Cap.1

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POV'S CALITHEA.

I gemiti lussuriosi degli uomini, le donne felici di passare una notte infuocata con qualche mafioso non sapendo che stavano solo vendendo il loro corpo, ero finita qui, in una prigione dove non c'è via d'uscita, sono finita nel paese dei balocchi dove o vendevi il tuo corpo o venivi sparata dritta in fronte. Non volevo tutto questo ma quando il destino ha scelto per te non puoi sfuggirli, era un sabato come tutti gli altri, era una notte calda così decisi di farmi un giro nel cuore della notte, ma ahimè prendendo il sentiero sbagliato sono finita in mezzo hai lupi, ed ora eccomi qui, chiusa in una cella fredda, nuda..sporca e piena di ferite con il polso della mano destra legato a una catena, era questa ora la mia vita.

Stavo guardando la solita parete grigia della mia cella cercando di immaginare qualcosa che mi facesse sorridere, quando sentì il rumore delle chiavi..

«Muoviti puttana c'è un cliente!» udì la voce di Alvaro, uno dei tanti uomini che si occupava di portarci dai clienti.

«Non voglio venire» sussurrai tenendo lo sguardo fisso sulla parete.

«O vieni o ti frusto, e lo sai che non sarà piacevole» si avvicinò e violentemente mi liberò dalla catena.

«Tanto anche se faccio ciò che mi dite mi fate del male, tanto vale non vendermi e frustarmi» dissi sentendo un brivido dietro la schiena.

«Molto bene allora» mi tirò dal braccio e mi trascinò in una stanza che loro usavano per punirci.

Non solo ero l'unica più piccola qui ma bensì l'unica che ha mantenuto la sua verginità, ebbene sì, vengo picchiata ogni giorno e infatti sono una delle poche, ma almeno non ho ceduto a dare il mio corpo e mantengo ancora intatta la mia purità.

Mi tirò due frustate sulla schiena e ben dieci sul mio lato b, era doloroso e anche molto ma dovevo resistere per la mia incolumità.

Una volta picchiata mi riportò in quella sudicia cella e mi incatenò di nuovo.

«Non sarebbe meglio cederti hai clienti» sentí la voce di Miranda, una ragazza di 27 anni che si trovava nella cella accanto, lei amava fare questo tipo di cose infatti era l'unica che non veniva quasi mai picchiata.

«Non darò il mio corpo come se fosse spazzatura» girai la testa verso di lei.

«Non te ne pentiresti sai, e almeno così potresti anche avere del buon cibo visto che dopo che scopi con loro ti offrano la cena» ridacchiò.

«Preferisco restare ogni giorno digiuna a contemplare la parete» sospirai.

Avrei dato qualsiasi cosa per mangiare un pasto decente, ma non potevo vendermi così.

POV'S JAVIER

Ero nel mio studio situato all'ultimo piano del mio più gettato nightclub, sorseggiavo beatamente del whisky mentre il mio sguardo era rivolto verso la finestra che dava la visuale sul mare di Miami.

«Capo» vidi fare irruzione Alvaro.

«Alvaro cazzo lo sai che prima di entrare devi bussare» li urlai in faccia mentre una mano la sbattei contro la scrivania violentemente, odiavo le persone che non mi portavano rispetto e che entravano come se avessero a che fare con un bambino.

«Perdonatemi..ma è sorto un problema» abbassò la testa fissando il nulla.

«Che tipo di problema?» finì di bere il mio whisky.

«Tra le puttane ne sta una che beh..non ha mai soddisfatto nessun cliente» iniziò a gesticolare.

«CHE COSA HAI DETTO?» iniziai a diventare rosso dalla rabbia e la mano che teneva il bicchiere lo ridusse in mille pezzi.

«Non sappiamo che altro fare..l'abbiamo pure picchiata» iniziò a tremare come una foglia, quando mi arrabbiavo perfino mio padre mi stava alla larga.

«Porta questa lurida puttana qui da me» lo fulminai con lo sguardo.

«Hai ordini capo» corse via a gambe levate.

Odio quando queste donne non fanno il loro lavoro, le odiavo e ora questa mocciosa avrebbe assaggiato la mia ira, quando una donna non fa il suo lavoro la uccido, le tratto come vengono trattati i miei uomini.

Sentì bussare..sicuramente era tornato Alvaro.

«Avanti!» urlai ancora preso dall'ira.

Alvaro entrò iniziando a sudare freddo, faceva così solo quando aveva paura di me.

«Che succede ora? Ti ho detto di venire con la puttana» lo guardai male.

«Non vuole venire capo..si dimena quando cerco di prenderla».

«Alvaro cazzo ti fai mettere i piedi in testa da una mocciosa!» mi alzai.

«Mi dispiace capo».

«Ci penso io» presi la pistola e la misi al lato dei jeans «Portami da lei!» ordinai.

Si limitò ad annuire e iniziammo a camminare verso le celle sotterranee.

«Alvaro ok che qui non viene nessuno però una pulita potete anche darla» iniziai a sentire una forte puzza.

«Lo so capo ma non cambierebbe molto..sotto ci sono le fogne».

«Non mi interessa dovete pulire» arricciai il naso.

«Ehm..cambiando argomento siamo..arrivati» si fermò dinanzi una cella.

Gli diedi un'ultimo sguardo e poi entrai nella cella dove si vedeva una figura nuda per terra vicino il muro.

Mi avvicinai ma quando stavo per prendere la pistola mi bloccai come una statua..

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