5. Cartapesta

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Non vedere Chat Noir presentarsi alla sua finestra neanche il giorno seguente, fece sentire Marinette più sollevata. Aveva la sensazione che stargli troppo vicina, parlargli, avrebbe rotto una barriera che stava cercando di tenere in piedi a tutti i costi. Senza contare che Ladybug aveva notato una certa reticenza da parte del supereroe nel confidarle ciò che lo tormentava e non avrebbe mai voluto che lo dicesse a Marinette, sarebbe stato un inganno di cui non voleva essere partecipe.

La cosa strana, fu che dopo aver dato buca a Marinette, Adrien non andò neanche a scuola. Aveva spento il cellulare e sembrava irreperibile in ogni maniera. Nemmeno Nino e Chloé sapevano niente e quell'assenza ingiustificata li preoccupò.

«Dopo scuola gli porto i compiti» le informò Nino, sperando con quella scusa di informarsi sulla sua situazione.

«Non ti ricordi più del nostro impegno?» ammiccò Alya guardando il fidanzato, molto confuso e preoccupato per la risposta da darle. «I compiti ad Adrien li porterà Marinette. In fondo, come rappresentante di classe, è suo dovere».

«Non credo che questo rientri nei miei doveri» si oppose Marinette che, dopo la giornata all'acquario, non si era più ritrovata da sola con lui, troppo presa dai suoi impegni e doveri e dall'idea di voler accantonare i suoi sentimenti, ne aveva parlato a lungo con Alya, la sua amica aveva tanto insistito, perché non si arrendesse, ma non era riuscita a farle cambiare idea, anche se era chiaro che i sentimenti di Marinette fossero ancora veri e forti e non avrebbe mai permesso che appassissero facendo tornare la sua migliore amica in quel tunnel oscuro da cui l'aveva ripescata.

«Se non puoi, posso chiedere a Lila» la punzecchiò Alya.

Bastò quello per convincere Marinette.

Tra le parole e i fatti, però, c'era un oceano. Il cancello di casa Agreste non si aprì e Marinette dovette infilare i compiti nella cassetta della posta. Aveva provato ancora una volta a chiamare Adrien, ma nulla, perché il suo cellulare continuava a essere spento.

Preoccupata da quel comportamento che non era da Adrien, la ragazza si convinse a trasformarsi per controllare che lui fosse, quantomeno, a casa e in salute.

Appollaiata sul tetto di fronte alla vetrata di camera sua, nascosta dietro a un comignolo Ladybug vide Adrien seduto al pianoforte intento a eseguire un brano estremamente triste che le fece sentire un pesante macigno sul petto. Rimase lì ferma pe un po' a osservare quel ragazzo sempre così solare avvolto dall'aura grigia domandandosi cosa potesse essergli accaduto di tanto terribile.

°°°

Per la prima volta Adrien si era rifiutato di andare a scuola, stava bene, ma gli eventi dei giorni precedenti e l'anniversario che cadeva in quel giorno, l'avevano portato a dormire male, svegliandosi stanco e spossato, anzi in un primo momento gli era sembrato di essersi preso l'influenza che stava già mettendo a letto molti compagni di scuola. Aveva scoperto di non avere febbre e aveva dedotto che passare il compleanno della mamma senza la mamma sarebbe stato più triste di quanto immaginasse. Nemmeno l'anniversario della sua scomparsa era stato tanto doloroso, forse perché Felix e zia Amelie erano con lui.

Quel cielo grigio pronto a esplodere era l'esatta rappresentazione del suo stato d'animo.

La ragazza di cui si era innamorato, lo ricambiava, ma solo in parte e l'unica persona che era sempre riuscita a fargli fare chiarezza non c'era più e quel giorno avrebbe dovuto festeggiare i suoi 36 anni.

Era triste, era doloroso. Sua madre non c'era più, suo padre passava gran parte del suo tempo a lavorare e Nathalie sembrava sparita quasi del tutto. Se non fosse stato per l'autista che lo accompagnava a scuola, Adrien avrebbe creduto di vivere da solo con Plagg tra quelle immense mura. Sorrise con amarezza alzando lo sguardo sulla foto di Emilie, ripensò alle feste grandiose che organizzavano, ai regali che lui confezionava per lei, alle sculture di cartapesta dalle discutibili sembianze, come quella che aveva realizzato quell'anno per tenere viva la tradizione.

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