Epilogo

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Quattro anni dopo.

Angel

"Ben! Will! Aspettatemi!" Scendo le scale della metropolitana sperando di non scivolare sui gradini umidi di pioggia.

Se li perdo, giuro che è la volta buona che compro dei guinzagli!

"Dai, Mamma, perdiamo la coincidensa!"

"Ben, si dice coincidenza!"

"E io cosa ho detto? Coincidensa!"

Non riesco a trattenere un sorriso. Benjamin e le Z non vanno molto d'accordo e suo fratello non manca mai di farglielo presente.

Mi sistemo tra le zazzere scure dei miei bambini, decisamente più tranquilla a saperli accanto.

"Datemi la mano... qui sotto è pericoloso, lo sapete."

"Ci possiamo perdere o finire sotto il treno, ce lo dici sempre." Borbotta Will alzando gli occhi verso il soffitto, ma mi porge subito la destra.

Una risata mi raggiunge, nonostante il parlottio che va riempiendo il tunnel.
Scandaglio il marciapiede, il corridoio, alla ricerca della fonte e una figura seduta su di una sporgenza cattura tutta la mia attenzione.

"Mamma? Mamma, hai sentito quello che ho detto?"

"Dopo prendiamo il gelato, promesso..." Rispondo senza badarci troppo.

"Hai sentito, Will? Facciamo cena con il gelato!"

Li sento battersi il cinque, muoversi in qualche balletto improvvisato, ma tolta la presa salda sulle loro dita, la mia attenzione è tutta sull'uomo nascosto dietro un album da disegno.

"Cosa stai guardando, Mamma?"

"Voglio vedere anch'io!"

Mi sento tirare; con la coda dell'occhio noto le chiome nere alzarsi di qualche centimetro, molto probabilmente guadagnato dallo stare sulle punte.

"È papà! Papà, siamo qui! Siamo arrivati!"

A quel richiamo, la matita smette di lavorare trovando posto sull'orecchio, l'album prende la via dello zainetto nero posato a terra e il corpo che canalizza tutta la nostra attenzione si alza con un sorriso impertinente stampato in faccia.

Se è possibile... mi innamoro un'altra volta del mio compagno.

I gemelli saltellano entusiasti, mi trascinano fino al suo cospetto. A pochi passi, li lascio andare e i due si lanciano tra le braccia del padre che li solleva in un sol gesto, uno per parte.

"Che ci fai qui? Avevi un appuntamento alla galleria per organizzare la mostra degli studenti del secondo anno."

Il nostro progetto.
Ci abbiamo pensato attentamente, per mesi, e prendendo spunto dall'iniziativa di CJ, che ci ha visto protagonisti della mostra per nuovi talenti, abbiamo deciso di aprire un piccolo corso d'arte. Un'idea ambiziosa, la nostra, ma grazie a qualche artista di quella famosa edizione, che si è dato disponibile a tenere alcuni corsi insieme a noi, e a Caden, che ci ha aperto le porte di un magazzino di sua proprietà dove abbiamo ricavato le aule, la scuola ha aperto infine i battenti.
Non è stato facile, assolutamente, senza contare i due nanerottoli da gestire. Eppure, eccoci qua con una sessantina di iscritti, tra i quali una decina ormai pronti per la loro prima mostra.

"Hai visto, Papà, siamo stati bravi, non le abbiamo spifferinato niente!" Will sorride soddisfatto.

"Davvero bravi!" Schiocca un bacio sulle guance dei nostri figli.

Altaleno gli occhi dalle pesti al mio pittore preferito, cercando di afferrare il loro discorso da cui sento di essere tagliata fuori.

Sono identici a lui. Stessa linea del mento, stesse labbra, i capelli... Solo il colore delle iridi hanno ereditato dalla sottoscritta. Forse in Will vedo anche un po' del mio carattere: odia i silenzi e li riempie in continuazione con le storie più strampalate. Ben, d'altro canto, è riservato come Dylan, decisamente più riflessivo rispetto al fratello più grande di appena venti minuti.

Da grandi faranno strage di cuori, questi due, parola di mamma.

"Quindi la storia di andare in metro fino dai nonni era tutta una scusa?" Incrocio le braccia al petto, picchiettando il pavimento con la punta della scarpa in attesa di avere una spiegazione.

Per tutta risposta, sorridono compiaciuti; Ben tenta anche di schiacciare un occhiolino verso il gemello, fallendo miseramente, dovrei aggiungere, infatti sfarfalla ripetutamente le palpebre senza ottenere l'effetto desiderato.

"Andiamo?" Dylan fa un cenno con la testa.

"Dove?"

"Vi porto a fare un tour sotterraneo."

Il fischio del treno in arrivo, le porte a soffietto che si aprono.
I nostri ragazzi, di nuovo a terra, saltano dentro e si piazzano sui primi posti disponibili. Un palmo nella mia direzione mi invita a fare altrettanto.
Non tentenno. Afferro senza esitazione la sua destra e vado a posizionarmi tra William e Benjamin.

Il mezzo riparte. Sul vetro, il riflesso della nostra famiglia.
Gli occhietti vispi, ai miei lati, si lanciano sguardi complici come se sapessero un segreto tutto loro, mentre Dylan riprende a graffiare la carta.

"Hai finito, Papà?"

Il mio compagno annuisce un istante dopo e lentamente prende a staccare il foglio, per poi ripiegarlo e infilarlo nella tasca del giubbotto.

"Scendiamo alla prossima, siete pronti?"

"Pronti!" Rispondono in coro.

La fermata non tarda ad arrivare. Aiutiamo i nostri ometti a scendere con un salto e ci incamminiamo lungo il tunnel.

Il vocio che ci circonda si disperde al tempo dei passi affrettati e le note di una canzone cantata a cappella riverberano sempre più forte mentre ci avviciniamo a una ragazza armata di chitarra.

"La riconosci, Mamma?"

"After the rain, e la nostra canzone! Come potrei non riconoscerla..."

E resto a bocca aperta.

L'artista di strada ha la custodia aperta, ma non ci sono spiccioli al suo interno. Al loro posto, un tripudio di Non ti scordar di me ricopre l'intera superficie.

Mi porto la mancina alla bocca per lo stupore, poi i gemelli mi si piazzano davanti con un foglietto tra le mani, un angolo ciascuno.

Curiosa, faccio un passo e i miei occhi osservano il nostro ritratto: noi quattro seduti sulle sedioline del treno sotterraneo.
Sul fondo, la sua calligrafia ormai famigliare.

Angel, mi vuoi sposare?

Ascolto a malapena il ritornello che incalza e mi soffermo sul pittore inginocchiato accanto ai gemelli. Tra le mani stringe un cofanetto aperto, dove riposa un semplice anello con una pietra candida al centro.

"Allora, Mamma! Cosa rispondi a papà?"

"Sì. Sì, voglio sposarti, Dylan Blanc."

Fine


"Perfettamente Imperfetti" Volume III "Lacerata, come pioggia sulla pelle"Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora