CAPITOLO 5

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Le mi rispose con gli occhi spalancati di dubbi e paure: <<Non lo so, non me ne ha mai parlato, non lo so, non ne ho idea, non lo so...>> comincia a delirare.

<<Britt, tranquilla, era una supposizione, magari non succede>>

<<Lo spero>> riesco a sentirla molto piano, perché parla quando suona la campana. Usciamo insieme da scuola. Lei ha finito il turno, ed io non pranzo quasi mai a scuola. Decidiamo di raggiungere Jennifer, l'andiamo a prendere noi in ospedale.

<<Meno male che Mark non è andato a prendere Jennifer. Fidati, Naya, è una brutta persona>>

<<Oh, ci credo>>

Entriamo dalla porta principale, informiamo la segretaria che andiamo a prendere Jennifer Collins, ma lei dice: <<La signora Jennifer Collins è uscita un'ora fa, l'ha presa suo marito>>

<<Cos...>>

Brittany stava per dire un sacco di parolacce, allora le ho tappato la bocca.

Ho detto solo: <<Va bene, grazie>> siamo uscite.

<<Non ci posso credere, ha colpito ancora>>

<<Sì, Britt, ma io ho paura di un'altra cosa. Se sono a casa da soli... >>

<<Potrebbe succedere qualsiasi cosa>> diciamo all'unisono.

Saliamo in macchina di Brittany, andiamo verso l'abitazione della signora Collins. Arrivati davanti la porta rossa di legno in stile inglese, bussiamo, ma non al campanello. Battiamo le nostre mani sulla sagoma rossa. Ci apre Jennifer, molto giù di morale, ma quando ci vede, copre la tristezza con un grande sorriso.

<<Ragazze, che ci fate qui?>>

<<Ti ha preso Mark?>>

<<Sì, grazie per avermi aiutato. Naya? Come è andata la seduta con Brittany?>>

<<Ah, ma allora lei lo sapeva. Comunque, bene, almeno credo. Chiediamolo alla vittima>>

Brittany risponde sorridendo: <<Molto bene, guarda che ti ruba il lavoro>>

<<Allora ti dovrò licenziare>> dice Jennifer "felice".

Cala il silenzio e Britt chiede: <<Tutto bene?>>

<<Sì>>

<<Sicura?>>

<<Sì, sì, sicuro, sì, sì>>

<<Dillo un'altra volta e ti credo>>

<<...>> non dice niente.

Non andava per niente bene.

Brittany dice qualcosa all'orecchio di Jennifer, lei annuisce, Britt rimane a bocca aperta, poi mi prende per mano e mi porta in macchina. Jennifer prende il cappotto quasi piangendo, le chiavi ed una piccola valigetta azzurra. Ci mettiamo in macchina, che comincia subito a correre lontano da quella casa.

Britt introduce un discorso: <<Quindi è vero, è come pensavamo>>

<<L'ha picchiata?>> Urlo schietta.

<<In tutto due volte, mi aveva promesso che non sarebbe più successo>>

Mi misi a piangere, ma non rumorosamente, molto in disparte, soltanto che Jennifer era seduta accanto a me. Mi ha guardata, rassicurandomi: <<Tranquilla, Naya. Sto uscendo con voi da questo inferno>> mi tocca la spalla, scovando l'enorme livido viola.

<<Naya, ma cos'hai qui? Chi ti ha fatto del male?>>

Non sapevo cosa dire, ma trovai la forza: <<Camminavo per i corridoi, ed un bullo mi ha spinto sugli armadietti, niente di che>> riuscii a dire singhiozzando.

<<Chi?>>

<<Baldric Wiedemann, il bullo più "pericoloso" della scuola>>

<<Ne vuoi parlare?>>

<<No, no, sto bene>>

<<Come vuoi tu, se vuoi mi trovi sempre disponibile. Starò a casa di Brittany>>

<<Almeno sarà al sicuro>> ho continuato a dire piangendo. Anche lei piangeva. Piangevamo tutte. Ad un certo punto la macchina si ferma davanti casa mia. Saluto Britt con la mano, Jennifer con un abbraccio, lei ricambia. Entro in casa asciugandomi le lacrime, meno male che i miei non se ne sono accorti. Mi vergogno molto, anche se è per una giusta causa.

CHIAMAMI PURE MAMMADove le storie prendono vita. Scoprilo ora