Quella settimana non avemmo più addestramenti con il Capitano Levi, tuttavia era troppo tardi. L'avevo presa sul personale. Mi addestrai tutta la settimana per riuscire a batterlo quella successiva, e così accadde.
Infatti, il mercoledì successivo era in programma un allenamento con il Capitano.
Il problema della disparità dei membri del mio gruppo si risolse subito, dal momento che, con stupore di tutti, mi offrii volontaria per combattere nuovamente con lui. Con mia enorme sorpresa, si ricordò di me, perché mi disse: <E così non ne hai avute abbastanza la scorsa volta, mocciosa?>
<No, Capitano, e questa volta confido nel fatto che andrà meglio> gli risposi.
Lui non disse nulla, ma era palese dal suo sguardo che pensava fossi una stupida illusa. E così infatti sembrò all'inizio.
Eppure, dopo essere stata sbattuta a terra e immobilizzata diverse volte, alla decima volta riuscii ad allentare la sua presa su di me e, usando una delle tecniche che lui stesso ci stava insegnando, a farlo finire a terra.In quel momento sentii una sensazione strana. Molto. Era come avessi un buco nello stomaco. Ero sopra di lui e gli bloccavo le braccia, eppure lui non stava opponendo nemmeno la minima resistenza. Eravamo davvero molto vicini, e quando lo realizzai mi sentii istantaneamente in imbarazzo, specialmente perché tutti ci stavano guardando.
<Tsk. Credi davvero bastasse questo ad atterrarmi?> domandò.
Non feci nemmeno in tempo a sentire la fine della frase che ero già di nuovo a terra, e questa volta era lui sopra di me. Mi aveva fatto sbattere la testa abbastanza forte e mi sentivo un po' stordita.
<Bene>, disse alzandosi dal mio corpo ormai esausto, <per oggi abbiamo finito>Mentre gli altri si allontanavano, io restai stesa a terra con lo sguardo fisso al cielo. In parte per la botta, sì, ma in parte perché non riuscivo a capire che cosa fosse la sensazione provata poco prima. In ogni caso, senza aver avuto più di un minuto per rifletterci su, arrivò come al solito Hannah a rialzarmi, preoccupata per me.
A cena quella sera fui piuttosto silenziosa, ripensando a quel momento. Nonostante Hannah avesse capito che c'era qualcosa che non andava in me e per questo mi martellasse di domande, decisi di non dirle niente sul momento, specialmente perché io stessa non sapevo cosa stesse succedendo.
Alla fine non lo scoprii, dal momento che la mattina dopo mi era già passato completamente tutto dalla mente. E forse era stata una fortuna non avere più quel peso, dal momento che la giornata che mi si parava davanti sarebbe stata una delle peggiori da quando ero diventata una recluta.Facendo colazione, quella mattina, mi accorsi subito che c'era qualcosa che non andava. Hannah aveva le lacrime agli occhi, e Thomas non era seduto al suo solito posto vicino a noi. Chiesi immediatamente spiegazioni alla bionda, ma non riuscì a dirmi niente di più di un "abbiamo litigato". Decisi che era meglio lasciarle un po' di spazio a quel punto, nonostante vederla così mi spezzasse il cuore. Hannah era l'unica persona a cui tenevo veramente, infatti, nonostante io fossi una persona che poteva essere definita "cattiva"sotto certi punti di vista, lei riusciva sempre a trovare del buono in me, e ciò era impagabile.
Passai quindi la giornata a consolarla. Volevo riuscire a parlare con Thomas per sistemare la situazione, ma non lo vidi tutto il giorno.La parte peggiore della giornata fu la sera. Dopo una cena in cui dovetti fare moltissimi sforzi per convincere Hannah a mangiare qualcosa, decisi di avviarmi subito al dormitorio, sfinita.
Tuttavia, mi si pararono davanti tre ragazzi. Erano ancora al secondo anno di addestramento, ma ognuno di loro pesava sicuramente il doppio di me.
<Dove vai?> mi chiesero.
<Non sono affari vostri, quindi vedete di levarvi da qui e lasciarmi passare> risposi seccamente.
<Ma come, dai, noi vogliamo solo divertirci un po' con te, dolcezza> disse uno di loro.A quel punto io tentai di schivarli e andare via, ma il più alto di loro mi prese, alzandomi da terra, e mi sbatté forte contro l'albero lì vicino. Sempre tenendomi sollevata, sentii che gli altri due cominciarono a slacciarmi la camicetta e rimuovermi l'imbracatura sopra i pantaloni che mi ero dimenticata di togliere prima. Capii subito quali erano le loro intenzioni, e gridai per chiedere aiuto. Tuttavia nessuno mi sentì, perché erano ancora tutti dentro la mensa.
Quando lo capii, ebbi un flash: mi rimbombarono nella mente tutte le parole che avevo detto a mia madre per convincerla che sarei stata bene. Le avevo sempre detto "sono una donna ormai e sono indipendente, non ho paura" oppure "non verrò uccisa, sarò io a uccidere tutti quei giganti". Ma come potevo pensare di uccidere dei giganti se non riuscivo nemmeno a liberarmi dalla presa di tre pervertiti?In quel momento allora, senza esitare, usai tutta la forza che avevo per liberarmi. Una volta riuscita nell'impresa, non scappai. Rimasi di fronte a loro, e partii alla carica. Li attaccai tutti e tre, così velocemente che non ebbero nemmeno il tempo di reagire. In meno di trenta secondi si ritrovarono per terra, ma io, non contenta, mi accanii su di loro. Ormai erano svenuti, ma io non riuscii a fermarmi, avevo perso totalmente il controllo.
<Ferma!> sentii urlare qualcuno. Era Levi. Sapevo mi avrebbe punito per quello che stavo facendo, nonostante all'inizio lo avessi fatto solo per difendermi.
<Devo chiederti una cosa> disse. Io lo guardai stupita, ancora sopra uno dei tre ragazzi, con le nocche sporche di sangue. Rimasi in silenzio.
<Perché hai chiesto aiuto se te la sai cavare benissimo da sola?> domandò.
Ero ancora talmente attonita per via della sua domanda che esitai ancora, e non dissi nulla.
<Perdonami mocciosa, non volevo interromperti comunque. Vorrei solo farti presente che se uccidi quelle tre reclute, per quanto siano dei viscidi vermi, ti conviene farlo in fretta, prima che escano tutti, e dovresti anche trovare un posto dove nessuno li trovi, altrimenti potresti finire in grossi guai>Il modo sereno in cui parlava dell'uccidere delle persone mi riportò bruscamente alla realtà. Mi alzai e provai a giustificarmi, d'altronde era l'unica cosa che avrei potuto fare.
<Io... io... veramente... loro...> balbettai. Non riuscii a dire nient'altro.
<Dai vattene, qui ci penso io> mi ordinò.
Senza pensarci due volte corsi nel dormitorio, e mi buttai nel mio letto. Stanca e allucinata da tutto ciò che era successo, mi addormentai subito, senza nemmeno avere le forze di togliermi i vestiti sporchi di sangue.Il risveglio la mattina successiva fu piuttosto brusco. Mi svegliò Hannah dicendo che eravamo in ritardo e chiedendomi spiegazioni per i vestiti tutti sporchi di sangue. In un baleno, tutto ciò che era accaduto la sera prima mi tornò alla mente. A quel punto, nonostante mi fossi appena svegliata, la mia testa si riempii di domande: perché Levi si trovava lì? Perché non mi aveva aiutato prima? Che fine aveva fatto fare a quei tre ragazzi?
Non trovai la risposta alle prime due domande, ma quella alla terza domanda fu piuttosto chiara una volta andate a fare colazione. Ebbene, una volta entrate in mensa, ci accorgemmo che tutti bisbigliavano, divisi in piccoli gruppetti. Andammo dai nostri compagni, che ci raccontarono che si era sparsa la voce che tre ragazzi del secondo anno fossero stati cacciati dal campo in piena notte dal Capitano Levi.
Una volta appresa la notizia, Hannah si girò verso di me, fissandomi con quei suoi enormi occhi blu. Era evidente non potessi più nasconderle la cosa, così la presi in parte e le raccontai tutto.<Che strano...>, disse, <non capisco proprio perché si sia comportato in quel modo, ma onestamente non ne sono stupita affatto>
<Come mai?>
<È evidente, Ziva, che lui non è una persona come le altre. Deve aver visto così tanti suoi compagni morire da quando è nella squadra di ricerca che non trovo strano scherzi sulla morte delle persone>
Dopo le parole di Hannah, cercai di buttarmi alle spalle tutta la faccenda.
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Ombre - Levi Ackerman
FanfictionLei, una fredda e rigida ragazza disposta a sacrificare tutto pur di realizzare il suo sogno: diventare un soldato. Lui, un cupo e distaccato capitano che ha nascosto i propri sentimenti per tutta la vita. Quando i loro sguardi si incrociarono però...