Cap.3

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Sembrava tutto surreale, pochi minuti fa ero in un nightclub, rinchiusa in una lurida cella, ora invece mi ritrovo in una villa lussuosa..se era un sogno non volevo svegliarmi.

«Questa villa è stupenda» lo seguí dentro.

«Sono un capo mafioso, posso permettermi tutto» disse andando in cucina.

Non dissi una parola perché subito lo vidi tornare da me seguito da una donna sulla cinquantina con i capelli raccolti in uno chignon.

«Lei è Licia, e la domestica ed è una seconda mamma per me» mi disse presentandomi la donna.

«Molto piacere Licia, io sono Calithea» le tesi la mano.

«Hai un bellissimo nome tesoro, mi ricorda il nome di qualche creatura incantata» mi strinse dolcemente la mano, quella donna era un amore.

«Grazie per il complimento..tutti l'hanno sempre preso come un nome strano» dissi in imbarazzo.

«Non è strano, semplicemente è un nome che non si sente tutti i giorni» ridacchiò.

«Sono d'accordo con te» le sorrisi.

«Ora basta chiacchiere, Licia mostrale la sua stanza» si intromise Javier che mi fulminó con lo sguardo.

«Si Signore» abbassò lo sguardo e mi fece cenno di seguirla.

Povera Licia..

Ci incamminammo sopra nella zona est della casa.

«Siamo arrivate» sorridendo aprii una porta.

La stanza era molto carina, c'era un letto con un armadio è una finestra che mostrava il panorama.

«Sul comodino ti ho messo un vaso di rose bianche..mentre venivate il Signore mi aveva mandato un messaggio dicendomi del tuo arrivo».

«Oww..grazie mille Licia sono bellissime» mi sedetti sul letto per sentire il dolce profumo di quelle rose.

«Io sono giù, in bagno troverai tutto».

«Perfetto grazie mille».

Mi feci una doccia rinfrescante dopo tantissimo tempo, era così piacevole risentire l'acqua adagiarsi sul mio corpo che sicuramente stetti più di un'ora.

Dopo essermi asciugata i capelli mi misi finalmente un intimo e un pigiama di Aurora la principessa della Disney, sicuramente opera di Licia.

Scesi giù e trovai Javier cenare mentre Licia lavava i piatti.

«Ehm..grazie» dissi sedendomi difronte a lui.

«Per che cosa?» mi guardò.

«Per avermi aiutata» incorniciai il mio sguardo con il suo, i suoi occhi erano stupendi ma allo stesso tempo sembravano due iceberg.

«Anche se ti ho aiutata qui dovrai fare ciò che ti verrà detto».

So già a cosa si riferiva..

«Lo farò» sussurrai.

«Più facile del dovuto, pensavo ti ribellasi e che dovevo darti una punizione, invece hai accettato» restò stupito.

«Semplicemente non voglio mettermi nei guai, con te è diverso sei cattivo e spietato so già che mi farai se non ti obbedisco» detto ciò mi rialzai e mi incamminai verso la stanza.

Non volevo diventare una puttana che soddisfa i piaceri di un mafioso ma con Javier era diverso, se mi sarei messa contro di lui sarebbe finita male e sicuramente avrebbe fatto del male alla mia famiglia e a me, se dovevo soddisfarlo l'avrei fatto..anche se questo mi avrebbe segnato a vita.

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