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Seonghwa

Riuscii a pararmi da un pugno dell'uomo col coltello quando un urlo attirò la nostra attenzione, anche se avrei sperato di non sentirlo mai.

«Fermi!»gridò mio zio, alzai lo sguardo su di lui e la scena che mi si parò davanti mi fece gelare il sangue, ebbi una gran voglia di piangere e di urlare quando vidi quel che stava succedendo ma rimasi immobile, deglutendo soltanto.

Hongjoong aveva un braccio dell'uomo attorno al collo e dall'altra parte una pistola caricata puntata in testa. Vidi i suoi occhi riempirsi di lacrime in quell'esatto momento e io, che non potevo fare nulla per lui, mi sentii così improvvisamente inutile che non riuscii nemmeno a dire una parola.

«Basta con le stronzate, passiamo alle questioni serie.»affermò colui che stava tenendo in ostaggio il ragazzo dai capelli bianchi, lo stesso a cui soltanto il giorno prima avevo promesso di sposarlo e di renderlo mio re, lo stesso a cui avevo promesso che nulla gli sarebbe successo. Che tipo di persona sarei stato, se fosse morto?

Sapevo che non avrei dovuto lasciarlo uscire da quella maledetta camera, avrei preferito fargli mangiare un pezzo di me stesso per la fame piuttosto che finire in questa situazione.

Una lacrima gli rigò una guancia e io ebbi l'istinto di avvicinare una mano per asciugargliela ma subito vidi il dito premere ancora di più sul grilletto, perciò feci un passo indietro e alzai le mani in segno di resa, per poi far cadere il fucile che ancora non avevo utilizzato fino a quel momento e inginocchiarmi sul pavimento.

«Va bene, mi arrendo. Ora lascialo.»intimai a denti stretti ma questo provocò soltanto una risata argentina da parte di quello psicopatico che stava tenendo il ragazzo per cui provavo sentimenti fin troppo forti da essere persino reali.

«Il frocetto non va da nessuna parte, non finchè non ti sarai deciso a darmi ciò che voglio.»mi rispose e io strinsi la mascella al sentire il modo in cui lo aveva chiamato. Cercai di mantenere la calma e lo guardai negli occhi, cercando di ignorare le lacrime che scendevano sul viso di Hongjoong: se lo avessi guardato per anche qualche secondo sicuramente non sarei stato in grado di trattenermi.

«E che cos'è che vuoi?»gli chiesi nonostante sapessi perfettamente quel che lui voleva; non avrei mai permesso che ottenesse il castello, il popolo e il regno su cui mio padre aveva governato, non ora che riuscivo a vere la luce alla fine del tunnel: ovviamente grazie ad Hongjoong.

«Diventare re.»affermò tenendo il mento alto, fiero delle parole che disse. Io mi trattenni dallo scoppiare a ridere per quanto tutta quella situazione fosse ironica: un pazzo del genere al governo del mio regno.

Non era più una questione di obbligo, non sentivo più il bisogno di dovermi sposare per prendere il posto di mio padre sul trono come voleva mia madre: adesso volevo difendere il mio popolo, la mia gente. Volevo rendere quel posto come avevo sempre sognato e non avrei mai permesso che qualcuno avrebbe potuto portarmi via quel sogno.

«O se vuoi gli piazzo una pallottola dritta nel cervello.»aggiunse poi spingendo la punta della pistola contro la testa del ragazzo che era ancora tra le sue braccia e che chiuse gli occhi in quello stesso momento, strizzandoli e facendo scendere altre lacrime che non fecero altro che farmi perdere la ragione.

«Se tu lo fai ti darò la caccia per il resto dei tuoi giorni.»lo minacciai sapendo però che il coltello dalla parte del manico lo avesse lui, non io. Era lui a tenere la persona più importante della mia vita tra le sudicie mani, mentre io rimanevo soltanto a guardarlo invano.

«Potrai pure uccidermi poi, ma io mi sarò portato il tuo fidanzatino nella tomba.»disse semplicemente con un sorriso maligno e una scrollata di spalle, a quel punto Hongjoong aprì gli occhi e mi guardò.

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