Stroppiccio con violenza l'occhio sinistro e scaccio uno sbadiglio che sembra durare secoli. Mi ci vogliono un paio di minuti prima di trovare la forza di aprire gli occhi, ma sono consapevole che il treno si è fermato e che questa è l'ultima fermata. Devo scendere per forza.
Raccolgo sulla spalla il borsone blu notte, e reincastro per bene i piedi all'interno degli stivaletti bassi. Poi, quando mi alzo, mi stiracchio la schiena e le braccia che credo siano ormai andate in cancrena dopo tutto quel tempo seduto contro un finestrino sporco del treno.
Seguo la massa di gente per la stazione, poi mi fermo per conto mio nel bel mezzo e rimango pietrificato. Mi guardo intorno con occhi inumiditi dal sonno e la voglia di muovermi pari a zero. Eppure devo darmi una mossa, ho deciso di fare questo viaggio e arriverò fino alla fine.
Il cellulare segna le sette in punto del mattino, di un pungente diciotto gennaio. Se vi state chiedendo cosa abbia combinato in tutto questo tempo, la risposta è nulla.
Le cose sono migliorate con i giorni, e i mesi, finché non è trascorso un anno e poi due, dal mio periodo assolutamente no.
I miei amici mi hanno aiutato ad uscirne ad essere onesto, o per lo meno mi hanno distratto per una serie di giorni che ho passato come se non fosse successo nulla. Ho conosciuto un paio di ragazze, ma niente di serio con nessuna delle due. Ho speso troppe serate in certi locali, sono andato a trovare mia madre e mio padre svariate volte, cosa che non facevo dal giorno dell'incidente.
Apro il mio ombrello e mi stringo all'interno del giaccone, mentre m'incammino sotto i delicati fiocchi di neve che cadono dolcemente e si schiantano al suolo.
Mi guardo intorno meravigliato, non avrei mai pensato di venire in un posto magico come questo. In TV, nei giornali, nei libri dicono che è meravigliosa, ma non avrei mai pensato di potermi beare di cotanta bellezza in prima persona.
Si può dire che mi sia innamorato di nuovo, di Venezia.
La gente cammina al mio fianco ignara del perché io sono qui, un motivo stupido se dovessi spiegarvelo, o forse no. Non lo so, è da tempo che faccio quel che voglio senza prima pensarci due volte.
Spiegandomi meglio, la notte della Vigilia ero al PC nel mio comodo letto, con Baxter spaparanzato al mio fianco e a farsi accarezzare il cranio di tanto in tanto.
Ho ricevuto un'email anonima, ed ero pronto a spostarla nel cestino trovandola una stronzata pubblicitaria o uno scherzo di pessimo gusto. L'ho aperto però, e come oggetto aveva Venice.
Mi sono sentito le palpitazioni, e il mignolo sinistro ha iniziato a tremare. Ho preso un bel respiro, ed ho deciso di affrontare qualcosa che credevo di aver abbandonato da mesi ormai.
'Non fare domande su chi io sia, voglio solamente aiutarti. Non hai bisogno di sapere la mia identità, l'importante è che tu faccia quello che ti dico, se vuoi tornare di nuovo a vedere Venice.
So che hai perso i contatti con lei, e so che hai provato a dimenticarla in questo periodo, ma io so dov'è.'
Rabbrividii, interrompendo il dolce movimento sulla testa di Baxter e dedicando la mia totale attenzione alla lettera elettronica.
'Tutto quello che devi fare per rivederla è prendere il primo volo per l'Italia, dove al momento vive. Non so in che stato sia o cosa faccia ora, ma ho il suo indirizzo ed è il numero diciassette in via Manzoni, nel centro di Venezia. È un condominio in vecchio stile, di un marrone ammuffito.
Quando la troverai, per favore, non dirle come l'hai rintracciata, da lì toccherà a te cercarle di riaverla o agire in qualsiasi modo tu voglia.
Ricorda, se dovesse chiederti come hai saputo dove abitasse ora, rispondi che la ha rintracciata un tuo vecchio amico che ci sa fare con gli indirizzi.
Sta a te scegliere se credere o no alle mie parole. Io voglio solo il bene di Venice. E so che ora, lei non è felice come quando era con te.'
STAI LEGGENDO
Slut + Fool
JugendliteraturIn cui Venice soffre di depressione e si prostituisce da anni e Harry è un capriccioso viziato, ma innamorato. [Due libri in uno] Tutti i diritti sono riservati. Non copiate, imitate o spacciate per vostro. {Concluso}