Qua con me e basta

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«sì mamma, per fortuna è andata bene la prima lezione, la prossima la ho tra due giorni»

«davvero? E ti piace quello che vogliono farti studiare?»

«si, è una bella facoltà»

Da qualche giorno a quella parte Jasmine aveva ricevuto una delle migliori notizie che potesse mai aspettarsi.
Suo padre non soffriva particolarmente la sua assenza, anzi, non gli era ancora passata l'incazzatura per ciò che aveva fatto Jasmine e probabilmente non gli sarebbe passata ancora per un po', ma sua madre aveva sofferto molto e questa volta anche in un modo molto trasparente.
Continuava a piangere e a chiedergli di poterle parlare, anche se gli aveva "mancato di rispetto" era sempre la sua bambina.
Alla fine il padre di lei conoscendo la forte emotività della moglie le concesse di sentirla, non voleva vederla più in casa sua, ma almeno le concesse quello.
Sua madre cercava sempre di mostrarsi interessata alla sua "nuova vita", per lei era un concetto totalmente diverso, ma se rendeva felice sua figlia allora poteva andar bene.

«mi fa piacere, Niccolò come sta?» chiese la donna subito dopo.

«Nic sta bene e.. a proposito, credo che devo lasciarti»

Jasmine sentì la porta principale aprirsi, e dato che Niccolò era l'unico ad entrare in casa senza bussare, si alzò dalla sedia per raggiungerlo.
Salutò sua madre e poggiò distrattamente il cellulare sul tavolo, per poi alzare lo sguardo.
Invece di togliere sciarpa e cappotto Niccolò aveva appena preso questi ultimi indumenti di Jasmine.

«che fai?» chiese ovvia la ragazza avvicinandosi, ma neanche il tempo di una risposta che lui le avvolse il collo con la sciarpa e le lasciò velocemente un bacio a stampo sulle labbra.

«dobbiamo uscire»

«si ma..»

«dai muoviti altrimenti facciamo tardi e..»

«Niccolò! Sono in ciabatte e ho una tua felpa addosso!»

Il moro tolse la mano dalla maniglia rendendosi conto di averle dato appena il tempo per respirare, effettivamente non l'aveva fatto neanche lui.
Il punto era che aveva molta fretta di mettere piede fuori casa, ma comprendeva che era complicato se Jasmine neanche sapeva quali fossero le sue intenzioni.

«adesso mi preparo e usciamo, ma posso sapere almeno dove dobbiamo andare?» domandò la ragazza liberandosi di quella enorme sciarpa e scostando il cappotto poggiato distrattamente sulle sue spalle, poi fece lo stesso con Niccolò.

Lui rilassò i muscoli tesi mentre Jasmine gli sfilava quegli indumenti pesanti e poi gli portò le braccia a circondargli il collo, non si era reso neanche conto del fatto che aveva appena concluso il primo giorno col suo nuovo lavoro e non aveva neanche dato il tempo alla sua ragazza di chiedergli com'era andata.

«troppe diciottenni innamorate del nuovo prof a scuola?» chiese infatti lei accennando un sorriso, trattenendo poi una risata quando vide anche il suo ragazzo fare un sorriso inaspettato.

«potresti fargli da madre» disse scuotendo la testa divertito, ma era d'altro canto ugualmente serio.

Da una parte ne era anche dispiaciuto, ma Jasmine aveva una maturità che non poteva assolutamente essere alla pari anche solo delle diciottenni a cui da quel momento avrebbe fatto fa professore.
Quelle ragazze avevano la testa proiettata su altro, ed era ovviamente giusto così, vivevano una vita da normalissime diciottenni.
Jasmine invece non aveva mai vissuto quella vita da quando era "bambina", certo le numerose esperienze degli ultimi tempi le stavano ridando la vita che non aveva mai avuto, ma rimanevano tanti segni impressi che non le permettevano purtroppo di essere una semplice e comune diciottenne spaventata dal futuro a breve.

«non mi preoccupo di un paio di adolescenti solo perché nel vecchio ufficio la tua segretaria personale ti stava attaccata ma tu comunque non ci hai fatto nulla... spero?»

«ma chi.. aspe', Serena?»

«ma oh! Quando stavamo insieme da poco mi hai detto che non conoscevi il suo nome!»

Niccolò si ritrovò con le labbra schiuse e le parole morte in bocca, aveva rimosso quel minuscolo particolare in realtà.

«no cioè.. non è che non lo conoscevo, in quel momento non lo ricordavo, ecco» balbettò grattandosi la nuca, ma ormai sgamarlo quando mentiva era molto facile, non era di sua competenza.

«si e ci credo pure»

Jasmine si staccò dalle sue braccia e salì di fretta le scale per arrivare al piano superiore; aveva incrociato le braccia al petto e allungato il passo, lasciando Niccolò con le labbra schiuse e indeciso su cosa fare.

«Jas aspetta, ma perché te la prendi?»

Arrivò appena all'ultimo scalino quando vide la figura di lei sbattersi la porta della sua stanza dietro e chiuderla a chiave, probabilmente non l'aveva neanche sentito.

«apri» disse facendo un paio di colpetti alla porta.

La bionda non rispose, lo fece solo dopo che Niccolò ripetè l'azione un po' più forte.
Aprì la porta lentamente e abbassò di poco il capo per non guardarlo in viso, non sapeva cosa aspettarsi a dirla tutta.

«perché fai così?»

«perché mi hai detto una cazzata»

«ma non era una cazzata.
Quando mi hai chiesto chi fosse per la prima volta ci conoscevamo da tre giorni, non potevo dirti "nessuno, tranquilla", perché per farlo avresti dovuto avere fiducia nei miei confronti, cosa che non avevi.
Poi non ci parlo letteralmente da quando ci conosciamo, mi ero anche dimenticato della sua esistenza, puoi mai ingelosirti per una cazzata del genere?»

«io non sono gelosa!»

Niccolò la osservò per un tempo dai due ai quattro secondi, con quelle labbra serrate, la fronte corrucciata e un'espressione che per quanto s'impegnasse a sembrare arrabbiata, appariva ai suoi occhi solo un'infinita bambina.
Lei sembrò incavolarsi ancora di più appena vide il moro scoppiarle a ridere in faccia, era evidente che fosse gelosa.

«ah no?» disse lui tentando di trattenere le risate.

«no, anzi vacci, tanto sembri trovarti bene con quelle più galline che mai»

Jasmine tentò nuovamente di chiudere la porta della stanza, ma i suoi movimenti furono ostacolati dal suo ragazzo, il quale la avvicinò a se per le braccia e la baciò senza lasciarle aggiungere altro.
Lei fece resistenza per i primi secondi, eppure dopo qualche istante si lasciò andare maledicendo il suo poco autocontrollo quando le loro labbra prendevano contatto.

«dove dovrei andare io?» parlò Niccolò staccandosi un minimo per riprendere fiato, consapevole che ormai non fosse più incazzata come prima.

«da nessuna parte, qua con me e basta»

In quei semplicissimi momenti che nessuno avrebbe probabilmente notato, lui ci vedeva un'infinita bambina che cercava un posto sicuro in sole due braccia.
Una bambina che esprimeva le sue emozioni magari con le labbra imbronciste o uno sguardo che ad occhi esterni era indecifrabile; eppure quei piccoli gesti per Niccolò erano una quotidianità a cui non sapeva fare a meno, lo facevano sentire a casa come niente.
Pensare che il mondo poteva crollare e la sua piccola stella sarebbe sempre rimasta lì con i suoi modi, con il suo caratterino ed il suo amore gli dava una forza mai provata in tutti quegli anni della sua vita.
Interruppe piano quel bacio sentendone subito la mancanza, ma avevano già fatto più tardi del dovuto.

«ti va bene con me, ma da un'altra parte?» domandò spostando qualche ciocca dei suoi capelli chiari all'indietro.

«voglio proprio sapere cosa ti mette tutta questa fretta guarda»

La ragazza scosse la testa divertita e si chiuse nuovamente in camera, questa volta solo per prepararsi.

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