L'idea di ricominciare, mi piaceva. Quella volta però, avrei voluto fare le cose con calma. Io e lui, non avevamo mai avuto un rapporto normale: tra di noi era sempre stato un equilibrio precario tra attrazione e repulsione, tra odio e piacere. Quindi, se volevamo ricominciare, avremmo dovuto farlo bene. La mattina dopo infatti, prima di partire per la spedizione, glielo dissi.
<Capisco tu abbia bisogno del tuo tempo ora, e anche a me piace l'idea comunque> mi disse tranquillo.
Dopo quella conversazione, partimmo con tutto il corpo di ricerca per la nuova missione.Durante quella spedizione, capii che le dinamiche tra me e lui erano cambiate, per sempre. Era come se tutta la mia forza, che fino a quel momento non avevo mai esitato a sprigionare, fosse sparita.
Durante quella lunghissima giornata, minuto per minuto, non feci altro che guardarlo, per controllare stesse bene. Avevo una folle paura di perderlo. Era tutto così bello e temevo che da un momento all'altro tutto potesse svanire davanti a miei occhi.
A causa di questa distrazione, più volte commisi qualche errore che, se non fosse stato per l'esperienza dei miei compagni, avrebbe anche potuto costarmi la vita.
Vidi che anche lui mi osservava spesso, per controllare che stessi bene, tuttavia lui non sembrava essersi perso d'animo, infatti si rivelò come sempre il componente più forte all'interno della legione.
Vedere ciò, un po' mi rattristò. Evidentemente, aveva meno paura di perdermi di quanta ne avessi io. Evidentemente, a me non teneva quanto io tenessi a lui.Quando tornammo al quartier generale, era ora di cena. Amareggiata dalla giornata appena vissuta, decisi di saltarla e correre in camera mia. Mi cambiai e mi sedetti sulla poltrona, portandomi le ginocchia al petto. Come avrei fatto a sopportare quella paura per tutta la vita?
Poco tempo dopo, qualcuno bussò alla mia porta, ma non risposi.
<Ehi mocciosa, posso entrare? So che sei lì> disse da dietro la porta. Nonostante sapessi che solo lui avrebbe potuto tirarmi su il morale, decisi comunque di ignorarlo.
Ovviamente non accettò il mio silenzio come risposta, e aprì piano piano la porta.
Quando mi vide rannicchiata su me stessa, intravidi dallo spazio tra le mie ginocchia che si preoccupò.
<Ehi ehi ehi, che succede?> mi chiese avvicinandosi e sedendosi su un braccio della poltrona.
<Niente> risposi secca. Avevo paura che, dicendogli la verità, si sarebbe arrabbiato o sarebbe scappato. Non potevo rivelargli che provavo per lui sentimenti molto più forti di quelli che, evidentemente, lui provava per me.
Dopo la mia risposta, mi mise una mano sulla schiena, accarezzandola. Si avvicinò a me e ricominciò a parlare.
<Dai, dimmi la verità, sono io> mi disse all'orecchio. Subito dopo, mi stampò un bacio sulla porzione di guancia che riusciva a intravedere.
Dopo quel gesto, non riuscii più a trattenermi e, con le lacrime agli occhi, lo abbracciai.
<Oggi ho fatto schifo> gli dissi brevemente.
<Lo so, non sembravi nemmeno tu. Che ti è preso?> mi rispose, mantenendo un tono calmo e gentile.
<Io... io... avevo paura ti potesse succedere qualcosa> dissi un po' titubante, temendo la sua reazione.
A quelle parole, mi sollevò, sedendosi al mio posto sulla poltrona e portandomi in braccio a lui. Mi alzò dolcemente il mento con il dito, per obbligarmi a guardarlo nei suoi bellissimi occhi.
<Davvero era per questo?> mi chiese, un po' stupito. Annuii.
<Dimmi, perché credi io sia riuscito a dare il meglio di me oggi?> mi chiese subito dopo. A quel punto, dal momento che aveva toccato un tasto dolente, scoppiai in lacrime, bagnandogli tutta la camicia.
<Perché tu non hai tanta paura di perdermi quanta ne ho io> gli dissi tra un gemito e l'altro.
<Cosa? È per questo che sei triste? Credi io non abbia paura che ti accada qualcosa?>
Come per dare una risposta alla sua domanda, piansi ancora più forte, affondando la mia testa nel suo petto.
Dopo un po' di tempo, mi prese il viso tra le mani, avvicinandolo al suo. Fissati i suoi profondi occhi sui miei, riprese a parlare.
<Scema, non potresti sbagliarti più di così. Ho una paura folle di perderti>
Prese un fazzoletto dalla sua tasca, e mi asciugò le lacrime. Poi, mi abbracciò, stringendomi forte a lui. Mentre ero nella sua presa, un po' più tranquilla, mi spiegò.
<Vedi, è proprio questo il punto. Non hai idea di quanto mi sentirei più tranquillo se tu tornassi nel tuo distretto e mi aspettassi a casa durante ogni spedizione, tuttavia siamo quello che siamo, e nessuno di noi due rinuncerebbe mai a tutto questo. Ad uscire dalle mura, a sentirsi liberi. Senza ciò, non ci sentiremmo vivi. Quindi dovrai imparare come me a usare quel terrore che ti divora da dentro a tuo favore> concluse.
Mi allontanai leggermente, quanto bastava per tornare a guardarlo in volto.
<E come si fa?> chiesi con la voce ancora un po' rotta dal pianto, come una bambina.
<Non distrarti per paura di perdermi, concentrati di più per salvarmi> mi disse con tono deciso.
<Ogni gigante, ogni ostacolo che oggi ho affrontato, l'ho sconfitto solamente grazie al pensiero che, liberandomi di esso, tu avresti avuto un pericolo in meno da affrontare. Non mi perdonerei mai e poi mai se ti accadesse qualcosa> terminò.Io mio cuore dopo quelle parole prese a battere sempre più velocemente. Da quello che aveva detto, era evidente fosse davvero molto innamorato di me. Come avessi fatto a rubare il cuore al più forte soldato dell'umanità non si sapeva, eppure, lo avevo fatto. Ero riuscita nell'impossibile.
<Sei speciale> gli dissi, sopraffatta dalle emozioni. Avrei voluto dirgli tantissime cose, ma non avrei saputo da dove cominciare, per quello mi limitai a quelle due singole parole.
<Anche tu mocciosa> mi rispose posandomi un bacio sulla fronte, e facendomi alzare.Quando mi alzò, notò che avevo addosso solo la maglietta lunga che, come al solito, mi fungeva da pigiama. Cominciò quindi ad osservare tutta la stanza, oggetto per oggetto, pur di non guardare il mio corpo.
<Levi, sono tua, non mi offendo se mi guardi>
<Tsk. Devi capire che sono d'accordo con l'idea di ripartire con calma e proprio per questo non ti guardo. Se lo facessi, non credo sarei più responsabile delle mie azioni> disse guardando il soffitto.
Per assecondarlo, mi buttai nel letto, sotto le coperte. Visto che ormai non c'era più niente da vedere, si posò sul letto accanto a me.
Dopo esserci scambiati un lungo e intenso bacio, mi diede la buonanotte, e fece per andarsene.
Prima che potesse farlo però, gli afferrai il polso per fermarlo.
<Resta> lo supplicai.
<Tu mi vuoi proprio vedere morto eh?> mi disse.
<Ti prego>
<Va bene mocciosa, tenterò di trattenermi> disse alla fine.
Si tolse la camicia e i pantaloni e, rimasto con solo i boxer addosso, si mise sotto le coperte con me.
<Comunque sei un pervertito, Capitano> gli dissi ridacchiando.
<Non è colpa mia se sei l'essere più bello dell'universo stupida> rispose per difendersi.
A quelle parole, arrossii. Fortunatamente, grazie al buio già calato nella stanza, lui non lo notò.
Felice più che mai, lo strinsi a me, facendomi travolgere da tutto il calore che il suo corpo emanava. Non ci volle molto che, al sicuro tra le sue braccia, mi addormentai.
STAI LEGGENDO
Ombre - Levi Ackerman
FanfictionLei, una fredda e rigida ragazza disposta a sacrificare tutto pur di realizzare il suo sogno: diventare un soldato. Lui, un cupo e distaccato capitano che ha nascosto i propri sentimenti per tutta la vita. Quando i loro sguardi si incrociarono però...