Chi non ha mai visto nascere una dea

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«da piccolino ho sempre abitato a Roma, sono stato l'unico dei miei fratelli a nascere lì, dato che papà in quel periodo lavorava sempre da quelle parti.
Ci sono cresciuto in pratica, avevo ventitré anni quando mi sono trasferito qui per la prima volta, ma ovviamente io a Roma avevo una vita intera.
Credo di averla trascorsa anche in un modo abbastanza.. normale, sai avevo anche moltissimi amici.
Ci ero rimasto molto in contatto, sono davvero ragazzi d'oro, addirittura mio padre approvava che fossimo amici.
Loro non hanno mai avuto imposizioni ovviamente, io da quando mi trasferii qui avevo già la consapevolezza di dovermi sposare da lì a qualche anno, però provai lo stesso a godermi quello che mi rimaneva della mia adolescenza.
A diciott'anni hai la patente, puoi spostarti come vuoi e io a casa non ci stavo quasi mai, stavo tutta l'estate qui con quei miei amici di cui ti parlavo.
Il resto dei mesi lavoravo già con papà e studiavo per l'università, non per altro amavo l'estate.
Riguardo al costume, nel gruppo c'erano anche le ragazze con cui erano fidanzati i miei amici, per qualche giorno stettero anche loro qui, e ricordavo ci fosse ancora un costume»

Jasmine era stata ad ascoltare tutto quel discorso alternando lo sguardo tra le onde del mare in cui si trovava e il viso di lui, stando attenta a non saltare neanche una parte del discorso.
Non sapeva bene cosa dire, si sentiva probabilmente in colpa per averlo in un certo senso portato via dalla sua vita quotidiana, ma fosse stato per lei non sarebbe mai successo.

«però adesso ho te, no?» precisò Niccolò avvicinandosi.

Gli occhi di lei s'illuminarono come se avesse sentito chissà quale suono strabiliante mai ascoltato prima, eppure era solo la sua voce.
Nuotò di qualche metro fino a finire tra le sue braccia, sperava che fosse davvero abbastanza per entrambi, anche se in quel modo tante volte erano limitati.

«un giorno mi porti a Roma?» domandò ancora con il capo nell'incavo del suo collo.

«si, un giorno ti porto a Roma»

Niccolò rispose provando tanti stati d'animo diversi.
Nel caso le parole dette quel giorno a suo padre avesse dovuto metterle in pratica, la prima meta sarebbe stata sicuramente lì.
Il paesino in cui si trovavano era tra il confine Lazio Campania, molto sul mare anche, mentre Roma era ad almeno centocinquanta chilometri.
In una parte di sé sperava di non dover arrivare a tanto, lì Jasmine aveva tutta la sua vita, non voleva togliergliela come se non esistesse altro che lui.
L'avrebbe fatto se ce ne fosse davvero stato bisogno, ma sperava semplicemente di no.

«comunque non so come ho fatto a vivere prima senza mare» esordì lei facendosi spazio tra le onde calme, le quali riflettevano ancora le ultime luci del tramonto.

Niccolò la osservò in silenzio a poca distanza da lei, guardandola aggirarsi come se fosse la persona più felice del mondo, sempre la stessa persona che però gli stava riempiendo così tanto i pensieri da non lasciare neanche un minimo di spazio pe...

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Niccolò la osservò in silenzio a poca distanza da lei, guardandola aggirarsi come se fosse la persona più felice del mondo, sempre la stessa persona che però gli stava riempiendo così tanto i pensieri da non lasciare neanche un minimo di spazio per il resto.
Non era mai stato innamorato davvero, forse si era solo imposto di non farlo, ma in lei ci trovò libertà.
La libertà di proteggerla, di viverla, e forse un giorno non troppo lontano di amarla.
Non ci sperava in un matrimonio per amore, ma forse in quel momento dovette quasi ricredersi.
La guardava ed era indeciso se paragonarla ad una bambina o ad una dea che non aveva nessun'altra rivale in ambito di bellezza, d'intelligenza, di carattere..
Si avvicinò abbracciandola da dietro, e per qualche secondo gli passò un pensiero per la testa.
Poteva condividere quel suo piccolo talento con lei? Poteva davvero farlo?

«ti viene qualche canzone in mente adesso?» le chiese avvicinandosi al suo orecchio.

«no.. non credo almeno»

Attese qualche secondo, poi si decise a scegliere il testo che gli ricordava esattamente quell'istante.

«Guardando quelle gambe muoversi pensò
"È una stella"
Pensava a Fred Astaire»

Lei subito riconobbe le parole della canzone "la nuova stella di Broadway", come avrebbe potuto non farlo.
Amava quella canzone, la ascoltava sempre gli ultimi anni delle superiori, eppure non capì perché Niccolò aveva pensato a quel testo in quel momento.

«E chi non ha mai visto nascere una Dea
Non lo sa che cos'è la felicità» cantò lui più piano, per poi lasciarle un bacio sulla tempia subito dopo.

Jasmine non sapeva se soffermarsi sulla voce mozzafiato del ragazzo o se contenersi dal provare dei brividi per tutto ciò che stava vivendo, improvvisamente si sentì la ragazza più fortunata del mondo.

«Nel cielo blu, il loro nome
Argento fra le stelle
New York, New York
È una scommessa d'amore
Tu chiamami e ti vestirò
Come una stella di Broadway»

Quella strofa la cantarono interamente insieme, portando lo sguardo sul cielo che stava iniziando a diventare di un blu molto scuro per via della notte, mentre intanto le stelle continuavano a sbucare di qua e di là.
Socchiuse gli occhi e si poggiò con la testa all'indietro sul suo petto, sapendo quasi con certezza che avrebbe trovato un punto saldo.

«non sono una dea, neanche una stella, tanto meno una stella di Broadway.
Probabilmente sono solo una bambina rinchiusa dentro questo corpo da ragazza, abbastanza un controsenso dato che non sono mai stata davvero una bambina, ma credo che ci si senta così.
So solo che vorrei tanto essere libera, e forse per la prima volta credo di star vivendo in un modo che non ho mai neanche immaginato»

Si era voltata e non aveva per nulla separato i loro corpi, e infatti pronunciare quelle parole col suo petto incollato al suo torace e i loro visi tanto, troppo vicini, per davvero poco non le permisero di incepparsi col suo discorso.

«voglio fidarmi di te, voglio stare con te per altre motivazioni al di fuori una fede al dito.
Lo so che sono la persona più difficile del mondo, parlo sempre e ho più insicurezze che capelli in testa, ma su mille persone era uno il caso di trovare una persona che potesse farmi vivere, e credo che questo caso mi sia capitato per davvero, o almeno lo spero» concluse in fine trattenendo il respiro per un po'.

Aspettava col cuore in gola che lui rispondesse, che non le dicesse in realtà di non sentire nulla e di essere solo gentile, ci sperava davvero per una volta.
Dopo aver atteso con l'ansia una risposta, sentì all'istante due labbra premere sulle sue.
Non si era neanche resa conto di aver socchiuso gli occhi e ricambiato quel bacio con tutta sé stessa, e più che uno sfiorarsi di corpi, sembrava sentire la sua anima sulla sua, era decisamente diverso.
Era tutto diverso, e se davvero il "per sempre" non esisteva, voleva goderselo quanto più a lungo possibile.

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