Parte 15

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Dylan

"Non mi aspetto che tu dica qualcosa. Non mi aspetto che tu le ripeta. Le ho custodite per giorni e le ho lasciate andare. Come dire... Personalmente stavano diventando un po' troppo ingombranti qui dentro." Mi indico la testa.

"Da quanto..." Ingoia a vuoto.

"Dalla nostra doccia insieme. Per questo ho aspettato, non volevo che pensassi che era tutto frutto del momento, delle circostanze. Non è così."

Si porta una mano al petto e stringe la maglietta usurata tra le dita, come a cercare un appiglio.

"Allora mi capirai se non me la sento di pronunciarle a mia volta. Ne va del mio cuore, Dylan. E anche se i sentimenti che provo sono davvero... forti... Ho bisogno di sapere. Ho bisogno di conoscerti veramente." 

Mostra una maturità che me la fa amare ancora di più.
Ma il tremore nella sua voce, il fatto che tenga lo sguardo rivolto verso il basso... È quello che mi spaventa.

"Capisco che le parole non dette siano molte, quindi chiedi e cercherò di riempire tutte le lacune." Ostento una sicurezza che non ho. 

È giusto che sia così, che lei sappia e capisca se ne vale veramente la pena di stare con me, o agitare la mano in un hasta la vista e tornare a essere due semplici vicini di laboratorio.

Odio questa possibilità.

La vedo tentennare. Mille domande non dette si rincorrono come onde turbolente nei suoi occhi. Tutta questa incertezza si tramuta in un passo avanti, poi un altro, e mi supera mettendo una piccola distanza tra i nostri corpi, eppure per me sembrano chilometri.
Lo stupore per questa mossa inaspettata si dipinge sul mio volto.

L'immagine della mano di mio padre che scivola via dalla mia stretta infantile mi attraversa la testa come un flash.
Fa male.

"Amber..." Sussurra senza voltarsi.

Davvero vuole partire da lei?
Davvero vuole affrontare questo argomento senza che io la rassicuri con piccoli tocchi? Senza che la tenga tra le braccia?
Tutta quella sicurezza palesata sul marciapiede, appena fuori dalla porta, si è appena sgretolata sul pavimento macchiato dal caffè esploso dal bicchiere d'asporto. Le spalle curve a indicare che è pronta ad ascoltare, a farsi carico di quel passato ingombrante. 

Amber è quello: passato, storia vecchia.
E non sarà rivangarla a modificare la mia percezione su di lei. 

Blocco le mani già pronte ad afferrarla, a riportarla vicina, e ritorno indietro nel tempo.

"D'accordo, se è questo che vuoi...
La conosco da quando eravamo bambini, quando New Orleans era la nostra casa, ma ci siamo avvicinati davvero solo qui a New York.
I suoi genitori all'epoca possedevano uno dei locali più conosciuti della nostra vecchia città, ma l'uragano Katrina glielo ha portato via, distrutto, raso completamente al suolo. Il signor Morgan ha preso i soldi dell'assicurazione, a quanto so uno dei pochi ad aver stipulato una copertura coi controfiocchi, e ha ricominciato tutto daccapo: ha acquistato il Vanguard, per poi ampliare gli affari con altri locali notturni.
L'amicizia che legava le nostre famiglie è stata una benedizione per le entrate ridotte all'osso di mia madre che trovandosi sola con me a carico era alla ricerca di un lavoro extra. Insegnante di musica di giorno, cantante soul la sera. In quelle ore, fino al suo rientro, restavo con la signora Morgan... Con la signora Morgan e con la piccola Amber.
Con l'arrivo di Ethan, nelle nostre vite, siamo diventati un terzetto affiatato. Siamo cresciuti insieme, frequentando le stesse scuole, gli stessi spazi..."

Quanti passi abbiamo affrontato insieme?
Quante suole abbiamo consumato, calpestando le stesse strade?

"Quello che tu hai vissuto con Caterina io l'ho affrontato con loro. Erano i miei punti fermi, gli unici su cui potevo fare affidamento quando la mia fobia mi puntava il dito addosso, marchiandomi come pazzo. Tutti mi hanno sempre abbandonato appena le mie stranezze risultavano pesanti, troppo impegnative, ma non loro... Loro ci sono sempre stati per me.
È arrivata l'adolescenza, gli ormoni impazziti, e quella che ho considerato una sorella minore, per anni, si è trasformata in una bella ragazza. Ma solo finiti gli studi ho aperto gli occhi su questa figura così famigliare e al contempo diversa.
Amber era diventata una donna attraente. Una donna che mi conosceva come pochi altri, l'unica a non essere scappata a gambe levate.
Abbiamo iniziato a uscire insieme, soli, a conoscere quell'attrazione fisica che ci calamitava l'uno verso l'altro, e non abbiamo più smesso per cinque anni." 

"Perfettamente Imperfetti" Volume III "Lacerata, come pioggia sulla pelle"Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora