CAPITOLO 22

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Si avvicina il giorno del compleanno di mia madre. La macchina fotografica, con le foto che ho fatto a New York, è stata schiacciata dal colpo dell’incidente. Ho in mente di fare una sorpresa ancora più grande. Io ho già deciso, ma devo aiutare Britt, non ha idea di cosa comprare.
<<Britt, io ho capito che ci tieni a mia madre, ma non mi puoi fare girare per tre giorni quattro centri commerciali diversi. Lo capisci, vero?>>
<<No, non lo capisco. Devo fare un regalo perfetto>>
<<Se non lo capisci te lo spiego nel modo più semplice possibile: le mie gambe essere stanche, le vorrei staccare. Io vorrei andare a casa, perché ho fame>>.
Resta ferma a guardarmi.
<<Non so, Britt, lo riesci a capire da sola, o vuoi fatto un disegnino?>>.
Lei ride, ed aggiunge: <<No, no, ho capito, ma il disegnino lo voglio vedere comunque>>
<<Britt, sul serio>>
<<Va bene, torniamo a casa. Ma, dimmi, che regalo farai tu?>>
<<Cavolo! È vero, devo fare la sorpresa. Britt, mi puoi accompagnare all’anagrafe?>>
<<Ma…>>
<<Non fare domande>>
<<Salta in macchina>>.
Arriviamo all’anagrafe e parlo solo io, Britt non sa cosa voglio fare, ma lo capisce da quello che dico alla signorina.
<<Dici sul serio, Naya?>>
<<Sì, è il minimo che io possa fare>>
<<Oh. Mio. Dio. Tu, sì, che sei una brava figlia>>
<<Oh, Britt, lo so…>> mi interrompe il telefono, squilla.
<<Chi è?>>
<<Mamma. – cerco di rispondere, ma il telefono si spegne – No, no, no, no>>
<<Cosa?>>
<<Il telefono, è scarico, si è spento>>
<<Non guardare me, io l’ho dimenticato a casa>>
<<Cavolo!>>
<<Lo so, è imperdonabile, ma ero presa…>>
<<Qui abbiamo finito?>> chiedo alla ragazza.
<<Sì, da adesso lei è ufficialmente Naya…>>
<<Sì, lo so, arrivederci>>.
Andiamo di corsa in macchina, e Britt guida il più velocemente possibile, ma io le faccio la predica: <<Britt, non correre. Non ti ricordi cosa è successo ai miei? Ti devo rinfrescare la memoria?>>
<<No, c’è già abbastanza freddo in questa macchina>> spegne il condizionatore.
Giriamo l’anglo e ci blocca un traffico infinito. In quel periodo stavano ristrutturando un palazzo, quindi la strada era bloccata.
<<Non ci posso credere, tutte a me>>
<<Tranquilla, al compleanno di Jenn mancano ancora due giorni>>
<<Britt, il compleanno di mia madre, è oggi>>
<<Ho capito, ho capito>>
Dopo circa tre quarti d’ora infiniti riesco ad avere il coraggio di entrare in casa a testa alta: <<Ehi, mamma…>>
<<Ehi, mamma? Ehi, mamma? Ti chiamo da un’ora, e non mi rispondi. Cosa posso pensare?>>
<<Hai ragione…>>
<<Naya Williams, certo che ho ragione>>
<<Qua ti sbagli>>
<<Come?>> quasi arrabbiata.
<<Sì, sì, hai ragione, ma io non mi chiamo Naya Williams>>
Interviene Britt: <<Non l’hai riconosciuta? Lei è Naya Collins>> mi indica come se fossi una celebrità.
<<Naya…? Come…? In che…>>
Non continua la frase, non trova la forza. Cerco di aiutarla: <<Già, ho voluto cambiare il mio cognome, come regalo per il tuo compleanno. Poi mi sono accorta che cambiare cognome è un regalo anche per me, sono stata anche egoista. Domani giriamo per negozi in cerca di un regalo appropriat…>> mi ferma con un abbraccio, stava piangendo dalla felicità improvvisa che le entrò negli occhi.
<<Avresti fatto, veramente, una cosa del genere?>>
<<Sì, sorpresa?>>
<<Non lo so. Da te me lo sarei aspettato, ma non oggi, non qui. Non pensavo fosse così bello sentirlo: Naya Collins>> fa finta di scriverlo nell’aria.
<<Sì, lo so, suona bene>>
<<Tantissimo. Ti si addice come se fosse stato inventato per te>>.
Abbiamo passato le successive due ore e mezza a festeggiare con una piccola torta, con su scritto: “Buon compleanno mamma”. Nel momento in cui l’ha vista, si è messa una mano sulla bocca, come se non volesse dare a vedere il suo pianto incondizionato.
Tutto passò a meraviglie. Anche la nostra vita passerà a meraviglia, me lo sento.

CHIAMAMI PURE MAMMADove le storie prendono vita. Scoprilo ora