7. Amici unici

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«Ladybug!» la chiamò a gran voce Chat Noir, inseguendo la sua amica tra i tetti. «Aspettami!»

Fu veramente difficile starle dietro, ma alla fine Marinette si fermò e gli permise di raggiungerla.

«Mi ha incastrata» fu la prima cosa che gli disse, non appena lo sentì accanto a lei.

«Lo so» sospirò affranto e dispiaciuto per lei.

«Nessuno mi crede... nemmeno tu» continuò.

«Io ti credo!» si sbrigò a confortarla. «Solo che... io non ho visto niente» fu costretto ad ammettere, per quanto avesse voluto aiutarla e difenderla, non poteva mentire a sua volta. Come se non bastasse, i loro dispositivi li avvisarono della notifica del notiziario in cui Nadja informava i cittadini di quanto accaduto quel giorno e intervistava Lila facendo, così, accrescere ulteriormente la rabbia della ragazza che si sentiva profondamente presa in giro e umiliata. Dopo tutte le akuma che aveva sconfitto e le persone che aveva salvato, era bastato un piccolo errore orchestrato da quella vipera, per metterla in cattiva luce agli occhi dell'intera città.

«Calmati Ladybug, per favore. Prima che...»

«Cosa? Prima che diventi una vittima di Papillombre a mia volta?» completò la sua frase. «Che lo faccia! Dimostrerei a tutti quanto è difficile liberarsi da un'akuma!»

«Ma non ne vale la pena...» mormorò Chat Noir, triste e impotente di fronte al malessere causato da quella ragazza spregevole, prima a Marinette e poi a Ladybug.

Papillombre seguiva per filo e per segno il piano messo a punto con Lila. Era stato tentato di sfruttare la rabbia e la frustrazione di Ladybug, ma aveva preferito non uscire dai binari e seguire quella ragazza che l'aveva portato dove mai nessuno era arrivato.

Lila si allontanò dai giornalisti e ruppe il suo orecchino in cui era contenuta la vera akuma, rimuovendo con essa, tutte le sue illusioni, tra cui la moltitudine di persone riunite per assistere alla disfatta di Ladybug.

L'akuma ancora nera si librò nell'aria andando a posarsi sulla cima della Tour Eiffel, moltiplicandosi sotto gli occhi di tutti, attirando anche l'attenzione dei supereroi ancora fermi sul tetto a parlare e pensare a come aveva fatto Lila a metterli nel sacco. Quelle centinaia di akuma che si sparpagliarono per la città, furono la loro risposta.

«Ci ha ingannati fin dall'inizio» constatò Chat Noir.

«È colpa mia, avrei dovuto prevederlo!» andò nel panico, Ladybug che d'un tratto si sentì di nuovo quell'eroina imbranata che aveva appena ricevuto il miraculous e non aveva idea di come usarlo, ma non c'era più un Guardiano su cui fare affidamento, perché lei era la nuova Guardiana.

«Non è colpa tua» la fermò subito Chat Noir, prendendola per le spalle. Lila non voleva solo minare la fiducia dei parigini in lei, ma anche la fiducia di Ladybug in se stessa e quello, Adrien, non l'avrebbe mai permesso. Avrebbe voluto incitarla a lottare contro quell'esercito di Lila, ma non avevano più tempo.

«Cerchiamo un posto per nasconderci e ricaricare i nostri kwami. Studieremo un piano d'attacco» la prese per mano, Chat Noir, incitandola a seguirlo fino ad un vecchio magazzino abbandonato.

Si divisero appena in tempo nascondendosi agli opposti di un paravento di carta contro cui si lasciarono cadere, trovandosi schiena contro schiena.

Rimasero in silenzio, mentre i loro kwami si rifocillavano con biscottini e camembert, entrambi persi nei loro pensieri.

Adrien, mettendo il telefono in muto per non preoccupare ulteriormente la sua Ladybug che aveva bisogno di riposare, seguì la situazione in città, le akuma si erano moltiplicate e avevano infettato gran parte dei parigini che avevano preso le sembianze di Volpina, già tornata all'attacco e pronta a comandarle tutte.

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