Parte 28

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Dylan

Non c'è. 

Abbiamo setacciato l'intera sala ovest e di Angel non si vede traccia.
Ci siamo divisi per cercarla, cellulari stretti tra le dita per avvisare chiunque la trovasse per primo, ma al momento non ho nessuna notizia. 

Altaleno la testa in tutte le direzioni; i colori degli abiti si confondono sullo sfondo, ma tra loro nessuna chioma nordica.

EXIT
La luce al neon svetta sulla porta antipanico al fondo del corridoio che conduce all'esterno.
Se non è dentro...
Torno sui miei passi, sfreccio davanti alla tela senza nemmeno guardarla, e mi dirigo verso l'unica via d'uscita da questo lato della galleria.
Inizio a correre senza rendermene conto e spingo sul maniglione spalancandola.

Una folata d'aria umida mi raggiunge, ma nulla d'altro. Sto per girarmi, per tornare all'interno, quando una macchia colorata, a terra, cattura la mia attenzione.
Macino i pochi passi per raggiungerla e il fiato mi si incastra in gola quando riconosco la piccola borsetta.
Mi chino per raccoglierla e un suono di passi affrettati mi giunge alle spalle. 

"Dylan!"

Non faccio in tempo a voltarmi che mi sento colpire dietro la nuca e poi il buio mi avvolge.

Voci di sottofondo. 
Dolore alla testa.
Qualcosa di bagnato mi punge delicato la pelle.
Sbatto le palpebre per riacquistare lucidità e il mondo che mi circonda ha preso una strana inclinazione.

"Hai visto cosa ho dovuto fare per colpa tua?" 

Faccio leva sui palmi e la testa prende a vorticare, l'equilibrio non mi assiste. Sono di nuovo a terra.

Passi strascicati sull'asfalto.
Singhiozzi.
Altre gocce mi picchiano addosso.

"Lui non c'entra nulla. Lascialo stare!"

"Perché lui? Cos'ha più di me? Dovevo esserci io al tuo fianco, non lo capisci?"

"Trevor, ti prego..."

"Stai zitta! Non riesco a pensare."

"Ti darò i soldi... Tutto quello che vuoi, ma lasciaci in pace."

La vista inizia a schiarirsi, le orecchie smettono di fischiare. Il cranio continua a pulsare. 

"Adesso vuoi pagarmi, certo. Con te se non si arriva alle maniere forti non si ottiene mai nulla!" Sembra contento di aver ottenuto qualsiasi cosa avesse in mente.

"Ho... Ho bisogno della mia borsetta, la mia carta di credito è lì dentro."

Rumore di suole in avvicinamento, poi una mano entra nel mio campo visivo. 

"Qualcuno si sta svegliando..." 

Scuoto la testa per cercare di dissipare le ultime ragnatele.

"Lascialo stare! Ho detto che ti darò quello che vuoi!"

Riprovo ad alzarmi, ma un calcio al costato mi costringe a piegarmi su me stesso. 

Un tuono rimbomba in cielo. 

"No!" Singhiozzi.

Non la vedo, ma la sua disperazione la sento addosso. Fa più male delle botte.

"Bastardo..." Soffio con un ringhio.

"Allora riesci anche a parlare. Tranquillo, la porto a fare un giro, un po' di shopping, e la riavrai tutta per te. La merce di seconda mano non la voglio." Si allontana.

Mi sfugge un colpo di tosse e un gusto ferroso mi arriva in bocca. Mi costringo a mettermi in ginocchio, sputo sangue, un braccio a circondare il torace e la cerco tra la pioggia che inizia a scendere sempre più forte.

"Perfettamente Imperfetti" Volume III "Lacerata, come pioggia sulla pelle"Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora