6."Ma ti senti bene?"

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Lo show continua senza una fine, o meglio, verso le quattro di mattina dovrebbero chiudere i battenti, ma alcuni di loro possono pagare per rimanere la notte. Come quelli del terzo piano.

Già, a proposito del terzo piano..ho due soluzioni.

Gettarsi dalla finestra

Affrontare l'uomo ed uscirne distrutta

Ovviamente tendo a dirigermi sempre verso la prima opzione, in casi come questi. Osservo, tenendo entrambe le mani sullo stomaco intento a contorcersi, le altre ragazze. Parte di loro sono destinate al secondo piano, altre se ne stanno andando a casa con un permesso, altre indossano il pigiama e scomparire fra le coperte morbide e calde delle cuccette di cui usufruiscono quelle senza un tetto. Come me.

Poi ci sono quelle del terzo piano. Siamo in sette questa sera. Le stanze saranno piene ed io voglio vomitare solo al pensiero di star per condividere con tutte quelle povere ragazze questa orribile esperienza.

Sono stata costretta a reindossare quel ridicolo e succinto completo in pelle lucida nera. Mi stringe sui fianchi, mi irrita la pelle e mi impedisce i movimenti. Odio questo completo.

Il fatidico ragazzo responsabile dell'organizzazione ci raccoglie tutte e sette, riferendosi il numero della stanza in cui recarci. Ho la numero sette. Pfft, ovviamente.

La ragazza della cinque vomita. Lo fa poco più in là rispetto ai miei piedi, ma non c'è tempo per questo. Chiamano qualcuno per pulire, la rimproverano, e la trascinano comunque con noi al terzo piano.

Non siamo tutte in uno stato di ribellione morale e corporale, a quanto pare. Alcune di queste ragazze hanno soldi, un bel corpo e tanta voglia di divertirsi con degli sconosciuti in una stanza colma di giochi sessuali al limite della legalità. Appaiono delle visioni perfino più tristi di quelle che, come me, sono costrette a passare per queste scorciatoie.

Il corridoio del terzo piano è diverso. Hanno tolto i quadri, adesso le pareti scure sono vuote e illuminate con luce fioca e rossa. C'è della musica in sottofondo. Molto erotica ed allarmante. Mette a disagio.

Quando sono sul punto di entrare della camera penso ad Harry. Sempre un tempismo perfetto, Venice.

Penso al fatto di averlo lasciato con quell'orrenda battuta e non dovrei sentirmi in colpa a riguardo, ma lo faccio. Mi sento in colpa.

Non c'è da ridire; Harry è uno stronzo da capo a piedi. Non vede più in là del suo naso, e quando lo fa, non dura più di tanto.

Entro nella stanza. Mi obbligo a non notare l'ambiente, tenendo lo sguardo fisso a terra. Ringrazio il signore che sia così buia, altrimenti mi sentirei morire a dover guardare tutta quella roba.

Le pareti hanno materiale isolante. Capite? Sono camere insonorizzate per non far uscire alcun tipo di rumore da quelle quattro mura. Questo posto è insano, e tutte le volte lo penso, ricordo poi che se non fosse per posti come questo, io sarei sulla strada. Oh aspetta, sono costantemente sulla strada.

Noto la maniglia abbassarsi e sentii il cigolio. Accade tutto in un frazione di secondo, ed io non avevo tempo di soffermarmi a ragionare. Non ho più alcuna via di scampo, ormai. Devo soltanto mandare giù l'enorme magone e soffrire ad occhi chiusi.

La porta si apre completamente completamente. Le mie gambe tremano.

"Venice?"

Strabuzzo gli occhi ed aggrotto la fronte.

"Harry?'" domando.

E lui sorride, ignorando il mio respiro ancora affannoso e la mia tremalerella, segnata sulla mia pelle d'oca. Tutto ad un tratto, mi vergogno. Sarà per i vestiti, per la situazione imbarazzante o per il suo sorriso sfacciato e sicuro di sé, ma io mi sento a disagio.

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