Come era già accaduto, quando la mattina mi svegliai se ne era già andato da molto.
Ero davvero molto affamata, quindi decisi di scendere a fare una colazione abbondante.Una volta arrivata, mi sedetti vicino ad Hannah ed Aiden, che ormai si era già rimesso da un pezzo. Loro cominciarono a parlarmi, eppure io non li calcolai minimamente, avevo la testa tutta da un'altra parte. Per la precisione, continuavo a pensare alla sera prima e ai due gelidi occhi di Levi che squadravano tutto il mio corpo con lussuria.
<Ziva cazzo!> urlò Hannah a un certo punto, stanca di parlare a vuoto.
<Oh scusa, che dicevi?>
<Io e Aiden ti stavamo dicendo che la nostra squadra tra poco partirà per una ricognizione e non torneremo prima di domani, quindi vedi di ricordarti di mangiare ogni tanto> mi disse con tono di rimprovero.
<Non ti preoccupare, starò al tavolo con la mia squadra, voi piuttosto evitate di combinare guai visto che non sarò lì con voi!> controbattei.Dopo che furono partiti, mi riunii alla mia squadra. Oggi ci aspettava un giorno di allenamento, per rimetterci in forma in vista di qualche missione importante.
L'atmosfera era finalmente tornata quella di una volta, infatti tutti vivemmo la giornata con la massima serenità. Inoltre, il rapporto tra me e Levi era finalmente tornato quello di prima: qualche presa in giro, qualche stuzzicata, ma niente di più, niente odio, niente rancore.
Le cose stavano andando talmente bene che decisi addirittura di sfidarlo, come una volta, nel combattimento corpo a corpo.
<Tsk, come vuoi. Se vuoi morire è una tua scelta> mi rispose dopo la mia proposta. Quando tutti i membri della nostra squadra si resero conto di cosa stava per accadere, si fermarono per osservarci.Come era prevedibile, lui attaccò per primo, sicuro di andare a segno. Tuttavia, non aveva messo in conto che era passato più di un anno da quando mi addestrava e in quel periodo avevo imparato molto. Stando nella sua squadra, osservandolo, avevo imparato a conoscerlo. Senza il minimo sforzo, mi resi conto di riuscire a prevedere tutte le sue mosse, una dopo l'altra. Per irritarlo il più possibile, decisi di non contro attaccare mai, schivandolo e basta. Potevo percepire nell'aria lo stupore dei nostri compagni.
Dopo diversi minuti, infastidito, decise di fermarsi. Lo vidi squadrarmi diverse volte, per poi ripartire al massimo della velocità. Schiavai nuovamente il suo colpo.Solamente quando mi trovai a terra, capii che era proprio quello che si aspettava, e perciò aveva agito di conseguenza.
In ogni caso, ormai era tardi. Ero bloccata a terra, con lui a cavalcioni su di me che mi teneva ferme le braccia.
<Non sei l'unica che riesce a prevedere le mosse dell'altro> mi disse avvicinandosi al mio viso. Senza poterci fare nulla, in quella situazione i miei pensieri volarono alla velocità della luce alla sera prima, a me e lui, in quella stessa posizione, seminudi sul letto. In pochi secondi, un calore incontrollabile si diffuse nel mio basso ventre. Scossi la testa, nel tentativo di riportarmi alla realtà. Dovevo togliermelo di dosso, altrimenti non mi sarei mai tolta quei pensieri impuri dalla testa.
<Va bene Levi, ora puoi lasciarmi testone che non sei altro> gli dissi ridacchiando e roteando leggermente gli occhi.
In tutta risposta, prima di togliersi, lui addentò l'aria, facendo finta di mordermi il naso.In quel momento mi resi conto di quante cose ancora avrei voluto scoprire su di lui. L'avevo sempre visto sotto molti aspetti: soldato, ragazzo attraente, macchina senza sentimenti. Eppure mi aveva appena mostrato un lato totalmente nuovo, mi aveva mostrato la sua tenerezza. Quel piccolo gesto di affetto, cambiò di nuovo il modo che avevo di vederlo. Un'ondata di calore mi attraversò di nuovo, coinvolgendo però questa volta il petto. Non capivo cosa fosse, sicuramente non era eccitazione sessuale come pochi istanti prima.
Quella sera, a cena, mi sedetti con la mia squadra, di fianco a Levi. Davanti a noi c'era Eren, palesemente ansioso di chiederci qualcosa. Incuriosita da ciò che stava accadendo in quella piccola testolina da gigante, lo invitai a porre fine alle sue esitazioni e aprire la bocca.
<Capitano Levi, Caporale Ziva... oggi non vi abbiamo sentito litigare, quindi ci siamo un po' preoccupati. Ci stavamo solo chiedendo se fosse successo qualcosa tra di voi>
A quelle parole, arrossii pesantemente. Che forse Eren avesse intuito qualcosa?
Levi doveva aver percepito il mio imbarazzo, quindi parlò lui per entrambi.
<Tsk, effettivamente qualcosa è successo... Il caporale ha finalmente capito di essere solo un'idiota ad insultarmi> rispose con la sua solita freddezza. A quelle parole, gli tirai un forte pestone sul piede. Il suo volto si deformò in una smorfia di dolore.
<Ahh, cioè, volevo dire, lo abbiamo capito entrambi...> si corresse, facendo scoppiare a ridere l'intera tavolata.Finita la cena, mi alzai per andarmene in camera a dormire. Tra l'altro, quella sarebbe stata l'ultima sera in cui avrei potuto dormire nella stanza a fianco ad Hannah, perché l'indomani, in quanto caporale, mi sarei finalmente trasferita nell'ala dedicata ai superiori.
Prima che potessi entrare, una voce mi bloccò all'istante.
<Ehi ehi mocciosa, dove vai?> disse la gelida voce di Levi.
<Vado a dormire, è il mio ultimo giorno qui> gli risposi brevemente.
<Sbagliato>, cominciò, <tu ora vieni con me>
Mi prese per un polso e mi trascinò via, senza nemmeno chiedere il mio consenso.Eravamo arrivati dalla parte opposta del quartier generale, quando si fermò e si girò verso di me.
<Ora ti mostrerò una cosa mocciosa, ma tu non dovrai farla vedere a nessuno, capito?>
Incuriosita, annuii e lo segui.
Mi portò in un corridoio talmente stretto da non averlo mai notato. Alla fine di esso, c'era una scala, che percorremmo rapidamente, fino ad arrivare ad una piccola finestrella.
Una volta aperta, mi aiutò ad arrampicarmici sopra, finendo sul tetto.
Il panorama era stupendo. Da quel punto di osservazione, si poteva vedere lontano per chilometri e chilometri, foreste, campi, fiumi. Il cielo invece, era inondato di stelle, bello come non l'avevo mai visto.
Levi si sedette affianco a me.
<Questo è il posto che preferisco al mondo, lo sai mocciosa?>
Aveva voglia di parlare con me, era evidente. Colsi al volo l'occasione, perché conoscerlo meglio di chiunque altro era un'idea che mi stuzzicava la mente da un bel po' di tempo.
<Come mai?> gli chiesi incuriosita.
<Bé sai... io sono nato e cresciuto nel sottosuolo. Per molti, molti anni l'idea di vedere il cielo era solamente un sogno irrealizzabile> mi disse. Mentre parlava, stava osservando il cielo stellato. Lo guardai incantata. Nei suoi occhi, per la prima volta, mi parve di intravedere un briciolo dei suoi sentimenti, venuti a galla. Mi parve di vedere malinconia.
<Eppure, guarda dove sei adesso, guarda fino a dove sei arrivato solo con le tue forze> replicai.
<In realtà, se sono arrivato fino a qui, non è solo merito mio. Sai, non sono sempre stato solo> cominciò.
Senza che io dicessi niente, mi raccontò la verità. La verità di come era entrato nel corpo di ricerca. La verità su come aveva perso le persone a cui teneva di più al mondo.Una volta terminato il racconto, era emotivamente stremato. Da come si stava comportando, capii che era la prima volta che raccontava quella storia a qualcuno. Era evidente che ciò gli avesse riaperto una brutta ferita e lui stesse facendo di tutto per ricacciare indietro la sua sofferenza.
<Levi> richiamai la sua attenzione e si girò a guardarmi negli occhi.
<Non è sbagliato provare dolore> dissi. Successivamente, prima di continuare, misi la mia mano sulla sua.
<E non è nemmeno sbagliato non riuscire ad affrontare alcune cose da soli. Sappi solo che, per qualunque cosa, io resterò comunque al tuo fianco>
Dopo quelle parole, il suo sguardo cambiò. Dopo più di un anno passato a osservare quei suoi due occhi gelidi, vidi finalmente qualcosa sciogliersi. Guardandolo in quello stato, ebbi di nuovo la stessa ondata di calore a travolgermi il petto.
Inaspettatamente, lui mi strinse la mano nella sua.
<Grazie di esserci> mi disse scostandomi con la mano libera una ciocca di capelli dal viso.
Incerto, si avvicinò piano a me. Era la prima volta che lo vedevo così insicuro. Come per tranquillizzarlo, mi avvicinai anch'io.
Dopo qualche secondo passato immobili, così vicini da mischiare i nostri respiri, mi baciò.Non fu il solito bacio. Non fu uno di quei baci dati per colmare il dolore. Non fu uno di quei baci lussuriosi che esprimevano il desiderio reciproco di possedersi. Non fu uno di quei baci disperati che provavano a far sparire i nostri demoni.
No, quel bacio fu diverso. Quel bacio, era ricco di emozioni. Non odio, non morte, non dolore, bensì veri sentimenti. Nonostante fossimo già stati a letto insieme, non fummo mai più nudi di quanto lo fossimo in quel momento. Finalmente, forse, ci eravamo spogliati dei nostri spessi gusci che ci avevano protetto fino a quel momento.
Mentre mi baciava, la sua mano era posata con leggerezza sulla mia guancia. Nel frattempo, nel mio petto, il cuore esplodeva. Quel calore che prima lo aveva avvolto, si era ormai diffuso in tutto corpo, riempiendolo di vita.Finalmente, capii tutto. Nonostante tutti gli sforzi fatti affinché non accadesse, mi ero persa. Mi ero innamorata di Levi Ackerman.
Dopo un po' si staccò da me.
<È ora di andare> mi disse accarezzandomi la guancia.
E così, quella notte magica finì.
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Ombre - Levi Ackerman
FanfictionLei, una fredda e rigida ragazza disposta a sacrificare tutto pur di realizzare il suo sogno: diventare un soldato. Lui, un cupo e distaccato capitano che ha nascosto i propri sentimenti per tutta la vita. Quando i loro sguardi si incrociarono però...