Oggi è il giorno del trasferimento. Jenn… mamma, deve sistemare le sue cose nella nostra casa. La vedo scendere dalle scale di casa di Britt: <<Amore, mi aiuti con questo scatolone?>>
<<Ovvio, mamma>>
<<Ripetilo>>
<<Mamma>>
Ci mettiamo a ridere. Prendo lo scatolone che aveva in mano, in effetti è davvero pesante, ma faccio quella forte. Ci abbiamo messo un pomeriggio a spostare tutte le sue cose nell’altra casa, ma, alla fine, siamo state meglio. Lei si è posizionata nella stanza dei miei.
Quella sera abbiamo ordinato la pizza, e l’abbiamo mangiata con Britt, che ripete da ventisette ore consecutive: <<Ma quindi, adesso, siete madre e figlia?>>
<<Sì, Britt>>
<<Ma, davvero?>>
<<Neanche noi ci crediamo, Britt, ma è così>>
<<Non state scherzando, vero?>>
<<Britt!>>
<<Va bene, la smetto, va bene>>
<<Finalmente>>
<<Un’ultima cosa>>
<<Sì, Britt, è davvero mia figlia, ed è bellissimo>>
<<Non volevo richiedervelo, volevo fare un discorso, che non ho fatto ieri, perché mi vergognavo: allora, mi ricordo ancora la prima volta che ci siamo incontrate. Io e Jenn ci siamo conosciute a scuola, poi voi due, e poi tutte insieme. Adesso le mie due migliori amiche sono innamorate, ma come madre e figlia. Sinceramente sono molto contenta, però ho una domanda: ma se io mi sento sorella di Naya, allora, Jenn è mia madre?>> interrompe tutto un bel discorso con una domanda così… inutile.
Nessuno ha risposto, nessuno ha voluto.
Quando Britt se n’è andata, siamo rimaste solo io e mia mamma. Ci sono abituata a rimanere sola con lei, ma oggi è diverso. Ci mettiamo il pigiama ed andiamo a letto. Eravamo tutte e due nel lettone, solo noi due.
<<Mamma?>>
<<Sì? Figlia>> calca la parola “figlia”.
<<Allora, madre, – la prendo in giro – com’è stato il secondo giorno da mamma?>>
<<Di male in peggio>> sorride, lo faccio anche io.
<<Concordo>>
<<Una domanda>>
<<Sì?>>
<<Secondo te sarò una brava mamma?>>
<<No, – lascio suspence – lo sei già>>
Il suo viso disegna un’espressione di sollievo.
<<Io già mi sono abituata a chiamarti “figlia”, o “amore”. Tu?>>
<<Non ancora, ma non vuol dire che non ti voglia bene>>
<<Vuoi una dichiarazione ufficiale?>>
<<Sono curiosa, vai avanti>>
<<Io, Jennifer Collins, dico a te, Naya Williams, la cosa che vorrei più al mondo: chiamami pure mamma>>.
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CHIAMAMI PURE MAMMA
Teen FictionSono una ragazza molto introversa con alcune persone, ma con altre sono diversa, quasi non mi riconosco. Sono arrivata in questa nuova città, così fredda e cupa, ma solo una persona riesce a far splendere il sole: Jennifer Collins, la mia consulente...