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Seonghwa

Con l'arrivo di ottobre le cose erano andate pian piano a peggiorare. Mia madre mi ripeteva tutti i giorni di dovermi sbrigare a sposarmi, di dover andare io stesso a casa dei Kang per chiedere la mano a loro figlia dato che a quanto avevo capito c'era soltanto un accordo tra le nostre famiglie.

Litigavamo sempre ormai, ogni volta che aprivamo l'argomento finivamo a discutere e il tutto si concludeva sempre con degli insulti che volavano da una parte all'altra delle stanche in cui ci trovavamo. Era diventata una sorta di quotidianità quella, anche se avrei preferito mille volte tornare a quando non avevo quel genere di problemi.

Mio padre anche stava peggiorando, ormai contavamo i giorni in cui stava meglio, credevamo che ogni mattino quando si svegliava era l'ultimo e che la sera prima di andare a dormire sarebbe stata l'ultima volta che lo avremmo visto. Anche quella era diventata una parte della mia quotidianità di cui però avrei fatto a meno con molto piacere.

Mingi e Yunho se ne erano tornati ai loro castelli, sarebbero tornati per le vacanze di Natale, ma comunque già mi mancavano da morire. L'unico ad essere rimasto in paese era proprio Yeosang ma soltanto perchè c'era l'accordo tra i miei genitori e i suoi riguardante il possibile matrimonio con sua sorella.

Spesso avevamo parlato di quello che poteva succedere se non avessi fatto quel che mi veniva richiesto o se magari avessi lasciato direttamente il paese. Yeosang sosteneva che forse andarmene era la miglior cosa da fare in quel caso, ma ora come ora non me ne sarei mai andato.

Non dopo aver cominciato a conoscere Hongjoong.

Non credevo possibile una cosa del genere, per la quale a causa di una semplice sega avevo iniziato a provare un forte affetto e una sensazione costante di protezione nei suoi confronti, eppure era successo.

Da quando avevo scoperto che lui era gay avevo cambiato mio modo di vederlo. Notavo i suoi atteggiamenti nei miei confronti certe volte, come a voler fare attenzione e a non voler fare alcun passo falso. Era evidente l'imbarazzo che si creava ogni qualvolta che andavamo a dormire, nessuno dei due ne aveva parlato ma era ovvio che prima o poi sarebbe dovuto uscire dalla mia stanza.

Però non volevo proprio lasciarlo andare, certe mattine quando si alzava per prepararsi e andare a lavorare di sotto sentivo l'istinto di chiedergli di rimanere ancora un po' con me sotto le coperte, a tenermi compagnia, ma ogni volta lo reprimevo e fingevo di star ancora dormendo.

Dopo la notte in cui lui e Jongho si erano lasciati non avevamo proferito parola riguardo tutto ciò che era successo, sia del bagno in vasca sia dell'abbraccio che gli avevo dato quella stessa notte. Tutto era tornato alla normalità e ormai la notte dormivamo uno da una parte e uno dall'altra, anche se spesso mi capitava di sfiorarlo e i brividi non perdevano un secondo a formarsi sulla mia pelle.

Non sapevo se io fossi omosessuale o meno, ma una cosa era certa: Hongjoong era la mia eccezione. Mai mi era capitato di sentire certi istinti, come quello di stringerlo a me la notte o come quello di dargli dei baci nei capelli alla mattina. Quando lui se ne andava io mi mettevo sempre nella parte di letto che in poco tempo era diventata sua e lasciavo il viso sul suo cuscino, permettendomi di annusare il suo profumo.

Non avevo mai provato nulla per nessuno, che fosse uomo o donna, e avevo sempre creduto che probabilmente sarei rimasto da solo per il resto della mia vita. Ora però tutte le mie certezze stavano cadendo come foglie da un albero in pieno autunno e speravo soltanto che non venissero spazzate via da una folata di vento.

«Sei pensieroso, stasera.»mi fece notare proprio lui non appena fui tornato dalla visita serale da mio padre per dargli la buonanotte. Io scrollai le spalle e, senza pensarci, iniziai a sbottonarmi la camicia, facendo uscire un bottone alla volta in maniera lenta, per poi sfilarmela e indossare la maglia del pigiama.

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