Sovrappongo le punte dei miei piedi, ricoperti solamente da un paio di calzini leggeri. Li osservo annoiata, e seduta su quei freddi gradini fuori dalla casa di Harry. Mi sono rifiutata di ascoltare cosa avesse da dirmi il Dtt. Tomlinson dopo le parole 'Depressione cronica'. Sì, ormai mi è stata diagnosticata e ne sono completamente dentro.
Non ho nemmeno la forza di piangere in questo momento. Dtt. Tomlinson dice che è normale, l'incapacità di dimostrare sintomi di tristezza esplicitamente è un sintomo della depressione cronica. La caratteristica più forte è l'apatia, seguita dall'insonnia o l'eccesso di sonno.
Percepisco un tocco leggero lungo tutta la mia schiena, e non appena volto il capo mi rendo conto del volto di Harry e dell'enorme coperta imbottita che mi ha appena avvolto. Ritorno a fissare il pavimento, imbarazzata e sempre più tristemente. Mi vergogno così maniacalmente e spudoratamente, che vorrei avere la possibilità di scomparire. Magari in un universo parallelo dove un secondo sulla terra, valga un centinaio d'anni là.
"Il tuo medico mi ha detto di cucinarti qualcosa di caldo" mi dice, prendendo posto al mio fianco. Ora vuole giocare a fare la mamma?
Non rispondo, così cade di nuovo il silenzio fra di noi e l'unica cosa udibile, sono i nostri sospiri nell'aria gelida, che rilasciano piccole nuvolette condensate. Non fanno altro che ricordarmi quanto in questo momento abbia bisogno di una sacrosanta sigaretta.
"Non sei allergica ai porri, vero?" domanda. Gli rivolgo uno sguardo impassibile e scuoto la testa, continuando a sostenere i suoi occhi tempestati di dubbi e domande.
"Bene, perché li ho messi nel passato" aggiunge sorridendo. Per quanto io voglia ricambiare, non riesco a farlo. Le mie labbra fanno fatica ad incurvarsi e le sento secche, sigillate. Vorrei poter tacere e rimanere lì immobile per sempre. Non ho alcun coraggio per alzarmi ed affrontare altro, ora.
"Mi odi?" interrompe di nuovo il silenzio.
So di essere costretta a rispondere, ma tutto ciò che faccio è corrugare la fronte.
"Dì solo sì o no"
"No" affermo separando finalmente le labbra, sul punto di pietrificarsi per sempre, a mia impressione. Detesto gli attimi di silenzio che squarciano questa conversazione in modo così costante, mi rendono solamente più nervosa di quanto già non sia.
"E tu perché mi aiuti?" chiedo mormorando.
"Mi sembri una persona a cui serva aiuto, non trovi?"
"Non mi conosci nemmeno, perché devi essere tu ad aiutarmi?"
Harry fa spallucce.
"Immagino che abbia un cuore troppo grande" sghignazza. Non ricambio nemmeno ora, e questa volta perché non riesco a trovare il punto sul quale sia basata la sua affermazione. Vorrebbe farmi credere che questo sua continua alaternanza fra l'aiutarmi e lo sfruttarmi, sia perché possiede un cuore troppo grande?
"Avresti aiutato chiunque si sia trovato nelle mie condizioni?" gli chiedo allora, stringendomi all'interno di quella coperta così pesante. Gli sono grata per averla portata, non gliel'ho detto. Il mio silenzio apatico mi porterà alla solitudine totale, e successivamente ad una tomba senza alcun fiore o lacrima versata.
Harry rimane in silenzio per un bel po', forse per un po' troppo. Sospira e non vuole rispondere; mi distrugge il fatto che voglia omettere la risposta.
"Penso di no" afferma poi, trascinando l'indice e il medio della sua mano destra contro lo strato di brina sui gradini ghiacciati. Ora non ho la minima idea di che cosa dire, per questo attendo altre sue parole. Non arrivano e penso che non arriveranno mai.
"Entriamo" afferma alzandosi. Annuisco lentamente e lascio che il mio peso dipenda dalla sua mano, che afferra saldamente la mia e mi accompagna fino all'atrio riscaldato da quel camino. Non percepisco più le dita dei miei piedi, ho come l'impressione che si siano ghiacciati e che con un colpo di martello si possano frantumare e cadere a terra.
Harry mi chiede di raggiungerlo nella grande cucina moderna, dove trovo il bancone all'americana nel centro, apparecchiato per due. Versa quello che credo debba essere il passato di porri e attende che mi sieda al suo fianco. Mi sento improvvisamente impotente, e dipendente da qualcuno.
Lo osservo mescolare sia all'interno del mio che nel suo piatto, e realizzo di non essere mai stata dipentente da nessuno. Penso sia la sensazione più dolce mai provata, avere qualcuno che si prenda cura di te. Mia madre, Jack, non si sono mai preoccupati di avere solamente il meglio per me. Hanno sempre e solo pensato di potermi sfruttare fino all'ultima risorsa, per poi potermi gettare via e aspettarmi di potermi usare di nuovo.
"Hai un cognome?" mi domanda a metà del pasto.
"Montgomery" rispondo continuando a tenere lo sguardo sulla scodella ancora calda.
"Allora, Venice Montgomery.." afferma, ed io interrompo il moviemento circolare con il cucchiaio, che proseguiva da minuti interi ormai "..Il tuo medico, Tomlinson, ci ha lasciato questo modulo. Stabilisce la tua parziale instabilità mentale, come dice letterlamente il foglio, e questo ti rende in obbligo di essere sotto la custodia di qualcuno"
"Come?" sbotto.
"Hai due opzioni; costituirti al centro psichiatrico, vivere di pasta scotta e con condimento scarso, insieme a chi veramente ha il cervello completamente fuso.." lo interrompo con una piccola risata. Harry sorride soddisfatto e prosegue "..Oppure, di mettere una firma sul retro e affidarti completamente a qualcuno di tua scelta, che firmerà invece qui" afferma.
"Qualcuno di mia scelta?" domando accertandomi di aver capito bene.
"Esatto"
Prendo fra le mie mani i fogli e noto sul retro due spazi per firmare, uno dei due è vuoto, l'altro è chiaramente firmato con una biro ad inchiostro liquido nero. Harry Styles.
"Sembra che abbia scelto tu, però" affermo cercando di nascondere il mio ghigno divertito, perché so quanto sia seria questa discussione, ma lo sguardo malizioso e divertito di Harry non aiuta a mantenere la serietà.
"Puoi ancora costituirti al centro psichiatrico"
"Aspetta, se dovessi affidarmi completamente a te, saresti come un tutor?"
"Esatto"
"Dovrei dipendere da te in tutto? Avere permessi e cose così? Cioè, ritornerei un'adolescente e tu saresti mia madre?" arriccio il naso ed Harry si porta una mano al petto, sghignazzando e scuotendo la testa.
"No, no. Sei ancora una persona maggiorenne capace di intendere e volere, ma ti è stata diagnosticata una malattia che afferma che io dovrei assisterti ed assicurarmi che tu non compia azioni influenzate dalla depressione cronica"
Mi sarei dovuta offendere per il modo semplice con cui ha pronunciato quelle ultime due parole, ma non lo faccio. Il suo tono è così onesto e gentile, che sarebbe impossibile arrabbiarsi con lui.
"Dovresti controllarmi con un cerca persone, tipo?"
"Oh, non dire stronzate. Tu ti trasferirai qui con me"
All'improvviso, non ho più tanta voglia di ridere.
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Già, non sono per niente cinque pagine........................
Scusate, vi sto tipo rifilando un bidone dietro l'altro e mi sento un mostro per questo, ma non avete idea di quanto mi risulti difficile scrivere in questo periodo.
Spero comunque che vi sia piaciuto il capitolo, e che non vorrete venirmi a cercare nella notte per lanciarmi petardi sotto casa bc ily.
La prossima volta, beh, non faccio alcuna promessa, ma cercherò di aggiornare più presto di così!
Baci,
Vanessa xx
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Slut + Fool
Teen FictionIn cui Venice soffre di depressione e si prostituisce da anni e Harry è un capriccioso viziato, ma innamorato. [Due libri in uno] Tutti i diritti sono riservati. Non copiate, imitate o spacciate per vostro. {Concluso}