10.Jasmine.

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Fuori c'è il sole, e fa molto più caldo di quanto ne facesse due giorni fa. La neve è del tutto scomparsa ormai, il che lo trovo alquanto triste. La neve, per quanto fredda e turbolenta possa spesso essere, sa schiantarsi dolcemente al suolo mantenendo quell'aria leggiadra e quell'incantevole aspetto. L'ho sempre trovata magica, e soprattutto bellissima.

Simon batte le mani un paio di volte, distraendomi dalla finestra.

-Detesto essere sempre io quello a svegliarti, ma se Richards arrivasse di licenzierebbe sul posto-sghignazza osservandomi a testa inclinata da un lato, con fare e tono curioso. E' piuttosto evidente la sua voglia di pormi delle domande, ne ha gli occhi pieni da come mi guarda. Apprezzo che mantenga il silenzio, e che mi tratti come se non sospettasse nulla. Dopo quasi tre anni di lavoro ha certamente capito che non sono il tipo a cui piace condividere esperienze personali con altri.

-No Sim, hai ragione e mi dispiace-sorrido debolmente. Ritorno a prezzare i quaderni uno dopo l'altro, cercando di non crollare miseramente e dormire sul bancone. Alla radio stanno trasmettendo Last Friday Night, che canticchio mentalmente senza rendermi conto della figura di fronte a me. Sospiro alzando gli occhi, prona a servire un cliente che mi rivela un paio di splendidi occhi castani.

-Jasmine!-strillo lasciando schiantare sui tasti della cassa la prezzatrice, e avvolgendo le braccia intorno al collo della mia cara amica. Lei ride nel mio orecchio e ricambia la stretta. Ha ancora quel profumo di vaniglia che indossava ogni giorno, le unghie mangiucchiate colorate di smalto per metà scrostato, la pelle candida e fredda, le labbra grandi screpolate e stese in un bellissimo sorriso. In testa c'è una berretta di lana nera a coprirle il caschetto biondo cenere. Mi rattrista la vista di quelle enormi occhiaie sotto i suoi occhi truccati di nero, evidentemente stanchi tanto quanto lo ero io un tempo.

-Dove sei finita? Sono settimane che Jack ti sta cercando, e non è affatto entusiasta..-mormora con il terrore dipinto nei piccoli occhi bruni.

-Ho trovato un aiuto, Jas-rispondo afferrandole le mani fredde e mimando un lieve sorriso, nella speranza di contagiarla. Lei aggrotta la fronte e mi guarda confusa, così inizio a parlare. Parlo di Harry, che già conosceva ma non abbastanza, di come abbia continuato a rivolgermi la parola, dell'evoluzione nel suo modo di atteggiarsi nei miei confronti, di quella notte al Quinto Brivido, della sua ospitalità a casa sua, e di Baxter, dei litigi, dello psicologo Tomlinson, di tutte le minestre che ha cucinato e potrei continuare per ore, ma Jasmine si decide ad aprire bocca dopo minuti interi, e non so definire quel che sta provando.

Le sue labbra si separano, ma non emette alcun suono. Rimane ferma ad osservarmi ed io faccio lo stesso, finché una sua mano non mi accarezza la guancia, i suoi occhi non iniziano lentamente a perdere lacrime sottili sottili e le sue labbra non s'incurvano in un triste sorriso.

-Sono così felice per te, Vì-mormora ed io ricambio il sorriso.

-Puoi risolvere tutto anche tu Jasmine, basta andartene da quell'inferno- Non posso fare a meno di inumidire anche la mia di vista, con lacrime che sono sul punto di traboccare dai miei occhi scuri. Jasmine scuote la testa guardando in basso.

-Jack ti sta ancora cercando-

Il sorriso svanisce dal mio volto, mentre stringo di nuovo le mani fredde di Jas e la fisso con il sangue gelato, che sembra aver smesso di scorrere al mio interno. Le chiedo spiegazioni più precise, sul perché dovrebbe essere ancora intento a cercarmi dopo circa un mese che me ne sono andata. Dice che lui ha pagato il mio soggiorno al Quinto Brivido per poter avere il profitto, e che sono ancora di sia proprietà.

-Io non ho firmato da nessuna parte per poter dire queste stronzate!-sbotto innervosita.

-Lo so, ma hai firmato il contratto del Quinto Brivido. Quello dura otto mesi Venice, non puoi prendere ed andartene nel bel mezzo-

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