Parte 25

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Dylan

La Galleria, normalmente silenziosa a livelli ecclesiastici, stamattina sta raggiungendo toni paragonabili al mercato del pesce.

La qual cosa non sembra comunque scalfire minimamente Ophelia. Infatti, armata di cartellina e per nulla preoccupata o infastidita dal vociare assordante, la preziosa segretaria di CJ dirige i lavori riuscendo a non mandare tutti a quel paese, affinché ogni artista collochi il proprio materiale nello spazio a lui dedicato.

Noi compresi.

Una volta scaricata la tela dal camion dei traslochi, e aver lanciato un paio di minacce poco velate verso la donna molto incinta quando ha tentato di alzare un mignolo nei pressi di uno degli scatoloni, con l'aiuto di un paio di ragazzi l'ho trasportata e assicurata alla parete a noi assegnata.

"È in bolla!" Il tecnico conferma, sottolineando la buona riuscita del nostro operato con un pollice alzato.

A quel segnale, come se avesse ricevuto il via libera, Angel ha iniziato a trafficare con le statuette, maneggiandole come se fossero fatte di cristallo. Le ha scartate dall'involucro bianco, morbido, rigirandosele tra le mani per assicurarsi che non si siano danneggiate durante il trasporto.
Un piccolo sorriso si è affacciato dopo averle collocate nel loro spazio, poi un cenno di assenso silenzioso, quanto il click dell'interruttore mi sia giunto assordante, e i faretti piazzati sulla pavimentazione hanno lanciato i loro bagliori sull'argilla cotta. Le sue falangi hanno corretto la posizione, mentre le iridi, immobili sulla tela, aspettavano di cogliere la perfezione appena questa si fosse palesata. Ed eccolo, l'effetto che per mesi abbiamo solo potuto immaginare nelle nostre teste, abbozzate su della semplice carta stropicciata, si é mostrata agli occhi di tutti i presenti.

Ce l'abbiamo fatta.

Senza distogliere l'attenzione, abbassare lo sguardo, catturo la schiena della mia Musa e me la trascino piano fino a quando non impatta contro il mio torace. Tutta la tensione accumulata nei mesi si scioglie a quel contatto e la sento abbandonarsi completamente mentre la abbraccio annullando ogni più piccolo spiraglio. E così restiamo, senza proferire alcuna parola, fiato. Una bolla dove il rumore che ci circonda non ci raggiunge, dove tutto scompare e restiamo solo noi.

"Ottimo lavoro, Blanc."

"Magnifico lavoro, Thompson."

E noi soltanto.

"Siete soddisfatti?" La voce di Ophelia ci fa scattare come due soldati, e tanti saluti alla nostra bolla.

"Molto, grazie."

La donna senza un capello fuori posto, o una piccola piega sugli abiti professionali, prende a trafficare con la cartelletta tra le dita, sfogliandone le pagine probabilmente scritte in aramaico per il sottoscritto.

"Angel, avrei bisogno di chiederti i dettagli per quanto riguarda"

"Ti seguo!" La mia Musa cambia radicalmente atteggiamento: afferra un polso della segretaria e la trascina verso l'ingresso senza lasciarle il tempo di finire la frase. "Dylan, mentre mi occupo... della parte burocratica, perché non ti riposi?"

Dannate scartoffie.

"Vuoi che"

"Hai lavorato tanto, ci penso io."

"Sicura?"

"Sicurissima." Ancora una volta non mi dà il tempo di ribattere e riprende a camminare senza voltarsi indietro.

Non mi resta altro da fare se non accasciarmi sulla prima panchina disponibile e chiudere per un istante gli occhi.

"Bello Addormentato, vuoi che torniamo a casa?"

"Perfettamente Imperfetti" Volume III "Lacerata, come pioggia sulla pelle"Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora