Casa

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Senza perderci in altri baci, montammo entrambi sul suo cavallo nero. Io mi sedetti dietro di lui, aggrappandomi alla sua schiena muscolosa.
<Tieniti forte mocciosa, non abbiamo molto tempo> mi disse prima di dare l'ordine al cavallo di partire.
Mentre percorrevamo strade e campi, mi raccontò di come fossero andate veramente le cose.
Ebbene quell'uomo che aveva dato l'ordine di rapirmi, Kenny, risultò essere suo zio, colui che l'aveva cresciuto nel sottosuolo dopo la morte di sua madre; o almeno così aveva fatto prima di sparire nel nulla un giorno.
Per quanto riguardava il mio rapimento invece, i gendarmi avevano fatto sparire quasi qualsiasi traccia, tuttavia Hanji era riuscita a trovare una pista, sempre preoccupatissima per me. Mi disse che, se non fosse stato per lei, probabilmente nessuno sarebbe riuscito a trovarmi. Le ero immensamente grata.
Ovviamente, quando ebbero scoperto il posto dove mi trovavo, Erwin non provò nemmeno a fermare Levi dal venire a salvarmi, nonostante le sue capacità servissero da tutt'altra parte: sapeva che sarebbe stato come tentare di impedire al sole di sorgere la mattina.

Un'ora e mezza dopo, arrivammo dove si trovavano Eren e Historia. Levi scese da cavallo e mi tese la mano per aiutarmi a fare lo stesso. Avevo male ovunque, tuttavia ero determinata a riportare al quartier generale quei due sani e salvi.
Appena scesi, Hanji e altri nostri compagni mi saltarono praticamente addosso, contenti stessi bene.
<Ehi! Fermi! L'hanno ridotta male!> ringhiò Levi spostandomeli di dosso. Effettivamente, stretta tra di loro, mi sembrò che il mio corpo stesse per esplodere.
<Grazie Hanji, è solo grazie a te che sono di nuovo qui tra voi> la ringraziai dopo aver ripreso fiato. Mi sorrise, con uno sguardo pieno di gioia e orgoglio.
Senza perderci in altri festeggiamenti, entrammo in quella sottospecie di chiesa dove si trovavano.

Lo scontro ingaggiato, fu tremendo. Tuttavia, riuscimmo ad avere la meglio, salvando entrambi i ragazzi. Hanji fu ferita nello scontro, ma riuscimmo a portarla in salvo prima che succedesse l'impossibile: il vero padre di Historia, Rod Reiss, si trasformò in un gigante di dimensioni inaudite. Grazie agli sforzi fatti da parte di ogni membro dell'esercito, riuscimmo a fermarlo prima che distruggesse intere città, e a dargli il colpo di grazia, per la gioia di tutti, fu Historia, successivamente incoronata regina.
Purtroppo, coinvolto nell'esplosione che aveva fatto crollare la chiesa, un'altra delle poche persone importanti per Levi, Kenny, se ne andò per sempre. Assistetti da lontano alla scena, per lasciargli il suo spazio. Quando tornò da me, gli afferrai la mano, stringendola nella mia. 
<Come ti senti?> gli chiesi cautamente.
<Non lo so, ma sono contento sia finito tutto almeno> rispose con lo sguardo basso.
<Torniamo a casa Levi>

Quando entrammo al quartier generale, stremati, ci dirigemmo subito alle camere, come la maggior parte dei soldati. Io mi diressi verso la mia, per lasciargli il suo spazio, ma mi afferrò per il polso.
<Vieni da me> mi sussurrò trascinandomi nella sua stanza.
Prima che potessi dire qualcosa, mi strinse a lui e mi baciò.
<Ho avuto paura di perderti negli scorsi giorni mocciosa> disse abbassando lo sguardo e sedendosi sulla poltrona. Io mi sedetti a cavalcioni su di lui, obbligandolo a guardarmi negli occhi.
<Ehi stupido, ora sono qui, quindi godiamoci il tempo insieme prima della prossima apocalisse, okay?> gli dissi dolcemente, lui annuì.
Fece per baciarmi, ma si fermò poco prima di far incontrare le nostre labbra, storcendo il naso.
<Che hai?> gli chiesi preoccupata.
<Ehm... scusa ma credo proprio dovresti farti una doccia>
<E va bene maniaco del pulito, aspettami qui, torno tra dieci minuti> gli dissi alzandomi da lui e roteando gli occhi.
<Aspettami qui? Mi sa che non hai capito niente mocciosa>
Senza aspettare una mia reazione alle sue parole, si tolse la camicia, per poi passare alla mia.
<Tu la doccia la fai con me> concluse prima di ricominciare a spogliarmi.
Nonostante fossi esausta, piena di ferite, affamata, quelle parole produssero un enorme calore tra le mie gambe. Gli feci un sorriso malizioso, poi cominciai a baciarlo, mettendogli le mani dietro al collo.
Lui dischiuse subito le labbra per permettere alle nostre lingue di intrecciarsi in una danza di lussuria. I nostri cuori cominciarono a battere sempre più forte e la distanza tra di noi si azzerò.
Dopo qualche minuto, mi sbatté al muro con violenza, incapace di resistere ai suoi impulsi. Presa anch'io dall'eccitazione, staccai una mano dal suo collo, per portarla sopra al cavallo dei suoi pantaloni. Sentii immediatamente la sua erezione, perciò cominciai a massaggiare il suo membro attraverso il tessuto. Lo sentii gemere. Per provocarlo ulteriormente, slacciai in un colpo la cintura e gli abbassai la zip, riducendo lo strato di tessuto che lo separava dal mio contatto.
Stavo per infilargli una mano nei boxer, quando mi bloccò il polso di colpo, portandomelo sopra la testa.
<Non avrai mica creduto che ti cedessi il controllo così> mi sussurrò a un orecchio.
Con una mossa repentina, mi sfilò la camicia già aperta e i pantaloni della divisa, facendomi rimanere in intimo. Tenendomi sempre per il polso, mi trascinò in bagno.
Si tolse gli ultimi indumenti che aveva addosso, e con il suo sguardo gelido mi invitò a fare lo stesso. Io eseguii.
Prima di entrare nella doccia, si fermò un attimo ad osservare il mio corpo, curva dopo curva. Ero piena di lividi ovunque.
<Sei bellissima> disse dopo la sua accurata osservazione. Non riuscii a fare meno di sorridere.

Una volta entrati, fece scorrere l'acqua, che mi colpì: era gelida, quindi sobbalzai. Vedendomi fare quel gesto, mi spostò di scatto al suo fianco, facendo ghiacciare il suo corpo al posto del mio. Quello, era esattamente uno dei quei piccoli gesti per cui lo amavo alla follia. Senza accorgersene, si prendeva sempre cura di me, mettendomi sempre al primo posto.
Una volta che l'acqua si fu scaldata abbastanza, mi tirò sotto il getto, ricominciando a baciarmi.
Fece vagare le sue mani dappertutto, e io non esitai a fare lo stesso.
Dopo qualche minuto, prese una bottiglietta da un ripiano, spremendo un po' del liquido contenuto sulla sua mano.
Mi massaggiò con esso dappertutto, non lasciando scoperto nemmeno un centimetro del mio corpo ferito, che ormai si era riempito di schiuma. Il suo tocco sulla mia pelle era incantevole. Passò ogni zona con decisione, tuttavia si fermò particolarmente sul seno e sull'interno della coscia, portandomi ad emettere qualche gemito di piacere.
Quando ebbe finito, io feci lo stesso. Lavai via qualsiasi traccia di sporco dal suo corpo, passandogli dolcemente la mano su ogni piega. In quel momento pensai che, tra tutte le ragazze che negli anni gli avevano sbavato dietro, avevo vinto io. Solo io infatti riuscii a vedere quel tempio che era il suo corpo: i suoi addominali scolpiti come roccia, il suo petto che si alzava e abbassava mentre ansimava a causa del mio tocco, le braccia possenti che mi cingevano per i fianchi.

Quando ebbi finito, ci mettemmo sotto il getto entrambi, facendo scivolare via la schiuma dai nostri corpi. Mentre ciò accadeva, essi aderivano uno sull'altro, strusciandosi in movimenti derivati dal bacio intenso in cui eravamo coinvolti.
In pochi secondi, la sua mano scese dal mio fianco, per andarmi a stuzzicare l'interno della coscia. Per fargli capire quanto fossi stremata dal suo gesto, gli tirai i capelli per portarlo verso di me e baciarlo con ancora più passione.
A quel punto allora, mise un dito dentro di me, facendomi emettere un gemito di piacere. Deliziato da quel suono, ne inserì un altro. Muovendosi dentro di me, provocò un piacere così intenso da non riuscire nemmeno più a baciarlo. Mi morsi il labbro e mi aggrappai a lui con le unghie.
Deciso a farmi godere il più possibile, ne inserì addirittura un terzo. Dopo pochi secondi che si muoveva, emisi un piccolo urlo, estenuata dai suoi movimenti. Così, lui ritrasse la mano, ricominciando a baciarmi.
Volendo ricambiare il piacere che mi aveva fatto provare, dalle sue labbra scesi al collo, lasciandogli qualche succhiotto, per poi mettermi in ginocchio davanti a lui. Fortunatamente, essendo un capitano, aveva la doccia abbastanza grande da permettermi movimenti agevoli.
Lui mi prese quindi per i capelli, tirandomi verso il suo inguine. Presi il suo membro tra le mani, e dopo averlo leccato un po' ai lati, lo inserii tra le labbra. A quel contatto, lo vidi gettare la testa all'indietro, appoggiandosi alla parete della doccia.
Dopo qualche minuto, incapace di aspettare ulteriormente, mi fece rimettere in piedi e mi tirò in braccio a lui.
Io incrociai le gambe attorno al suo busto e subito dopo entrò in me.
Il piacere che provai in mezzo a tutto quel vapore fu indescrivibile. A causa delle sue spinte veloci e regolari, gli conficcai le unghie nella schiena, incapace di sopportare tutta quell'energia che sembrava divorarmi.

Quando vide che ormai avevo raggiunto quasi il limite, mi rimise in piedi e mi girò di scatto. Prima che potessi dire qualcosa, rientrò con più potenza di prima. Ormai incapace di agire, soggiogata da quel controllo feroce che esercitava su di me, mi aggrappai alla parete della doccia, continuando a gemere.
Aumentò la velocità delle pulsazioni minuto dopo minuto, finché non sentii un brivido percorrermi la schiena. Un calore si diffuse in tutto il mio corpo, per poi esplodere in mezzo alle gambe. Non potei fare niente che esse cedettero. Fortunatamente, Levi mi prese prontamente.
Mi aiutò a restare in piedi tenendomi tra le sue braccia, e mi posò un leggero bacio sulla fronte. A quel gesto casto tuttavia seguirono le sue parole sussurrate al mio orecchio.
<Con te non ho ancora finito> disse con un ghigno sul volto.
Restando fedele alle sue parole, spense l'acqua, avvolse i nostri corpi in un enorme asciugamano e, quando non fummo più totalmente fradici, mi sbatté sul suo letto.
Ricominciò a baciarmi, e senza smettere di farlo, rientrò in me come nulla fosse.
Dopo altri diversi minuti di pura passione, venimmo entrambi, io per la seconda volta.
Stremati, ci distendemmo per riprendere fiato.

Dopo un po' mi girai verso di lui per parlargli, ma, con mia estrema sorpresa, si era già addormentato. Eppure, quella che era stata rapita e picchiata ero io. Comunque fosse, incantata da quella dolce visione, mi strinsi a lui, gli diedi un bacio sulla guancia e mi calai anch'io nelle profonde tenebre del sonno.

Ombre - Levi AckermanDove le storie prendono vita. Scoprilo ora