12. Verità

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«Ma...mamma...» mormorò, con la voce strozzata, Adrien osservando la donna nella bara dal coperchio di vetro di fronte a lui, immersa nella natura apparentemente incolta e con un'espressione rilassata a illuminarle quel viso pallido.
Adrien era sconvolto, rimase paralizzato di fronte a quella tremenda rivelazione, ma dovette  voltarsi quando udì il gemito di Marinette alle sue spalle, sotto scacco di Papillombre che le puntava la lama alla gola, tenendola ben stretta a sé.

«Dammi il miraculous Chat Noir, o puoi dire addio alla tua amata» lo minacciò premendo il dorso della lama sulla pelle nuda del collo della ragazza.
«Chat Noir non farlo» si oppose lei affondando le unghie nel braccio di Papillombre, senza ottenere alcun risultato.

Adrien sentì improvvisamente il mondo vorticare troppo velocemente intorno a lui, il cuore iniziò a battergli all'impazzata facendogli girare la testa, i pensieri si erano ridotti a una nebbia confusa, non sapeva che fare e cosa dire. Lasciò vagare lo sguardo da Marinette a sua madre senza sapere più cosa stesse succedendo. La stessa Marinette, seguito lo sguardo di Chat Noir, alla vista della donna che riposava beatamente in quella bara di vetro si spaventò riconoscendola all'istante. A villa Agreste c'erano molte sue foto, l'aveva vista in un quadro, nelle foto in camera di Adrien, in quel film, ricordava il suo nome.

«Emilie...» mormorò lasciando la presa sul braccio del suo sequestratore.
«Perché lei è qui?» trovò il coraggio di chiedere Chat Noir facendo forza sulle gambe per alzarsi e guardare l'uomo negli occhi.
Papillombre non fece in tempo a formulare una risposta, che l'anello del gatto nero di Adrien suonò l'ultimo rintocco trasformandolo.

Marinette si rifiutò di guardare, dopo tutto quello che era successo, non avrebbe sopportato di vedere anche il vero volto di Chat Noir, ma dovette farlo quando sentì una risata nervosa sfuggire dalla bocca del suo nemico che ancora la teneva in ostaggio.

«Allora non mi ero sbagliato. Sei sempre stato tu» disse sostenendo lo sguardo di Adrien, dritto davanti a lui e senza il minimo timore di mostrarsi in volto, serio e in attesa di risposte.

Marinette avvertì un gran silenzio dopo le ultime parole di Papillombre e una forte tensione, l'istinto le disse di aprire gli occhi e ciò che vide davanti a sé le procurò uno shock maggiore di quanto si sarebbe mai aspettata: Adrien era lì, dove prima c'era Chat Noir.

Aveva ragione.

Si era innamorata due volte dello stesso ragazzo.

Incrociato il suo sguardo gli occhi di Adrien persero il loro fervore, la guardó con spavento, timoroso e vergognoso di mostrarsi a lei senza la maschera.
Denudato della protezione del suo costume da eroe che celava la sua identità, Adrien chinò il capo spiando la sua compagna dal basso verso l'altro attraverso i ciuffi biondi e spettinati che gli erano caduti sul viso. Avendo respinto Adrien, non poteva che aspettarsi delusione da parte sua, Marinette doveva sentirsi ingannata e presa in giro da lui. La vide crollare, le braccia smisero di opporsi alla stretta del loro nemico cadendo pesanti lungo i fianchi, mentre le ginocchia cedettero sotto al suo peso costringendo il suo sequestratore ad aumentare la presa intorno alle sue spalle per sorreggerla.

Si osservarono in silenzio, a lungo, mortificati l'una verso l'altro.
Forse in un'altra circostanza le cose sarebbero andate diversamente, avrebbero riso della situazione, pianto, gridato, forse si sarebbero perfino insultati a vicenda. Si sarebbero lasciati andare alle emozioni, ma in quel momento, nel covo del loro nemico e di fronte a mille domande senza risposta, tormentati dalle situazioni che loro stessi avevano creato, tutto parve crollare.

«Toccante» li schernì Papillombre strattonando la ragazza che poco a poco stava scivolando dalla sua presa, tornando a fare pressione con la lama sulla sua pelle arrivando a graffiarla. Marinette sanguinò e un rivolo di sangue disegnò la linea del suo collo fino all'incavo della clavicola per poi venire assorbito dal tessuto bianco della maglietta. «Basta giocare, Adrien dammi l'anello. Scegli, la tua amata o il tuo miraculous» gli intimò, mostrandogli che non scherzava.

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