CAPITOLO 23

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Sono passati cinque anni, cinque anni difficili. Tutti i miei ex compagni, all’inizio, mi dovevano distruggere con frasi del tipo: “non è la tua vera madre”, “porti sfiga, non ti ci affezionare, morirà anche lei”. Mi hanno ammazzato tante volte con queste parole poco opportune, ma mia madre mi è sempre stata accanto.
Oggi è il mio compleanno, il mio ventesimo compleanno. Questo è un festeggiamento un po’ diverso da quello di cinque anni fa: c’è la torta che voglio, la cheesecake, la mia preferita, dei regali fantastici, un’amica fantastica, Brittany Stewart, ed una madre fantastica. Ho tutto quello che voglio.
Sono entrata all’università per diventare consulente scolastica, proprio come mia madre. Vorrei intraprendere i suoi passi, e, magari, trovare una come me, ma non per averla come figlia.
Ho deciso di essere come mia madre, perché lei è la migliore persona che abbia mai incontrato, e le vorrei dare tante soddisfazioni.
Ho un ragazzo da quattro anni, di nome Edwyn Matthews, una migliore amica di nome Valerie, che adesso è mia sorella. Jennifer Collins, la fantastica mamma, ha adottato anche lei, e non mi dispiace. Valerie viveva con altri ragazzi maggiorenni vicino la scuola. Mia madre l’ha salvata, in poche parole. Anche lei ha voluto cambiare nome: Velerie Collins. Valerie sta studiando per diventare ballerina, all’accademia più prestigiosa di questa città: la Lawrenson Academy.
Britt non lavora più da segretaria, ora fa la fotografa, il suo più grande sogno. Ha aperto una scuola di fotografia, adesso è la migliore insegnante della città.
Tutti, da diversi anni, stanno realizzando quello che ritenevano impossibile da raggiungere, come se fosse il cielo, ma hanno capito che basta un piccolo sforzo, basta alzarsi in punta di piedi e trovare l’equilibrio. Tutti, tranne mia madre.
<<Mamma, perché non vuoi provare a realizzare qualche tuo sogno nel cassetto? Lo stanno facendo tutti, attorno a noi, persino io>>
<<Ho già tutto quello che desidero, non mi serve>>
<<Ma, invece, sì. Oltre che a realizzare un tuo sogno, ti realizzerai interiormente>>
<<Chi te l’ha detto? Britt?>>
<<Sì…>>
<<Non vuoi raggiungere il successo che desideri?>>
<<Avere una figlia come te, è davvero il successo più grande della mia vita… dai, vieni qui>> mi abbraccia calorosamente, con un po’ di malinconia.
<<…E poi ho già il mio lavoro, che riempie quel vuoto che tu non colmi. Il lavoro mi rende felice, libera ed indipendente>>
<<Non ti sto chiedendo di lasciare il lavoro, assolutamente>>
<<Ho già i miei ragazzi, tengo tanto a loro. Hanno bisogno di me, quanto io di loro. Devo stare dove sono, se sono felice>>
<<Se ti rende felice, puoi fare tutto>>
<<Avrei voluto fare la maestra. Magari posso fare da maestra a te>>
<<Una buona madre vale più di mille maestre>>
<<Dove l’hai letta questa?>>
<<Poco fa, in un libro>>
<<Mi piace, l’hai sfociata nel momento giusto. E, cos’altro dice?>>
Prima di parlare, mi allontano, tossisco per schiarirmi la gola, lo faccio in un modo molto teatrale. Mi metto in una posizione fredda e rigida: <<Siamo nati dall'amore di nostra madre. Poverino chi perde sua madre, perché perde un'anima che lo può proteggere, e il custodirlo ininterrottamente. Nessun dono può mai uguagliare, a tua madre, il suo dono per te: solamente la tua vita. Soltanto una madre sa che cosa vuol dire essere legato ed essere felice per l’anima da lei generata, o da lei protetta. Una madre sa davvero quello che vuole per la sua ragione di vita. Solo una madre sa davvero che non bisogna DNA, ma amore. Un figlio sarà la sua vera anima gemella>>
<<Beh, non può avere più ragione, chi è lo scrittore>>
<<Oh, non te lo dico, so che lo cercherai per leggerlo>>
<<Ovvio, dai, dimmelo, chi è lo scrittore ed inventore di queste frasi così vere?>>
<<È una donna>>
<<Allora, chi?>>
<<Io. Sì, sono io. Sto scrivendo qualche opuscolo per i miei futuri ragazzi da aiutare>>
<<Voglio leggerli tutti. – si avvicina – Sarai una brava seconda mamma per loro, come io ho fatto per te>>
<<Una domanda, hai mai scritto qualcosa per tua madre?>>
<<Sì, ma l’ho conclusa troppo presto>>
<<In che senso?>>
<<Avevo scritto, da piccola, cinque anni, quello che avrei detto a mia madre nel futuro>>
<<Voglio leggerla, per favore>>
Cerchiamo per circa dieci minuti un foglio introvabile, ma, alla fine, si trovava nel suo cassetto della scrivania: <<Su, leggilo>>
<<Va bene: “a cinque anni: mamma, ti amo. A dieci anni: mamma, ho bisogno di te. A sedici anni: mamma, sei noiosa. A diciotto anni: voglio andarmene da questa casa. A venticinque anni: mamma, avevi ragione. A cinquanta anni: mamma, non voglio perderti. A settanta anni: mamma, darei qualsiasi per averti qui con me”>>
<<Eri parecchio filosofica, da piccola>>
<<Ho preso questa piccolezza da lei. Era laureata in filosofia>>
<<Aspetta, guarda, c’è una sua risposta a questa, possiamo definirla poesia?>>
<<Oh, vero, non l’ho mai letto. Dice: “guarda che io non ti voglio a venticinque anni a casa, vai a lavorare scansa fatiche!”, con una faccina accanto>> le scappa qualche risata, e qualche lacrima.
<<Ora, posso leggere io quella per te?>>
<<Ne hai scritta una?>>
<<Certo>>
Si asciuga le ultime lacrime sul suo viso splendente con la manica della felpa. Io, nel frattempo, tiro fuori il fogliettino dalla tasca dei jeans.
<<Posso? Oppure devi continuare a piangere?>>
<<Dai, sennò piango di più>>
<<”Cara mamma, il tuo amore per me, è il sentimento più bello, più profondo, e più dolce che si possa mai provare in una vita intera. Tu sei la mia serenità nei momenti di angoscia, la mia gioia nei momenti di festa, il mio riparo durante le tempeste. Insomma, mamma, tu sei la salsa sulle patatine che rappresentano la vita. – le strappo un sorriso leggero e spensierato – Grazie di tutto, cara mammina. Ti voglio tanto bene, ma non è finita qui. Mi dovrai sopportare finché respiri. Spero di non farti pesare tutta questa mia dolcezza sulle spalle. Non voglio mica appesantirti, no?... Naya Collins, tua figlia, ricordi?”>>
Tira fuori dalla manica, come per magia, un foglio giallino, e comincia a leggere: <<Cara figlia, quando invecchierò, ti chiedo solo la pazienza, solo di essere tollerante. Ti chiedo anche di leggermi qualche libro che avrei voluto leggerti quando eri piccola, ma non ne ho avuto l’opportunità e l’onore di conoscerti prima di cinque anni fa. Vorrei scriverti tante cose, soltanto che ti ho qua davanti, e mi vergogno a dirti tutto in questo misero e vecchio pezzo di carta strappato mezz’ora fa da un foglio intero. Nella mia vita, ho fatto tante belle scelte, ma la migliore è stata firmare qualche foglio per la tua adozione. Ne ho conservato delle copie, di cui alcune nel mio ufficio. Qualche volta me le leggo, e mi commuovo, infatti, se vai a controllare, sono tutti zuppi di lacrime di gioia e speranza. Spero di non averti tenuto troppo occupata. Tua, mamma, per sempre accanto a te>>.

CHIAMAMI PURE MAMMADove le storie prendono vita. Scoprilo ora