Parte 14

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Angel

Amber

Ha soffiato quel nome impregnandolo di malinconia, nostalgia, ricordi.

Amber

Chiunque lei sia, è stata importante per Dylan. Forse lo è ancora.

Un passo indietro. Due, tre... abbastanza da dargli lo spazio di cui ha bisogno per affrontarla.

Abbastanza per proteggermi, perché, anche se il nostro lasso di tempo è stato breve, sento impellente la necessità di averlo al mio fianco.

Ma per il suo bene... Ancora un passo indietro.

In fondo, cosa possiamo essere dopo poche settimane?
Stupida illusa. 

Il passato del pittore è una tela nera per me, oscura, appena appena graffiata in qualche angolo. Ogni volta che si è aperto, ha grattato via un po' di vernice per mostrarmi il suo io interiore.
Il suo autoritratto.

Ma con lei... Con lei non serve.

Lei sa, lei conosce, lei fa parte di quel dipinto, ha contribuito a crearlo.
Lo vedo nei sorrisi amari che gli lancia. Nello sguardo carico di aspettative.

Quindi sì, posso mettermi sullo sfondo; un particolare, un dettaglio di passaggio, quello che i critici osservano di sfuggita quando ammirano l'opera centrale. Gli danno peso solo in un secondo momento; contorno del fulcro.

Eppure, appena la sua voce pronuncia il mio nome, mi sento risucchiata in prima linea.
I ruoli si invertono e la ragazza in abito nero prende il mio posto.
Strappata da quel secondo piano, quasi mi gira la testa.

Ho asciugato le lacrime sfuggite mentre li ho osservati interagire tra loro, madre e figlio, un secondo e me li ritrovo a pochi passi dalle mie scarpe inadatte. 

Così mi sento: inadatta.

L'entusiasmo scavato nel volto della signora in abito da sera, un momento prima, si rimpolpa di fredda cortesia.  

Inadeguata.

I suoi occhi lo urlano a gran voce, mi schiaffeggiano immobili, velati di cortesia e gelida educazione.

Tartaglio, tremo al suo cospetto. Dialogo insulso in sua presenza. 

La mia ragazza

Bastano tre parole per risvegliarmi dal torpore.
Le ha pronunciate per davvero, lo stupore sulla faccia di Sue Blanc ne è la prova inconfutabile.

La sua mano mi riscalda, la sua voce getta pennellate di colore nelle mie vene come un dolce veleno adrenalinico.

"Saremo molto impegnati, Mamma, la mostra ci porta via la maggior parte del tempo libero. Salutami i signori Morgan quando li vedi."

"Dylan, dovrete pur mangiare. Penso che non sarà un problema avere un commensale in più al tavolo. Angel, sarai sicuramente la benvenuta..."

Cerco la risposta giusta, ma ancora una volta è l'uomo al mio fianco a farmi da portavoce. Non gli sarò mai grata abbastanza per questo.

"Ci sentiamo, Mamma. Adesso torna sul palco, il pubblico scalpita."

"Non resti?"

Non sono pervenuta nella domanda.

"Siamo stanchi, sono state giornate intense. Un'altra volta ci godremo lo spettacolo per intero, promesso."

Dylan si avvicina per lasciarle un bacio sulla guancia perfettamente truccata per nascondere le linee degli anni; le nostre dita sempre intrecciate, lo vedo attardarsi all'orecchio, sussurrare un discorso privato, per poi tornare a guardarmi con un sorriso appena accennato, ma per me splendente come un sole notturno.

"Perfettamente Imperfetti" Volume III "Lacerata, come pioggia sulla pelle"Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora