3.Incantatrice

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Parigi era di nuovo nel caos, la gente sembrava come impazzita. Le persone si rincorrevano e fuggivano le une dalle altre e gli eroi parigini si ritrovarono costretti a districarsi tra l'akumizzato da inseguire e l'impedire alle persone di farsi male nel loro folle inseguimento.

«Ladybug, attenta!» urlò Chat Noir lanciandosi sulla ragazza, impegnata a mettere al sicuro una donna inseguita da un intero gruppo di persone finite nel giogo del nemico, divenuta il nuovo bersaglio del raggio rosa diretto su di lei.
I due rotolarono sull'asfalto, balzando in piedi non appena riuscirono a riprendere il controllo di loro stessi.
«Grazie, Micetto» disse Ladybug, tornando subito all'attacco saltando tra i tetti di Parigi.
Sembrava più nervosa del solito, non le interessava davvero l'akumizzato, ma la sua preda.

«Stai calma, è al sicuro» la rincuorò Chat Noir.
«E tu come lo sai?».
Non poteva dirle che lo sapeva, perché lui era lì, ma se l'avesse lasciata arrivare a Villa Agreste, non avrebbe trovato Adrien in camera sua e la preoccupazione sarebbe aumentata.
Doveva inventarsi qualcosa.
«Beh, lo so, perché l'ho portato io al sicuro».

A quel punto Ladybug si fermò. Se Chat Noir le dava la certezza di aver messo Adrien al riparo, sarebbe stato rischioso andare a cercarlo, l'avrebbe esposto inutilmente al suo inseguitore.
Decisi a catturare l'akuma, cominciarono a guardarsi intorno in cerca della nuova vittima di Papillombre.
Era la terza volta quella settimana, che una delle sue vittime prendeva di mira Adrien, ma questa sembrava più agguerrita che mai.

«Non preoccuparti Milady, se l'Incantatrice dovesse colpirmi, tu saresti la sola che guarderei», cinguettò, come sempre, Chat Noir innescando una dolce risata nella sua compagna.
«Avrei potuto guardarti io così, se prima non mi avessi salvata», ribatté stando al gioco, mentre con lo sguardo cercavano la loro nemica.
«Ma non sarebbe stato lo stesso. Voglio conquistarti con le mie forze, non per mano di un incantesimo», le confidò a cuore aperto, fiero più che mai dei suoi sentimenti e dei suoi buoni propositi. Così tanto che per un momento Marinette vacillò e si voltò a guardarlo sorpresa. Con tutte le sue battute e la sua eccentricità, a volte si dimenticava di quanto fossero veri e profondi i sentimenti di quel ragazzo per lei.
Si sentiva lusingata ad essere protagonista di tante attenzioni, ma anche in colpa nel non poterlo ricambiare.

Ben presto, la famosa Incantatrice si mostrò a loro vaneggiando sul suo amore per il bellissimo Adrien Agreste, decisa a sbarazzarsi dei due supereroi incantandoli con il suo raggio ipnotico che li avrebbe fatti innamorare della prima persona che avrebbero guardato.
Era quello il suo piano: colpire Adrien e farlo innamorare di lei al primo sguardo, ma fino a quel momento non era riuscita a trovarlo e nel frattempo si era scagliata su tutta Parigi scatenando il panico, così da non avere altre rivali in amore.

«Non è così che funziona l'amore!» la ammonì Ladybug. «Non puoi obbligare una persona ad amarti con incantesimi e sotterfugi». E lei lo sapeva bene, l'amore non si poteva controllare. Per lei Adrien non era una semplice cotta, era entrato nella sua vita come un fulmine a ciel sereno, inaspettato e incredibile, così irruento da farle battere il cuore così forte da far male. Sapeva benissimo che il ragazzo amava un'altra, ma nonostante questo non riusciva a cancellare i suoi sentimenti, a voltare pagina. Non ancora, almeno.

Ci aveva provato e aveva ferito un altro ragazzo a cui teneva molto. Aveva fatto l'amara scoperta di quanto fosse difficile conciliare la sua doppia vita e il suo nuovo ruolo di Guardiana. Eppure, vederlo ogni giorno, pur sapendo di non poterlo avere faceva male. Faceva un male tremendo, ma era un dolore che avrebbe curato solo il tempo. Gli augurava tutta la felicità del mondo con quella ragazza, ma una piccola parte di lei continuava a sperare che un giorno si sarebbe accorto di Marinette cominciando a considerarla più di un'amica e lei di poter finalmente accantonare le sue responsabilità per dedicarsi alla sua routine da comune adolescente.

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