Capitolo 5

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Quando mi svegliai mi guardai intorno come avevo fatto prima di addormentarmi, ma ero ancora da solo in quella camera.

Aspettai, non sapevo cos'altro fare.
Dopo poco udii dei passi avvicinarsi e il ragazzo riccio entrò nella stanza sorridendo appena mi vide sveglio.

"Allora bellezza, io mi chiamo Harry, tu come ti chiami?" mi chiese sedendosi al mio fianco.

Non risposi, avevo la gola secca dalla paura e comunque non volevo aver niente a che fare questo Harry, speravo solo che mia madre ed i miei amici mi avrebbero trovato presto.

"Dammi il cellulare" mi ordinò incupendosi.

Obbedì e lo guardai mentre lo accendeva, non ebbe nemmeno il bisogno di chiedermi quale fosse il codice siccome ero sempre stato troppo pigro per metterlo.
Non capì cosa stava facendo ma ad un certo punto un sorriso illuminò il suo volto.

"Angelo?"domandò.

Cazzo ha letto i messaggi con mia madre.

"Non è il mio nome, solo mia madre ed il mio migliore amico mi chiamano così" borbottai infastidito.

"Se non mi dici il tuo nome sarò costretto a chiamarti anch'io così".

"Perché sono qui?"domandai invece, sperando di ricevere una risposta.

"Le domande qui le faccio io" disse irritato.
"Comunque il cibo è pronto, andiamo che non ti lascerò morire di fame" disse e mi prese un polso per riportarmi nel soggiorno in cui eravamo prima, ma la sua presa non era come quella che aveva usato le altre volte, era molto più leggera, quasi come se mi stesse sfiorando.
Sul tavolo c'era una tovaglia bianca, con sopra due piatti di brodo e due bicchieri d'acqua.

"Dove l'hai preso il cibo?" domandai sospettoso, quando mi fece sedere.

"Non voglio avvelenarti, stai tranquillo" rispose ridendo.

Non mi fidavo, ma iniziai a mangiare lo stesso, perché cazzo morivo di fame! E stranamente credevo a quel che mi aveva detto.

Mangiammo in silenzio, con solamente il sottofondo della televisione che aveva accesso.
Poi mi riportò dentro in quella camera da letto e una volta dentro chiuse la porta a chiave.
Si appoggiò con le spalle alla porta e incrociò le braccia al petto mentre io andai a sedermi sul letto.

"Come mai non parli?" domandò.

Scherzi?

"L'unica cosa che farei è farti domande che non gradiresti" risposi.

Sorridendo si avvicinò a me, mi fece stendere sul letto e si mise sopra il mio corpo.

"Allora è meglio che stai zitto, angelo" disse.

Mi irrigidì, non so se per la vicinanza del suo corpo al mio o per il fastidio che mi dava quel soprannome pronunciato da lui.
Harry lo notò ed il suo sorriso si allargò maggiormente.

"Che c'è angelo? Ti dà fastidio?" Mi provocò accarezzandomi i capelli con una mano mentre l'altra era premuta sul letto di fianco la mia testa per sorreggersi.

"Smettila" sussurrai.

"Eh? Non ti sento, parla più forte" mi incitò.

"Ho detto che la devi smettere"risposi scandendo bene le parole e guardandolo arrabbiato.

"Mi sa che dobbiamo stabilire delle regole...." disse, alzandosi finalmente da sopra il mio corpo.

Angel ☼ Larry Stylinson Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora