20. Cataclisma

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Adrien era ancora confuso, l'impatto tra i loro poteri non l'aveva lasciato indenne e quando aveva visto Ladybug sopra di lui non aveva trovato la forza per ribellarsi. Aveva sentito la scarica elettrica pizzicargli la pelle e poi era stato il buio più assoluto.

Si era ritrovato a vagare nei meandri nella sua mente, a pensare alla sua vita, alla sua infanzia, ai suoi genitori e a quanto era felice. Li amava e fin da piccolo aveva sempre cercato di renderli fieri di lui, era sempre stato un bravo bambino, anche a costo di rinunciare a tutto ciò che avrebbe desiderato fare. Anche quando la mamma era scomparsa, Adrien si era dato da fare per non deludere suo padre, sebbene l'istinto di voler essere un normale ragazzo di 14 anni l'avesse spesso portato a disobbedirgli. Erano poi arrivati Plagg e Ladybug nella sua vita e aveva scoperto un altro tipo di amore, altri sentimenti diversi da quelli che aveva sempre provato per la sua famiglia.

E poi tutto era precipitato.

Aveva freddo, si sentiva stanco e spossato. Sentiva di dover reagire, doveva combattere per... per che cosa? Cos'aveva da perdere? Sua madre era chiusa in una teca, priva di vita, suo padre aveva devastato l'intera città per salvarla e la ragazza che amava l'aveva messo in bilico su quel baratro e gli stava tendendo una mano verso l'oscurità.

Perché non lasciarsi andare? Perché non afferrare quella mano tesa e buttarsi? Sarebbe stato con lei e a modo loro sarebbero stati felici, insieme. Perché non lasciarsi andare e permetterle di ottenere ciò che voleva realmente?

Senza nulla a cui aggrapparsi, Adrien si lasciò andare precipitando nell'oscurità.

Era la cosa giusta da fare, l'epilogo migliore per quella storia. Lasciandosi andare, abbracciato da quel manto di oscurità, iniziò a sentire il dolore affievolirsi un po' alla volta fino a non sentire più nulla al di fuori di pace e tranquillità. Stava bene, tra le braccia della sua amata Ladybug era finalmente in pace. Aveva le mani fredde e il petto immobile, ma stare accanto a lei era ciò che aveva sempre desiderato, nessun pensiero, nessuna fastidiosa voce che gridava insistentemente il suo nome, niente battaglie, aspettative, obblighi. Solo Adrien e Ladybug.

Dopo una vita passata a soffrire, rinchiuso in quella gabbia dorata senza più quell'unico raggio di sole che aveva sempre riempito le sue giornate, la mamma, finalmente aveva trovato la pace. Niente più tristezza, solitudine e indifferenza. Eppure, Adrien era già fuggito da tutto quello e aveva finito per incontrare la ragazza che gli aveva rubato il cuore: la bella eroina, la dolce compagna di classe, la straordinaria ragazza che era Marinette, ma anche lei aveva finito per abbandonarlo.

Oppure no. In fondo al cuore, anche lei ricambiava i suoi sentimenti e lo stava invitando a seguirla, voleva stare con lui.
Eppure Adrien sentiva che qualcosa non andava.

Perché?

"Lasciati andare. È il tuo destino".
La sentì mormorare nella sua mente.

Certo, il loro destino era stare insieme, era sempre stato, ma non in quel modo.

Si erano finalmente trovati, perché rinchiudersi in quella bolla di oscurità, correndo il rischio di perdere tutto per esprimere un desiderio che non avrebbe dovuto avere senso di esistere?

Adrien aprì lentamente gli occhi osservando l'oscurità attorno a sé.
C'era qualcosa che non andava, sentiva un piccolo fastidio, come un sassolino, un peso nel petto che lo stava mettendo a disagio.

"Fidati di me, Adrien. Finalmente potremo stare insieme". Lo rassicurò lei accarezzandogli i capelli biondi, perché tornasse ad accoccolarsi contro il suo petto freddo e immobile. Adrien si sarebbe lasciato sprofondare molto volentieri, di nuovo in quell'abbraccio, se una seconda voce nella sua testa non l'avesse afferrato impedendogli di sprofondare ancora.

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