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Seonghwa

Ero nella sala da pranzo e, insieme a mia madre, stavo aspettando che qualcuno ci portasse l'ultimo piatto che avremmo dovuto mangiare quel giorno. Stavo giocando con le mie stesse dita quando sentii il tintinnio del bicchiere di mia madre. Alzai lo sguardo sul suo volto e la trovai con un mezzo sorrisetto intenta a fissarmi intensamente.

«Allora, come va con la ragazza?»mi chiese curiosa e io iniziai già ad irritarmi. Sapevo che prima o poi quel giorno sarebbe arrivato, che mi avrebbe chiesto che intenzioni avessi con Minso, ma avevo sperato di rimandarlo il più possibile. A quanto pare però non fu così.

«Quale ragazza?»cercai di sviare il discorso svagando sull'argomento ma ovviamente non avrei potuto far finta di niente per sempre, perció abbassai lo sguardo di nuovo sulle mie mani, concentrandomi su di esse.

«Che intendi dire con "quale ragazza?"! La Kang, è ovvio!»esclamò subito e io presi un lungo respiro cercando di mantenere il più possibile la calma anche se sapevo che sarei scoppiato a momenti.

«Non c'è nulla da dire su Minso.»dissi categoricamente stringendo i pugni e quasi infilzandomi le unghie delle dita nei palmi delle mie mani. Era vero, tra me e Minso, la sorella di Yeosang, non c'era niente. Era simpatica, sicuramente una bella ragazza, ma la mia opinione riguardo allo sposarmi era sempre la stessa. Sinceramente non provavo nemmeno attrazione verso nessuna delle ragazze che avevano provato ad approcciarsi con me, perciò il pensiero del matrimonio non mi aveva nemmeno sfiorato la mente.

«Seonghwa, ti devo ripetere che dovrai sposarti prima che sia troppo tardi?»mi chiese retoricamente ma io non feci altro che innervosirmi, per questo alzai la testa e incontrai il suo sguardo, per poi sbattere il pugno sul tavolo.

«Troppo tardi per cosa, madre? Illuminami, per favore.»domandai conoscendo perfettamente la risposta e vidi chiaramente i muscoli del suo viso contrarsi alle mie parole, segno che anche lei stava iniziando a perdere la pazienza.

«Sai bene che tuo padre ha i mesi contati e che presto non sarà più con noi, vuoi davvero che il regno passi a tuo zio?»continuò e io, nel sentire quelle parole, mi irrigidii sul posto.

Non volevo che mio zio diventasse re, era un uomo fin troppo crudele, ma non volevo nemmeno diventarlo io. Non potevo, non mi piaceva nemmeno, come avrei fatto a governare un popolo intero senza la minima voglia e, soprattutto, esperienza?

Rimasi quindi in silenzio, stringendo il pugno sulla tovaglia, per poi pulirmi la bocca col tovagliolo che fino a quel momento avevo tenuto sulle gambe.

«Dal tuo silenzio capisco che la risposta è un no, perciò chiedi a quella dannata ragazza la mano il prima possibile.»aggiunse prima che anche lei si pulisse i lati della bocca prima di alzarsi ed uscire dalla sala da pranzo, facendo rimbombare nell'alto soffitto il suono che i suoi tacchi facevano ad ogni passo.

Una cameriera si accorse che mia madre se ne era andata e subito venne verso di me, chinando la testa prima di parlarmi.

«Perdoni il disturbo, vuole che portiamo comunque il contorno?»mi domandò con voce tremante, probabilmente aveva sentito il tono di voce che io e mia madre avevamo utilizzato poco prima e ora era spaventato da una mia piccola reazione negativa. Scossi la testa per non dar modo alla mia bocca di dire qualcosa di troppo cattivo, per poi alzarmi anche io.

«Sai dirmi dove è Hongjoong?»domandai alla ragazza e lei semplicemente annuí mettendo su un piccolo sorriso: perchè rideva, aveva una cotta per lui per caso?

«Sta pulendo ora la cucina, signorino.»mi rispose soltanto e io allora lasciai la sala come aveva fatto poco prima mia madre, dirigendomi verso la stanza che mi aveva appena detto la cameriera. In quel momento avevo in mente solo una cosa: rilassarmi. E per farlo avevo bisogno dell'aiuto di qualcuno.

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