Hai me adesso e sempre

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«ergastolo.
La pena esposta vale per un omicidio, un altro tentato omicidio che per poco non è stato portato a termine, custodia di armi da fuoco illegali nel nostro paese, e per aver compiuto il tutto durante una pena ancora in corso di cinque anni restanti.
In base poi alle testimonianze, sappiamo anche che durante gli anni scorsi ci sono state minacce e corruzioni da vie esterne, andando oltre ogni tipo di regolamento.
La pena è rivolta solo all'imputato qui di fronte, chiunque sia stato suo complice, riceverà dai cinque ai dieci anni di carcere, saranno poi prese decisioni in base alle situazioni più specifiche.
La sentenza è chiusa»

Per tutto il tribunale si sentì il suono del grande martello sbattere sulla base in legno, e tutti si alzarono dal proprio posto mentre Luca veniva scortato fuori da quattro poliziotti.
Erano passate solo poche ore da quando Niccolò aveva spiegato in modo dettagliato tutta la situazione a Jasmine e poi accennato lo stesso ai suoi amici, poi verso il pomeriggio aveva ricevuto una telefonata dagli stessi poliziotti della sera prima.
Quella sera stessa in tribunale si sarebbe svolta la sentenza riguardo alla pena di Luca, il quale era stato trasportato a Roma perché lì era presente un carcere di massima sicurezza, e da ciò che era successo, doveva essere strettamente necessario.
Così ancora sotto shock dall'accaduto, sia Gabriele che Niccolò e Jasmine si avviarono verso il tribunale per mettere un punto a quella questione per sempre.
Lui si sentì un peso tolto dal petto quando vide quell'essere marciare verso il carcere, senza mai più vedere il mondo esterno per il resto dei suoi giorni.
Non sarebbe mai stato abbastanza, ma era qualcosa.
Sentì una mano di Jasmine posarsi sul suo petto e poi successivamente la sua testa sulla spalla, era l'unica persona che da lui ricevesse un minimo di attenzione; non era colpa sua, ma sua madre, forse la persona più importante della sua vita, era morta e non aveva neanche le forze di rispondere.

«è finita, è finita davvero» disse la ragazza lasciandogli un bacio all'angolo della bocca, per poi voltarsi verso Luca e guardarlo uscire in silenzio.

Lui non rispose, ma strinse un po' di più la presa attorno al suo corpo.
In quelle ore avrebbe potuto facilmente perdere anche lei, era l'unica persona che gli rimaneva, tutto ciò che gli era rimasto in quella vita tanto complicata.
Testimoniare sull'omicidio di sua madre era stato a dir poco straziante, e nonostante fosse evidente che anche Jasmine era a pezzi per l'accaduto, era sempre pronta a sorreggerlo.
In un certo senso si sentiva egoista perché lui non faceva nulla per aiutare il resto delle persone che lo circondavano, non era stato difficile solo per lui, ma non ne aveva le forze.
Al ritorno in macchina guidava Gabriele, i due erano seduti nei posti dietro ancora molto vicini, precisamente la ragazza era poggiata alla spalla di lui e gli teneva forte una mano.

«qua giusto? Pensavo di non ricordare la strada» disse Gabriele parcheggiando davanti ad un cancello enorme.

Jasmine inarcò un sopracciglio, da fuori sembrava una grande casa che le era totalmente sconosciuta, come d'altronde il resto della città.
Scesero tutti e tre dalla macchina e rimase sorpresa quando Gabriele l'abbracciò, Federica era seria quando diceva che Jasmine era una di famiglia nonostante li conoscesse poco.
Il ragazzo fece lo stesso con Niccolò, poi lo osservò afferrare svogliatamente le chiavi del cancello e due valigie dal portabagagli.

«stagli vicino» sussurrò Gabriele alla bionda.

Lei annuì sforzando un mezzo sorriso, la sua mente era proiettata solo ed esclusivamente su di lui, non avrebbe potuto fare altrimenti.
Quando finirono di scaricare le valigie, Niccolò le lasciò davanti ad un grande portone promettendosi di riprenderle in un secondo momento, poi aprì definitivamente quella porta.
Rimetterci piede era come tornare indietro di vent'anni, se ci pensava ancora aveva davanti agli occhi il volto di sua madre che lo rincorreva per la casa giocando a nascondino.

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