Parte 16

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Dylan

Ci sarò

Schiena contro la parete della cucina, leggo e rileggo quelle due parole, sei lettere apparse sotto il nuovo contatto salvato.

Amber ci sarà.
Amber vedrà questo appartamento che avevo preso in affitto per noi.

Forse è così che deve andare.
Mettere un punto in tutta quella faccenda lasciata in sospeso, proprio nel luogo in cui pensavo sarebbe iniziata la nostra vita insieme.

L'ironia di tutta questa faccenda sono le stanze anonime che ho usato in questi anni. Cerco qualche traccia del mio passaggio, ma tranne per qualche tela, il cavalletto e un paio di vecchi strumenti, non trovo cambiamenti significativi; nulla che mi faccia chiamare questo posto, casa.

Il rifugio lo sento più mio, ed è tutto merito di Angel e del suo disordine.
Nonostante io mi trovi a Brooklyn, la testa è rimasta tra quelle quattro mura.
Prima di chiudermi l'uscio alle spalle, non ho potuto fare a meno di carrellare con lo sguardo sulla sua impronta. Ancora adesso, se chiudo gli occhi, mi ritorna tutto in mente: una maglietta abbandonata in un angolo del divano, le scarpe pronte per essere indossate vicino alla porta d'ingresso, la sua tazza preferita nel lavello, il cibo nella spazzatura, quella marca di biscotti che ha comprato in offerta.

Uno spazio minuscolo vissuto appieno.
Uno spazio minuscolo ricolmo di lei.

Invece questo appartamento è freddo, impersonale, esattamente come quando il proprietario me lo ha mostrato la prima volta, quando le chiavi hanno tintinnato sul palmo, dopo aver firmato il contratto d'affitto.

Uno scampanellio e i miei sensi tornano a fremere, come se un elastico portato al suo limite fosse stato lasciato andare.

Scatto e raggiungo la porta con malcelata impazienza di porre già fine a questo incontro e tornare dalla mia Musa per urlarle che è lei la mia scelta.

Che io una scelta non ho mai dovuta farla.

Apro l'uscio e sono pronto a richiuderlo appena mi rendo conto che non è lei che vorrei trovare da quel lato.
Perché non dovrei farlo, in fondo?

La mia mano si muove e il legno blindato si schianta nella sua sede originale.

"Davvero, Dylan, mi inviti per sbattermi la porta in faccia? Molto maturo da parte tua!"

La voce di Amber giunge attutita e non riesco a smettere di sorridere alla scena.

Abbasso ancora una volta la maniglia e la mia ex mi si palesa agli occhi con le braccia incrociate sul petto e la punta della scarpa che picchietta il pavimento.

"Spero tu l'abbia trovato divertente."

"Divertente e liberatorio, non sai quanto, Amber. Ma prego, accomodati pure."

"Grazie." Gli occhi viaggiano veloci sul mobilio semplice, quasi assente. "Così è qui che vivi quando non sei al laboratorio. Molto... minimalista oserei dire. È da poco che abiti qui?"

"Tre anni, ti dice qualcosa?"

Sussulta e abbassa lo sguardo colpevole.

"Cosa volevi dirmi, Amber?"

"La tua ragazza ti ha dato il permesso di incontrarmi?" Fa schioccare la lingua, vizio che aveva già da ragazzina.

"Ringraziala, se non fosse per lei non saresti qui. Perciò, ripeto: cosa volevi dirmi?"

"Sarai così freddo per tutto il tempo? Sembri mio padre quando mi ha trovato sulla soglia di casa."

"Sei andata via da loro senza dare una spiegazione, o sono stato l'unico a fare i conti con la tua segreteria telefonica?"

"Perfettamente Imperfetti" Volume III "Lacerata, come pioggia sulla pelle"Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora