozza, avevo letteralmente tutti gli occhi addosso, anche se ormai con gli anni ci avevo fatto l'abitudine. Il motivo degli sguardi era molto semplice, ovvero sono quella che in molti definirebbero una ragazza "bellissima". Io non ci credo, non ci ho mai creduto e, onestamente, non mi è nemmeno mai interessato: non sono mai stata una di quelle ragazze che bada molto al proprio aspetto. Eppure, quando incontravo una persona, fin da piccola, non sentivo uscire dalla sua bocca altre parole che quelle. A nessuno è mai importato che leggessi molti libri per istruirmi fin da quando ne ho memoria, a nessuno è mai importato del mio senso di giustizia, dei miei sogni, delle mie paure. Tutto quello che hanno sempre visto è stato solamente il mio "involucro", e questa storia mi ha sempre fatto incazzare.
In ogni caso, in quel momento non c'era spazio per queste considerazioni, dovevo solo dimostrare agli altri la vera me stessa, le mie capacità.
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Ombre - Levi Ackerman
FanfictionLei, una fredda e rigida ragazza disposta a sacrificare tutto pur di realizzare il suo sogno: diventare un soldato. Lui, un cupo e distaccato capitano che ha nascosto i propri sentimenti per tutta la vita. Quando i loro sguardi si incrociarono però...