3.Festa vomitevole.

957 55 2
                                    

"Mi dispiace, di questi pantaloni abbiamo solamente fino a questa taglia.." mormoro mortificata alla cliente. Lei sospira stando per qualche istante sulle sue, prima di annuire decisa e confermare che avrebbe comunque terminato il suo acquisto. Le sorrido e ci dirigiamo insieme alla cassa, dove le consegno i pantaloni in un sacchetto e la saluto raggiante.

Per il resto della giornata rimango immobile a fissare la vita dei grandi megazzini andare avanti. Mi annoia dovermi alzare e cambiare corsia ogni volta per sistemare qualcosa che altri hanno lasciato in disordine, ma mi pagano per questo. Male, ma mi pagano.

"Vì, sai dove sono i jeans da uomo?"

Mi volto ancora intenta a sorreggere una pila di magliette e punto l'indice in un punto vuoto, rivolgendomi a Simon.

"Li abbiamo spostati al rosso 9"

"Grazie" sorride. Ricambio. "..Ah!" afferma poi battendo una volta le mani. Gli rivolgo lo sguardo di nuovo, intenta ad ascoltare cosa si fosse dimenticato di dirmi.

"Un certo Jack oggi ha chiesto di te"

Sento il sangue ghiacciarmi nelle vene e lascio cadere a terra le maglie sussurrando una bestemmia. Mi chino immediatamente a raccoglierle, mentre Simon si spiega meglio.

"Parlava di un condominio, di raggiungerlo là entro le sette di questa sera"

Simon non aspetta nemmeno una mia risposta. S'incammina subito verso la corsia rossa 9, lasciandomi a terra con ancora il battito accelerato ed una decina di maglie a righe da donna da riordinare.

Perché Jack vuole vederci con due ore di anticipo? Ho paura. Ho paura che voglia scaricarmi, ma non può! Io continuo a pagare l'affitto e il cibo grazie ai miei lavori, e per il 60% grazie a quel lavoro.

***

Mancano tre minuti alle sette. Sono appena uscita dai grandi megazzini e sto correndo a perdifiato verso il condominio. I miei pieni dolono all'interno dei miei scarponi neri e le mie gambe avvolte da quei jeans chiari pure. Colpa delle mie scelte, certo, ma anche delle mani di Jack.

Sono così stanca di sentirmi sempre stanca. Stanca della stanchezza. Non ho un attimpo di tregua, se non fosse per la mattina, le uniche ore in cui posso finalmente fingere di avere una vita decente.

Mi scontro con una bicicletta, da cui cade un ragazzo. Lo aiuto ad alzarsi e mi scuso. Continuo poi a correre fortissimo e sento che sto per cedere, ma poi raggiungo finalmente l'incrocio, rischio di essere investita da un'auto e faccio fischiare un vigile intento a fermare altre due automobili all'improvviso per colpa mia, che continuo a scusarmi correndo.

18:59

Sospiro, mentre suono il campanello e una delle ragazze mi apre sorridendo e "Appena in tempo" sussurrando.

Ho ancora il fiatone per tutti i gradini che mi tocca percorrere in fretta, per evitare di far aspettare ancora Jack e la sua impazienza. Sono tutte nell'appartamento e chiacchierano con tranquillità, ma si fermano quando entro io, perché ora Jack deve parlare. Decide che oggi si lavora extra. No, no, no. Jack non può cambiare gli orari, potrei rischiare veramente di sentirmi male un giorno o l'altro e perfino avere un attacco di cuore o, che ne so, morire per la troppa stanchezza,

E così ci troviamo a turni di quattro dentro il bagno ad indossare le nostre calze a rete, a metterci il rossetto rosso, a coprirci con cirpia e fondotinta le ferite di Jack a vicenda. C'è così solidarietà fra di noi, ma nemmeno ci conosciamo. Jasmine è la mia unica vera conoscenza in quel gruppo, e sono grata di averla, altrimenti sarei già morta in quel circolo da sola.

Slut + FoolDove le storie prendono vita. Scoprilo ora