CAPITOLO 16

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La settimana passò in fretta, avevo già la valigia in mano, pronta per la partenza. Già pronta per partire. Jenn e Britt bussano alla porta, ormai erano amiche di famiglia, ormai come sorelle.
Salutano i miei in fretta e li aiutano con le valigie, per metterle in macchina.
Ho messo pochi vestiti e tanti oggetti per non dimenticarmi: qualche maglietta, qualche pantalone, un quadretto di me, Jenn e Britt, il laptop nuovo. Il resto lo comprerò a New York. Scendo le scale, naturalmente saltando le ultime, ma mia madre non dice niente. Lancio leggermente la valigia a Jenn che la mette nel bagagliaio. Ci accompagnano in mezz’ora all’aeroporto.
<<Ciao, Sis, ci vediamo tra un mese>>
<<Non pensavo di salutarti prima di una partenza così lunga>> la abbraccio.
<<A me non saluti?>> la solita Britt.
<<Ma certo>>
Entro tre ore ero già atterrata nella grande mela. Il viaggio è stato veloce, ho dormito tutto il tempo. Mia madre si è letta qualche rivista e mio padre si è visto un film splatter. Ho capito che si vedeva questo genere, perché sentivo dei versi di disgusto durante tutto il viaggio. Siamo corsi verso il nostro hotel, molto vicino al centro. Saliamo molto sicuri della direzione, come se sapessimo già dove andare. Primo piano, a sinistra. L’ingresso era molto accogliente, spiccavano come colori il bianco e l’azzurro. La mia stanza era infondo al corridoio, con un letto ad una piazza e mezzo. Dormirò comoda. Essendo mattina, io ed i miei, siamo voluti uscire, per visitare Central Park. Pensavo di prendere dei normali souvenir per le mie amiche, delle semplici calamite. Mentre ci pensavo, mi si è accesa una lampadina, un ricordo: il sedici luglio, da lì a poco, era il compleanno di Jenn. Dovevo fare un regalo indimenticabile. Mi sono scervellata per tutta la visita al parco. Ci sono! Una macchina fotografica con nostre foto, ed alcune mie a NY.
<<Mamma, possiamo prendere una macchina fotografica, anche piccola. Vorrei fare un bellissimo regalo di compleanno a Jenn>>
<<Va bene>>
Siamo andati in un negozio di elettronica, ed abbiamo preso una piccola macchina fotografica rossa, come i suoi capelli, una schedina da mettere subito. Per fortuna non ci ha messo tanto a caricarsi. Ho scattato subito qualche foto di me in giro per New York. Mi sono accorta in quel momento che non ce l’avrei fatta ad arrivare in città per il suon compleanno, sarei arrivata molto dopo.
<<Mamma, dobbiamo tornare prima, rispetto ad i piani>>
<<Perché, Naya?>>
<<Perché vorrei arrivare in tempo per il compleanno di Jenn, il sedici luglio>>
<<Ora controllo i voli – li controlla particolarmente in fretta – ce ne sono, ma non solo alla nostra portata>>
<<Oh. Non possiamo tornare in macchina?>>
<<Dici affittarla?>>
<<Esatto>>
<<Ma sono cento chilometri da qui a casa>>
<<Papà, a te va bene?>>
<<Va bene, ma quando?>>
<<Non saprei, magari il quattordici, il tempo di organizzare>>
<<Ci sarà un temporale in città. È previsto dal dieci al quindici>>
<<Non va bene. Allora dovremmo partire l’otto. Quanto ci mettiamo?>>
<<Se andassi a due metri al secondo, dovrei metterci quattordici ore>> mio padre è sempre stato bravo con i calcoli.
<<Puoi farlo?>>
<<Certo>>
<<Allora si parte l’otto luglio>>.

CHIAMAMI PURE MAMMADove le storie prendono vita. Scoprilo ora