Erano passate due settimane da quando Bran e Joel erano ritornati insieme.
Erano state due settimane stupende. Erano state due settimane piene di amore e di ricordi nuovi che Bran aveva aggiunto al suo cassetto segreto dedicato solo ed esclusivamente a Joel.
Eppure, per tutta la durata di quelle due settimane meravigliose, c'era sempre stato un piccolo presentimento negativo che ogni tanto gli pungeva la psiche come uno spillo.
E aveva ragione. Bisognava sempre dar retta alle sensazioni che si avvertivano.
Un mercoledì mattina Bran aveva deciso di andare a trovare suo padre perché sapeva che quello era il suo giorno libero dal lavoro.
Entrò nell'appartamento dove aveva abitato fino a due anni prima e trovò Josh O'Neil con i gomiti poggiati sul vecchio tavolo della cucina e la testa tra le mani che stringevano i capelli brizzolati.
"Ehi, papà. Tutto okay?"
Ti prego, fa che sia tutto okay. Ti prego, fa che sia tutto okay, si ripeteva Bran nella testa.
Suo padre alzò lo sguardo su Bran e per lui fu come se quello sguardo gli avesse appena dato un gancio dritto nello stomaco.
Aveva gli occhi cerchiati di nero e la barba incolta di due giorni.
Josh O'Neil scosse il capo e non disse null'altro.
Bran, con ginocchia tremolanti, si avvicinò al padre e si sedette sulla sedia posta al suo fianco.
"Papà... Per favore, parlami," lo pregò.
Suo padre sospirò e senza guardare Bran negli occhi disse: "Ieri, in cantiere, hanno iniziato a girare delle voci. Il capo vuole fare una riduzione del personale. Toccherà a me, Bran, lo so. Io sono tra gli ultimi arrivati alla Blanchard Buildings."
Bran sbatté con forza una pugno sul tavolo, suo padre sussultò e fissò con occhi sgranati il figlio che si alzò, facendo cappottare la sedia con lo schienale a terra.
"Figlio di puttana!" esclamò, l'ira che prese possesso del suo corpo. "Lo ha fatto! Alla fine lo ha fatto!"
"Non capisco, Bran. Cosa stai farneticando?" chiese suo padre, confuso dalla sua reazione.
"Bastardo... bastardo..." sibilò tra i denti Bran, camminando avanti e indietro per il piccolo salone di casa di suo padre come una tigre in gabbia.
Si mordicchiò l'unghia del pollice e maledisse in ogni lingua del mondo Jason Blanchard.
L'aveva fatta sottile, lo stronzo. Far girare la voce di ipotetici licenziamenti senza metterci direttamente la faccia.
"Bran, per favore, sono già abbastanza stressato, non ti ci mettere anche tu a confondermi maggiormente le idee. Spiegami il motivo di questa tua reazione e basta."
Bran si strattonò con una mano i capelli, sarebbe diventato calvo per colpa del padre di Joel. Guardò suo padre e gli si strinse il cuore.
Doveva pescare un po' di coraggio da qualche parte dentro di sé per dare il colpo di grazia a suo padre perché a quanto pareva era arrivato quel fatico momento, il momento che Bran aveva sperato con tutto il cuore non giungesse mai.
Alzò la sedia da terra e si sedette, chiuse le mani in due pugni e le posò, rigide, sul tavolo.
"A sedici anni mi innamorai di Joel, il figlio minore di Jason Blanchard. Io non sapevo che lui fosse diventato il tuo nuovo capo. Lo sai, iniziammo a vederci spesso, te lo feci anche conoscere," iniziò a raccontare.
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Riesci a toccare la luna? (Red Moon Saga 2)
ChickLitJoel le aveva provate davvero tutte per riuscire a rimanere al fianco di Bran, ma ogni volta che faceva un passo in avanti, tempo un battito di ciglia, ed il ragazzo di conseguenza ne faceva dieci indietro. Quel tira e molla continuo stava diventan...