Unione

3.4K 134 7
                                    

Cominciammo a baciarci. Quella sensazione che ormai avevo quasi dimenticato mi attraversò di nuovo tutto il corpo come un brivido unico, dalla testa ai piedi. Lo sentivo, lo sentivo dentro il cuore, dentro l'anima, che quella volta si era arreso, si era arreso ai suoi sentimenti. Sapevo quella volta non sarebbe fuggito. Era come se tutta quella distanza creatasi tra di noi nelle settimane precedenti sentisse il bisogno impellente di annullarsi. Come due calamite, più ci avvicinavamo l'uno all'altro, più il bisogno di avvicinarsi cresceva. In quel momento non c'era posto per nient'altro, se non quel bacio.
Mi prese per i fianchi e, come fossi una piuma, mi tirò a lui senza il minimo sforzo. Stringendomi forte mi tirò su senza farmi toccare terra, in braccio a lui.
A un certo punto cambiò la presa su di me interrompendo il bacio, mettendomi una mano dietro la schiena e tenendomi le gambe con l'altra. In questo modo posai la testa sul suo petto, e mi sembrò quasi di sentire il cuore esplodere. Cominciò a camminare. Sapevo dove voleva portarmi: in camera. Voleva farmi sua.

Entrato nel dormitorio aprì la porta della sua stanza con un calcio, quasi scardinandola. Mi buttò sul suo letto, che odorava di lui, mentre lui andò a chiudere la porta a chiave. In meno di un secondo me lo trovai addosso. Mi prese di nuovo per i polsi come la prima volta, e si lanciò con molta foga sulla mia bocca. Le nostre lingue si intrecciarono, più e più volte, finché non scese al mio collo. Lo torturò diverse volte, lasciando quelli che sicuramente sarebbero sembrati lividi. Finito con quello, mi liberò le mani dalla sua presa, e cominciò a sbottonarmi la camicetta, non distogliendo un attimo il suo sguardo da me. Io ne approfittai per togliergli la maglietta nera che indossava.
Rimase a petto nudo, lasciando scoperta quella meraviglia che era il suo corpo. Gli passai le mani dal petto sino agli addominali, quasi per assaporarli. Senza quasi che me ne accorsi, lui mi aveva già sfilato i pantaloni di dosso.
Con una mossa rapida ma per niente brusca, si sedette sul letto, facendomi montare a cavalcioni su di lui.
Cominciai a baciargli il collo, provocandogli dei brividi ad ogni mio contatto. Nel frattempo sentivo la sua erezione farsi sempre più presente sotto di me, e cominciai perciò a strusciarmi delicatamente avanti e indietro su di lui. Lo sentii gemere ad ogni mio movimento.
Eravamo così vicini l'uno all'altro che sentii la tensione che pervadeva ogni muscolo del suo corpo.

Estenuato ormai dal mio tocco, mi sbatté sul letto di nuovo. Ci togliemmo i pochi vestiti che ci rimanevano addosso, e lui cominciò a baciarmi su tutto il corpo scendendo sempre di più, fino ad arrivare al mio interno coscia, dove cominciò a picchiettare leggermente con la sua lingua. Rimase lì sotto un minuto, mentre io fremevo per il piacere.

Ormai non ce la facevo più ad aspettare quindi lo tirai a me con tutta la forza che avevo.
<È la mia prima volta> gli dissi sinceramente.
<Sei sicura?> mi chiese. Feci cenno di sì con la testa, quindi lui si chinò su di me accarezzandomi una guancia.
<Non ti preoccupare> mi sussurrò quasi impercettibilmente nell'orecchio prima di farsi strada dentro di me.

Provai un po' di dolore all'inizio, ma quasi subito si trasformò in piacere. Quando si accorse di ciò, accelerò gradualmente sempre di più il ritmo.
Furono gli istanti più belli della mia vita. Quel contatto, quell'unione tra di noi sembrò diventare indissolubile. Non mi sentii mai più così tanto vicina a una persona.
Mi teneva tanto stretta da farmi male, quasi avesse paura che potessi fuggire da un momento all'altro. Nel frattempo, io, presa dal piacere, gli graffiai tutta la schiena, ma lui non sembrava provare dolore.
<Oh Levi...> fu l'unica cosa che dissi poco prima che quel momento finisse per sempre.
Successivamente, lui si accasciò al mio fianco, stringendomi comunque forte a lui. Continuammo a guardarci negli occhi per minuti che sembrarono interminabili, ognuno dei due perso nello sguardo dell'altro. Pensai che forse, finalmente, avessi trovato la mia libertà.

Prima di cadere in un sonno profondo, mi venne in mente un'unica domanda da fargli.
<Perché me, Levi?>
Era una domanda molto generica, ma sapevo avrebbe capito cosa intendessi.
Mi scostò dolcemente una ciocca di capelli dal viso mettendomeli dietro l'orecchio, per poi rispondermi. Quella volta niente giochi di parole, niente bugie, niente di niente. Fu davvero sincero.
<Il tuo sguardo, quando eri sopra quei ragazzi...> cominciò.
<Nei tuoi occhi ho visto delle ombre che finora avevo visto solo nei miei>

Mi diede un bacio sulla fronte, e mi addormentai tra le sue braccia.

Ombre - Levi AckermanDove le storie prendono vita. Scoprilo ora