"sacrificata" per uno sconosciuto

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«hai un attimo?»

Jasmine sentì due mani posarsi sulle sue spalle e quelle parole sussurrate al suo orecchio, dalla voce riconobbe subito Niccolò.
Ormai era pomeriggio e da ore tutti erano a tavola dopo il pranzo, per lo più la ragazza si limitava a parlare con le sue sorelle e a sentire il vocio di sottofondo provocato da tutta quella gente.
Niccolò era totalmente dall'altra parte della tavola, ma di tanto in tanto buttava l'occhio su di lei per controllare che fosse tutto okay.
In quel momento però, dato che tutti stavano parlando e avevano un po' di tempo, voleva che conoscesse una persona speciale.

«io.. certo, per cosa?»

Il ragazzo le prese una mano e, facendola alzare, la scortò per le scale fino al secondo piano.
Era il momento che stava aspettando con tanta ansia dal giorno prima, e finalmente stava per accadere.
Aprì una porta bianca che conduceva ad una stanza, l'unica in quel corridoio, e ciò che prima vide Jasmine, fu una donna sdraiata sul letto presente nella camera.
Proprio quest'ultima spostò lo sguardo dal libro che aveva tra le mani, e quasi non riuscì a trattenere l'emozione.

«lei.. lei è mia mamma,» le presentò Niccolò incitando la ragazza a farsi avanti.

In quel momento la bionda ci ragionò, e se ci pensava lui non aveva mai parlato di sua madre, tantomeno l'aveva vista al matrimonio il giorno prima.
Si chiedeva perché anche quel giorno non fosse stata presente al pranzo con tutte e due le famiglie, ma non era il momento di chiedere, quindi mise su un sorriso e si avvicinò.
Appena si poggiò anche lei sul letto, la madre di Niccolò non perse un solo secondo per alzarsi col busto e stringerla in un abbraccio.
Jasmine non si aspettava minimamente una conoscenza del genere, quando il giorno prima scambiò le due uniche parole col padre di lui, aveva visto solo uno sguardo ghiacciato e un tono duro, nulla di più.

«come ti chiami cara?» chiese la donna dividendosi e guardandola bene in viso, mentre sul suo c'era un grande sorriso che non intendeva andarsene.

«Jasmine, è un piacere conoscervi» rispose a sua volta lei, tentando di essere il più cordiale e gentile possibile.

«dammi del tu tesoro, io sono Anna e il piacere è tutto mio»

Pochi istanti dopo Anna voltò di poco lo sguardo verso suo figlio, rimasto in piedi vicino al letto.
Strinse anche lui in un abbraccio e sussurrò qualcosa al suo orecchio, tanto che Niccolò lasciò la stanza per lasciarle sole.

«allora, come stai?»

«io.. bene, credo»

«immaginavo, mi fa davvero piacere»

Jasmine rimase un po' confusa da quella affermazione, ormai qualsiasi donna l'avesse vista nelle precedenti ventiquattro ore non faceva che dirle di essere forte e di affrontare quella difficile situazione con un po' di pugno.
Proprio per quella motivazione, la ragazza si ammutolì nel sentire quella frase, non sapeva cosa dire.

«tranquilla cara, non c'è bisogno di mentirmi, so benissimo che non ti è capitato nulla di male come credono tutti, conosco Niccolò più di lui stesso»

In quel momento se lei era rimasta in silenzio, quella volta alzò il capo e rimase con le labbra schiuse.
Non ebbe nemmeno il coraggio di negare, e per un momento le prese il panico tenendo conto che Niccolò le aveva chiesto di non dire nulla a nessuno.

«non era mia intenzione mentirvi, io..»

«lo so tranquilla, come non è tua intenzione mentire a tutto il resto delle persone nel piano inferiore, ma non è nulla che puoi controllare tu bambolina, purtroppo»

La donna sforzò un sorriso malinconico e avvicinò la mano al viso della ragazza, lasciandole una breve carezza sulla guancia.
Jasmine sentì al tatto le mani consumate e molto calde, eppure quel contatto le diede tutt'altro che fastidio, anzi, per la dolcezza messa in quel gesto apprezzò moltissimo.
Anna spostando la mano smosse di poco il velo di lei, e notando di sfuggita una ciocca di capelli chiari, le si illuminarono gli occhi.

«puoi..» chiese osservando, ma Jasmine la bloccò avendo già capito cosa intendesse.

«oh, certo» disse infatti togliendo due forcine per i capelli e sfilando il velo.

Anna era una donna e quindi era liberissima di vedere il suo manto di capelli, e quella si rivelò essere una grande fortuna.
La donna fece passare solo una volta, per non darle fastidio, le mani tra le trame di quei capelli lisci e chiarissimi, ricordandosi quante volte aveva desiderato di farlo anche da giovane.

«anni fa avrei desiderato anche io una figlia femmina, magari con i capelli chiari e belli come i tuoi.. purtroppo non è mai arrivata, ma immagino che avrebbe anche lei avuto un bel manto di capelli scuri» raccontò portando nuovamente lo sguardo su Jasmine.

«ho visto che i fratelli di Niccolò hanno dei figli, Lorenzo dovrebbe averne due femmine e..»

«lo so, sono anni però che preferiscono non vedermi»

Quella frase pronunciata apparentemente con un tono di voce calmo, sembrò esprimere tutto il dolore che Anna portava dentro.
Effettivamente una delle sue nipotine aveva i capelli biondi cenere, ma l'aveva vista solo per pochissimo alla sua nascita, come con gli altri.

«non vorrei forzarla a dire nulla, ma non capisco come non si voglia nelle proprie giornate una persona come lei» disse Jasmine senza mantenere un contatto visivo.

Sapeva che era indubbiamente una prima conoscenza, ma sua mamma non si era mai comportata nello stesso modo con lei.
Da quando si era sposata contro la sua volontà a sedici anni aveva odiato tutto ciò che aveva intorno, faceva ricadere il suo dolore con gli altri, proprio per questo non aveva mai avuto un chissà quale bel rapporto con nessuno dei suoi figli.
Anna al suo contrario, nonostante non avesse avuto la vita facile e felice in cui si spera, aveva come principale obiettivo non far pesare mai il suo umore sulle persone che amava, così come da sempre.

«sei molto gentile Jasmine, se l'età non mi inganna di già dovrei saper riconoscere una persona buona, e sono molto contenta che Niccolò abbia una ragazza così vicino»

In quel momento la bionda si soffermò un po' su quelle parole, e mentre i suoi occhi iniziarono a diventare lucidi, pensò e si chiese se aveva avuto anche lei fortuna o si era semplicemente "sacrificata" per uno sconosciuto.

«ehi piccolina non piangere, vieni qui» disse Anna avvicinandola e abbracciandola, aveva notato che si stava trattenendo dal piangere.

«ascolta, so che per te in questo momento è tutto un grande casino.
Sei ancora molto molto giovane e la tua vita da ieri la trascorrerai ventiquattro ore su ventiquattro con un ragazzo che ancora non conosci, e con cui secondo la tradizione dovresti consumare tante esperienze importanti della tua vita, ma voglio che tu capisca una cosa.
So che è difficile, ma fidati di me, non ci perderai nulla.
Se quel Niccolò con cui hai fatto un giuramento davanti all'altare è il Niccolò che conosco io, nella tua vita le tradizioni saranno come inesistenti.
Ha sempre odiato le regole, non le ha mai seguite se non voleva, e credimi che non vuole rovinarti assolutamente, non lo farebbe con nessuno»

Quelle parole in un certo senso la tirarono un po' su, nessuno le confermava al cento per cento che c'era da fidarsi, ma lei voleva, come aveva sentito non le sarebbe costato nulla.

«poi se proprio devo dirtelo, vedo come ti guarda, non è da nulla»

«come.. come mi guarda?»

«oh beh come.. come se fossi qualcuno più piccolo da proteggere, e poi un uccellino mi ha detto che ti trova bellissima»

«l'uccellino non può chiudere il becco, mamma?» pronunciò una voce divertita alle loro spalle.

Niccolò si chiuse la porta dietro e prese posto sul letto, mente invece Anna ridacchiò per quell'improvvisata.

«oh non fare il permaloso, non ho detto nulla di male, potrei far finire la tua carriera di belloccio in questo momento se volessi»

«meglio di no, grazie»

Jasmine si lasciò sfuggire una risata e abbassò il capo, non si trovava in una brutta atmosfera tutto sommato, non come quella degli ultimi giorni.

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