Cap.20

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Ormai erano passate ore, i miei uomini non trovarono nulla e neanch'io li trovai.

«Signore cosa dobbiamo fare..?» si avvicinò uno dei miei uomini.

«Voi andate, io faccio un'altro giro» dissi rientrando in macchina.

Misi in moto la macchina e mentre guardavo ogni quartiere nella speranza di trovarli mi squillò il telefono..era Roberto il padre di Miriam.

Aprì la chiamata e misi in viva voce.

«Pronto?».

«Javier..sono contento che hai accettato la mia chiamata» disse Roberto.

«Che cosa vuoi?» dissi irritato, quest'uomo lo odiavo, non era mio nemico ma è sempre stata una persona tossica.

«Bada a come mi parli figliolo perché ho una cosa che stai cercando» lo sentì ridacchiare.

In quel momento si accese una lampadina nella mia testa..aveva una cosa che sto cercando..Thomas e Calithea.

Il vulcano che era in me iniziò a surriscaldarsi e diventai rosso dalla rabbia.

«Brutto figlio di puttana!» strinsi il volante e le mie mani tremavano di rabbia «Lasciali andare o giuro che ti conficco un proiettile in fronte».

«Sto già tremando Javier» cominciò a ridere.

Quest'uomo stava scherzando con il fuoco..forse non ha capito contro chi si sta mettendo.

«Se vuoi vederli vivi devi sposare Miriam» continuò.

«CHE COSA?» non ci potevo credere..lei sta con il mio amico più stretto..che centravo io.

«Mia figlia ha sempre voluto te, il tuo amico era solo una pedina per arrivare a te anche se poi è arrivata quella troietta da quattro soldi».

«Non chiamarla così mia moglie coglione!» urlai «Qui l'unica persona disgustosa è tua figlia che è solo una puttana» non ci vedevo più ormai.

«Javier io ti ho avvisato ora sta a te» riattaccò.

Lanciai il telefono sul sedile accanto e a tutta velocità mi avviai verso la casa di questo coglione, era assurdo, e la cosa che più mi fa stare male e il fatto che le conseguenze le sta subendo mia moglie e Thomas che è stato solo preso in giro.

POV'S CALITHEA.

Vidi che la cella si aprì ma non era Miriam era un'uomo sulla cinquantina con un sorrisetto stampato sulle labbra.

«Quindi sei tu la ragazza che sta facendo impazzire Javier» si abbassò per guardarmi meglio.

«Che cosa vuoi da me?».

«Sto pensando di eliminare questo coso che porti in grembo» uscì una pistola e la puntò sulla mia pancia.

In quel momento sentì un brivido dietro la schiena, non volevo che succedesse qualcosa al mio piccolo ma non potevo fare nulla se non sperare.

«Lasciala stare idiota!» urlò Thomas sbattendo le mani contro le sbarre della cella.

«Tu sta zitto imbecille!» li puntò la pistola per poi tornare a concentrarsi su di me.

Chiusi gli occhi e cercai di mettere una mano sulla pancia, lo sentì premere il grilletto e dopo il silenzio..non mi aveva sparato ma sentì comunque una sparo, aprì gli occhi e vidi l'uomo correre via mentre a terra vidi un corpo..non aveva sparato me..aveva sparato Javier.

«Si stava avvicinando silenziosamente ma l'ha sentito e ha sparato lui» disse Thomas con gli occhi lucidi.

«No..» sussurrai in lacrime e poggiai la testa sulle ginocchia.

«Calithea guarda..» sorrise Thomas e indicó Javier.

Alzai lo sguardo verso Javier e lo vidi alzarsi, l'aveva sparato al braccio.

«Oddio» lo guardai sorridendo e uscirono solo lacrime di felicità.

«In tempo mi sono spostato» Javier si avvicinò e mi liberò finalmente da quelle catene.

La prima cosa che feci fu abbracciarlo, sentire le sue braccia possenti e calde avvolgermi mi fece sentire come a casa..la mia casa lui è il piccolino.

«Ha fatto qualcosa al bambino?» chiese accarezzando la pancia.

«Per fortuna no, sei arrivato in tempo amore» li lasciai una carezza sulla guancia.

«Oddio menomale..il mio piccolo amore» si abbassò e ci lasciò sopra un dolce bacio.

Andammo fuori dalla cella e liberammo anche Thomas.

«Ora come usciamo?» sussurrai mentre facevamo le scale.

«Usciamo dal retro e domani mattina li sistemo per le feste» disse Javier.

«Però ti prego non ucciderli, lo sai che sono contro queste cose» mi morsi il labbro e lo guardai.

«Non ti preoccupare non ucciderò nessuno» mi lasciò un bacio sulla fronte.

«Io intanto divorzierò non voglio più vederla quella vipera del cazzo» sbuffò Thomas.

«Thomas mi dispiace moltissimo» sospirai mentre Javier li dava una pacca sulla spalla per rassicurarlo.

«Se vuoi stanotte ti fermi da noi» aggiunse Javier.

«Se non è un problema..grazie» sospirò.

«Non c'è nessun problema» sorrisi.

Andammo in macchina e Javier sfrecciò per le strade per poi arrivare a casa, avevo fatto a scuola un scorso di infermieristica e visto che le ferite non erano molto profonde curai io Javier e Thomas.

«Grazie Calithea» Thomas mi lasciò un bacio sulla guancia e andò nella sua camera.

«Ho una moglie così buona d'animo» mio marito mi strinse dalla vite.

«É io un marito molto sexy» ridacchiai.

Mi girò il viso e ci dammo uno dei miei baci preferiti, lungo e passionale.

Andammo in camera da letto e prima di addormentarci ci coccolammo un po' includendo anche il nostro piccolo, ero così sollevata che non fosse successo niente a nessuno e per fortuna ero tornata a casa tra le braccia di mio marito con il bimbo in grembo che è salvo.

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