Parte 20

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Dylan

Tutte le volte che mia madre mi ha chiesto novità sui quadri...
Tutte le volte che CJ mi ha domandato dove sono stato...

Tutte le volte ho colmato le loro lacune, ho raccontato i miei affari; dettagli che, invece, loro già conoscevano.

Muoio dalla voglia di girare sui tacchi e tornare nell'altra stanza, battere le mani e fargli i miei complimenti.

E poi chi la sente Angel?

Vorrei non averlo notato, ma il viso stanco della mia Musa è ben impresso nelle retine dei miei occhi. Ed è tutta colpa mia.
Dannazione! Se qui c'è qualcuno che merita un applauso, quello sono solamente io.

Un rumore sordo, proveniente dal bagno, scavalca i mille pensieri che mi affollano la mente.

"Angel?" Nulla in risposta.

Busso per attirare la sua attenzione ed evitare di entrare, come un maleducato, in un momento di privacy.

"Angel? Tutto bene? Hai" Le parole mi muoiono in gola alla vista del suo corpo riverso a terra.

"No, no, no, no!"

Scatto al suo fianco; a sottolineare la gravità della situazione, una chiazza di sangue che va, via via, allargandosi sulle piastrelle chiare.
Quasi crollo sul pavimento, maledicendo lo spazio angusto, e mi accingo a sollevarla, facendo attenzione a non scuoterla più del necessario.
Floscia tra le mie braccia tremanti, il capo ciondola a ogni mio più piccolo movimento.
Inerme, nessun sussulto.
Sul viso macchiato dal fluido cremisi non compare alcuna smorfia, neanche un accenno di ripresa, e la cosa mi sta terrorizzando.

"Mamma! CJ!" Grido con tutto il fiato in corpo verso l'uscio, mentre la adagio sul divano letto. 

"Dylan, hai chiamato? Oh, mio Dio! Caden, corri! Che cos'è successo?"

"Non lo so; l'ho trovata svenuta in bagno. Chiamate un'ambulanza, ha una ferita profonda alla testa."

La figura di CJ si palesa armata di cellulare, mentre mia madre corre in bagno per poi raggiungermi con un asciugamano intriso d'acqua.

"Tieniglielo premuto sulla fronte. Vado a prenderne un altro."

"Stanno arrivando! Metto in moto la macchina, così potremo seguirli."

"Dobbiamo avvisare la sua famiglia! Hai un numero per le emergenze?"

"CJ, prendi il suo zainetto, li chiamerò mentre saremo in auto."

Mia madre torna al mio fianco e, senza che dica nulla, prende a pulirle meticolosamente il volto, permettendoci di appurare che l'unica ferita è quella alla quale sto facendo pressione.

"Thompson, non fare scherzi! Apri gli occhi, fammeli vedere!" Nulla in risposta.

Una sirena in avvicinamento cattura la nostra attenzione e Caden si butta per strada per segnalare la giusta posizione all'autista.
Uno stridio di freni, sportelli aperti con foga e due paramedici si fiondano al mio fianco.
Il resto è un susseguirsi di domande, mentre le loro mani lavorano senza sosta per mettere in sicurezza la mia donna su una barella, caricarla e infine ripartire.

"Il Presbyterian Hospital ci ha dato l'ok!" La voce dell'uomo alla guida lancia la destinazione ai colleghi.

Per tutto il tragitto, la nostra auto resta incollata al mezzo speciale che urla e spara i suoi fasci luminosi attraversando le strade deserte di una New York in fase rem.  
Seduto sul sedile del passeggero, afferro il suo cellulare per far partire la chiamata più difficile di sempre.

"Perfettamente Imperfetti" Volume III "Lacerata, come pioggia sulla pelle"Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora