Famiglia

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Tempo. Questo a noi due mancava.
Volevamo sposarci il prima possibile, specialmente dopo il discorso che Erwin ci fece la mattina successiva.
Infatti, alle 10 in punto, tutto il corpo di ricerca era stato radunato in giardino.
Una volta arrivati tutti, Erwin si erse dal balcone del suo ufficio e cominciò a parlare.
<Innanzitutto, grazie a tutti per esservi radunati con così poco preavviso. Tuttavia, la notizia che sto per darvi, probabilmente scuoterà le fondamenta di tutto ciò in cui abbiamo creduto fino ad ora. L'umanità, fino a questo preciso istante, nonostante tutti gli sforzi fatti, ha sempre perso. I giganti hanno avanzato, mentre noi siamo arretrati, nascondendoci sempre più all'interno delle mura. Ma le cose, adesso, sono diverse. Qui, ora, vi annuncio ufficialmente che...> disse, subito prima di prendere un respiro profondo. L'emozione nella sua voce era quasi palpabile.
<... riconquisteremo il Wall Maria> concluse poi.
A quelle parole, ci guardammo tutti intorno, uno più scioccato dell'altro. Non poteva averlo detto davvero. Erwin aveva sempre avuto piani giganteschi, ma quello, sembrava davvero troppo. Doveva aver colto i nostri pensieri, perché ci incalzò.
<So che vi sembra fantascienza, ma ora abbiamo finalmente i mezzi per farcela. Non fraintendetemi, non sarà facile, anzi. Molti di noi che ora sono qui, probabilmente non arriveranno mai a vedere le mura riconquistate. Per cui, quello che vi sto chiedendo, è di offrire per un'ultima volta i vostri cuori, per il bene dell'umanità> concluse.
Non importava quanto poco fattibile sembrasse, ci fidavamo di Erwin ciecamente, e lo avremmo seguito fino in capo al mondo.
<OFFRIAMO I NOSTRI CUORI> urlarono tutti in coro, eseguendo per un'altra volta ancora il saluto.

Finito il discorso, io e Levi fummo convocati da Erwin nel suo ufficio.
<Benvenuti, mi dispiace ma voi due sarete costretti ad ascoltarmi per un altro po' ancora> ci disse entrando dalla porta.
<Innanzitutto, congratulazioni per il fidanzamento>
Hanji doveva averglielo detto, anzi, doveva averlo detto a tutti.
Chissà cosa ci avrebbe ordinato di fare. Sapevo che, nonostante Erwin lo sapesse, non si sarebbe fatto problemi a spedirci in capo al mondo mandando a monte il matrimonio. Mi sentivo già frustata all'idea di doverlo rimandare.
<Grazie Erwin, ora dicci, cosa dobbiamo fare?> rispose Levi, che doveva avere il mio stesso pensiero al riguardo.
<In realtà, nulla> rispose lui, facendoci rimanere parecchio perplessi. Prima che potessimo chiedergli qualcosa, ci spiegò.
<Ebbene, almeno per ora, il servizio della squadra Levi non è richiesto, o almeno non finché il resto del corpo non sarà pronto, e credo ci vorrà un po'>
Quelle parole, mi sollevarono notevolmente il morale.
<Senti Erwin, ci stavamo chiedendo... sarebbe per caso un problema se celebrassimo il matrimonio qui?> chiese Levi.
In realtà, l'unico che se lo stava chiedendo era lui. A me non era nemmeno passata per la testa quell'idea, tuttavia, ora che l'avevo sentita, non mi sembrava affatto male. In fondo, tutte le persone a cui tenevamo si trovavano già lì, e far portare mia madre non era sicuramente un problema.
<In realtà, mi dispiace deludervi ragazzi, ma per come stanno le cose ora, non credo sia fattibile> rispose Erwin, bocciandoci subito l'iniziativa.
<Tuttavia, non preoccupatevi del luogo. Ho un'idea in mente, me ne occuperò io. Sarà il mio regalo di nozze> concluse. Non sapevo cosa avesse in mente, ma sapevo che Erwin avrebbe colto nel segno.
<Grazie mille Erwin, te ne siamo molto grati> lo ringraziai io per entrambi.
Dopo esserci salutati, uscimmo dal suo ufficio.

Ad attendermi nell'atrio, trovai una sorpresa inaspettata: mia madre. Al suo fianco, c'era Hannah. Appena la vidi, le corsi subito incontro, abbracciandola.
<Come mai sei qui?> le chiesi subito dopo, ancora con un enorme sorriso stampato sul volto.
<Mi ha avvisato della notizia la tua amica Hannah, perché sapeva ti saresti dimenticata di farlo tu stessa. Sei sempre la solita> rispose, scompigliandomi i capelli. Poi si girò verso Levi.
<Ciao Levi! Potevi dirmelo che non vedevi l'ora di portarmela via l'ultima volta che ci siamo visti, almeno avrei già cominciato a fare le valigie!> gli disse, subito prima di abbracciarlo. A quel gesto, vidi Levi irrigidirsi. Era già tanto si lasciasse toccare da me, figuriamoci da una persona che aveva visto una singola volta.
<Mi scusi signora Tanaka, è stata una decisione presa al momento> rispose lui, una volta dopo essersi divincolato.
<Basta darmi del lei, chiamami pure Adelia. In fondo stiamo per diventare una famiglia, no?>

Famiglia. Quella era la parola che aveva usato, giustamente. Eppure, senza saperlo, utilizzandola aveva squarciato a metà l'anima di Levi, mi sembrò quasi di poterlo percepire. Lui, una vera famiglia non l'aveva mai avuta.
Non riuscii a capire cosa gli passasse per la testa in quel momento, ma riuscii a vedere il suo volto pietrificato. Gli presi una mano nella mia, e solo a quel punto lo vidi rilassarsi nuovamente.
<Hai ragione, grazie Adelia>

Subito dopo, dal momento che ero stata liberata da qualsiasi incarico momentaneamente, mi diressi in città, accompagnata da mia madre e dalla biondina. Era giunto il momento di scegliere il vestito.
Non mi era mai importato di come apparissi agli occhi della gente, ma quella volta era davvero diverso. Per la prima volta, volevo essere bella. Volevo esserlo per lui, per colui che sarebbe diventato mio marito.
Quando entrammo nel piccolo negozietto dove ci portò mia madre, ci accolse una signora molto anziana. Era intenta a cucire uno sfarzoso abito bianco, circondata da altre decine e decine di vestiti.
Quando ci notò, il suo volto si illuminò immediatamente.
<Benvenute> ci salutò con voce roca.
<Salve signora, sono il Caporale Ziva e avrei bisogno d-> cominciai.
<Ti renderò una sposa bellissima> mi incalzò, prima che riuscissi a terminare la frase.
Prima che potessimo aggiungere altro, fece accomodare Hannah e mia madre su delle poltroncine, mentre portò invece me in un piccolo camerino. Una volta lì, se ne andò.
Poco dopo, tornò con tre abiti. Nel giro di mezz'ora me li provai tutti, facendoli vedere anche alle mie accompagnatrici. Erano indubbiamente stupendi, tuttavia mi sembrava sempre mancasse qualcosa.
<Non stai per niente male con questo però!> disse Hannah, nonostante potessi percepire nemmeno lei fosse molto convinta.
<No, non va bene> disse l'anziana alle loro spalle, facendole sussultare entrambe.
<Credo di aver capito quale abito potrebbe fare per te, è un pezzo piuttosto particolare> disse prima di incamminarsi di nuovo verso il fondo del negozio.
Quando tornò, mi porse nuovamente un vestito bianco. Tuttavia, quello era ancora confezionato: non doveva mai essere stato provato da nessuno.
Incuriosita da cosa avesse di così speciale, me lo provai subito, facendo molta attenzione a non sgualcirlo.
<Sai, ci sono molto affezionata. L'ho confezionato diversi anni fa, ma fino a questo momento non ero riuscita a trovare una futura sposa che avrebbe saputo rendergli giustizia> mi disse l'anziana signora mentre mi aiutava a chiudere la zip.
Appena ebbe finito, capii subito il motivo delle sue affermazioni. Quel dannato abito, era il più bello avessi mai visto. Non era sfarzoso, particolarmente elegante o fatto con tessuti pregiati. Non avrei saputo dire cosa fosse, ma qualcosa lo rendeva speciale, diverso da tutti gli altri. Il busto era piuttosto attillato, tutto in pizzo, comprese le maniche, che erano a tre quarti. La schiena invece, era quasi totalmente scoperta, senza però apparire volgare. La gonna era lunga, con un piccolo strascico dietro.
Nell'istante in cui mi guardai allo specchio, capii che era quello giusto. Quando uscii dal camerino, gli sguardi delle due donne davanti a me non fecero altro che confermare la mia tesi.
<Wow> fu l'unica cosa che riuscirono a dire.
<Direi che la ricerca è terminata> concluse infine l'anziana signora, con un enorme sorriso sul volto.
Non servì aggiungere altro, quindi acquistammo il vestito.

<Non vedo l'ora di vedertelo addosso> mi disse Levi, una volta tornate.
<Dovrai aspettare> gli risposi, mettendolo via nel mio armadio, in modo che non potesse sbirciarne nemmeno un dettaglio.
<Senti, alla fine, come promesso, Erwin ci ha trovato un posto. Se a te sta bene, tra quattro giorni potremmo farlo> mi chiese grattandosi la nuca, un po' titubante. Mi avvicinai a lui, e lo baciai in punta di piedi. Poi, gli risposi.
<Peccato non siano tre>

Ombre - Levi AckermanDove le storie prendono vita. Scoprilo ora